La Chiamata alla Santità

 

     

Levitico 19:2

…«Parla a tutta la comunità dei figli d'Israele, e di' loro:
"Siate santi, perché io, il SIGNORE vostro Dio, sono santo…

Matteo 5:48

…Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste…

 

Il Padre Creatore, quando con Infinita Misericordia, dona la vita a ciascuna creatura umana, la chiama pure alla Santità.

 

Purtroppo, la santità dell’essere umano, a causa della sua caduta, non è per lui, automatica, come lo era, prima del peccato originale, quando viveva (ignorando il male), in relazione amorevole ed armonica con il suo Creatore, nel fiducioso accoglimento della propria natura di creatura e della sua forma.

 

Quindi, dopo la caduta dei primi uomini, la santità, diventa per la razza umana, al contempo, una grazia ed una conquista, correlata alla ritrovata fiducia (fede) verso il Creatore.

Una grazia perché gli viene donata da Dio;

una conquista perché è una grazia che può essere messa a frutto, da chi sceglie, di volere intraprendere, un sincero quanto impegnato cammino di fede.

Cammino sincero ed impegnato (cioè vissuto con fiducia piena nel Creatore) che porta pian piano a volere interiorizzare la Sua Parola e ad attualizzarla, applicandola alla propria vita (ad es. ai molteplici quanto svariati, eventi imprevisti che diventano, le occasioni, di viverla concretamente).

Da quanto detto, si deduce che tutti gli esseri umani, quali creature di Dio, sono invitati a percorrere un certo cammino di fede e conseguenzialmente a raggiungere un certo livello di santità.

Tuttavia, il concetto non è così immediato da interiorizzare;

infatti, benché Dio invita alla santità ciascun uomo ed un certo grado di santità è richiesto ad ogni Sua creatura che desideri essere ammesso in quella dimensione chiamata Paradiso, pochi si decidono ad attribuire a tale invito, l’attenzione che merita, accogliendolo di buon grado.

 

Perché l’attenzione nei confronti della santità è cosi scarsa?

Il motivo è da attribuire al fatto che:

-       Molti non ne comprendono a pieno il valore.

-       Non tutti sono disposti ad intraprendere un serio cammino di santità, perché seppure possibile ad ognuno, richiede un certo impegno e una buona dose di costanza, uniti, alla grazia santificante di Dio.

-       Tanti hanno in mente dei modelli inarrivabili di santità che si riferiscono alle narrazioni delle gesta eroiche (in qualche caso anche estreme) di certi santi. Dunque, pensando che sia per loro impossibile ricalcare le loro orme, rifiutano l’idea di impegnarsi in un serio cammino di santità. In effetti hanno ragione, cercando di imitarli fallirebbero in ogni caso.1 Tuttavia, queste persone ignorano che anche loro sono chiamate a raggiungere un certo grado di santità, in quanto per diventare santi, non debbono imitare nessuno, ma al contrario devono essere pienamente sé stesse. Devono lavorare sulla forma unica ed esclusiva, ricevuta in dono dal Padre Creatore, in stretta relazione con Egli, affinché per mezzo della Sua grazia santificante, ricevano gli aiuti necessari a sviluppare i talenti racchiusi in essa, al fine di fare emergere la propria personale bellezza (ovvero la propria personale forma di santità).2

 

Sono questi i motivi principali, per i quali tanti credenti, non impegnandosi adeguatamente a conseguire un reale progresso, nel loro personale cammino spirituale, si precludono la possibilità, di potere raggiungere, nell’arco della propria vita terrena, un certo grado di santità e conseguenzialmente dopo la loro morte, devono purificarsi, per raggiungere in un determinato lasso di tempo e attraverso una perfetta conoscenza e contrizione dei propri errori, quella consapevolezza santificante che gli permetta di potere divenire ad Immagine e Somiglianza di Dio e di gioire della Sua gloria.

   

Da quanto detto finora, si desume che la santità non è prerogativa di un determinato stato d’elezione.

Ma attraverso il proprio stato d’elezione (ossia, la propria vocazione alla vita religiosa o laica) ogni creatura che accoglie Dio, è chiamata alla santità.

Poiché, lo ribadisco, la chiamata (l’invito) alla santità, è una grazia che Dio desidera concedere a ciascun uomo; se la santità fosse stata prerogativa di un solo stato di elezione, sarebbe esistito solo quello stato, perché tutti gli altri sarebbero stati ritenuti imperfetti, in quanto inutili a consentire ai figli di Dio di raggiungere un certo grado di santità.

 

Invece sussistono vari stati attraverso i quali si può arrivare alla santità e ciò è palesato anche dal fatto che sono stati proclamati:

santi consacrati (ossia, inseriti in qualcuna delle molteplici realtà religiose);

santi laici (che hanno vissuto la loro fede in Dio, in unione con la Sua Chiesa, rimanendo nel mondo).

Ancora, Santi bambini, adulti o anziani;

santi che hanno scelto la via del celibato o del nubilato,

altri che hanno scelto di esprimere la loro santità attraverso la strada del matrimonio

ed altri ancora vedovi/e.

Ciò dimostra come alla santità si possa arrivare per vari sentieri.

Tuttavia, è innegabile che alcune strade rendono più semplice il raggiungimento di questa condizione (senza togliere che individualmente parlando, ogni percorso è quello giusto, quando rispetta la propria forma, ossia, quando non la deforma).

 

E’ anche da escludere che si possa raggiungere un benché minimo grado di santità, da soli, senza avvalersi della grazia santificante di Dio e fuori della Chiesa da Egli stesso ha fondata.

 

Vivere la propria realtà, la propria quotidianità, in spirito di accoglienza, comunione e condivisione con Dio e la Sua Chiesa, permette all’uomo, di affrontare la vita sotto la giusta prospettiva, al fine di evolvere spiritualmente e di conseguire nel tempo, una certa stabilità, un certo equilibrio interiore.

Perché soltanto raggiungendo il suddetto equilibrio, che lo porterà ad vivere concretamente (e nel rispetto della sua forma) i due precetti di amore donatoci da Cristo, 3 egli potrà realmente acquisire il suo personale grado (livello) di santità.

 

Riassumendo, la santità è alla portata di ogni essere umano e rappresenta il conseguimento di una personale bellezza spirituale, a partire, dal rispetto della forma ricevuto in dono da Dio e dal necessario, accoglimento di Dio stesso nella propria storia.

In definitiva i santi sono coloro che riescono a vivere correttamente la loro chiamata alla vita (a centrare il senso della loro esistenza).

Tuttavia, se alla santità si arriva per grazia di Dio e accettando di condividere la propria storia con Egli, i frutti della santità,4 i suoi effetti, non sono ad esclusivo beneficio di chi ha raggiunto un certo livello di santità (di colui o colei che è diventato/a santo/a), ma di tutti i fratelli ai quali i santi li doneranno (elargiranno, distribuiranno), …di tutti i fratelli per i quali i santi intercederanno presso Dio.

Infatti, il massimo attributo di Dio è la Misericordia, ovvero, la carità e la carità è tale, attraverso la condivisione di quanto si possiede.

Nello specifico caso, Dio con infinita misericordia, per intercessione del santo dona ai suoi figli.

A loro volta i figli che ricevono da Dio, per intercessione del santo, sono chiamati a mettere a frutto le grazie ricevute, in modo da condividerle con gli altri fratelli (anche fosse solo attraverso la loro testimonianza).

Cosicché, questo moto, di Illimitata Misericordia, originata dalla volontà di Dio, si propaga fra gli uomini, per mezzo di quanti, sanno accoglierla e ridistribuirla.

Misericordia che assurge ad una molteplice funzione, infatti, al contempo risana e santifica.

E risanando e santificando restituisce a Dio la Sua Gloria.

 

 

Note:

 

1. Fallirebbero non riuscendo ad imitali; fallirebbero pure, riuscendo ad imitarli, in quando raggiungendo un forma di santità a loro non richiesta tradirebbero e deformerebbero, la loro forma originaria ed unica, la sola sulla quale avrebbero dovuto lavorare con l’aiuto di Dio per raggiungere la propria personale santità. Infatti, cercare di essere altri da sé stessi equivale a peccare di presunzione e a deformare sé stessi e la propria forma.

2. Infatti il Padre Creatore, quando chiama alla vita ogni essere umano, donandole una forma gli dona pure la possibilità di elaborare una particolare bellezza, ovvero, una certa santità.

3. Seguono i due precetti di amore, lasciatoci da Cristo (e riportati nei Vangeli sinottici di Marco e Matteo), dai quali si evince la natura infinitamente buona di Dio e il messaggio che Egli vuole donare all’umanità caduta, come insegnamento fondamentale per fargli riacquistare, con l’ausilio della sua grazia, l’originaria bellezza e dignità (cioè la santità perduta):

Matteo 22,35-40

35 e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». 37 Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39 E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Marco 12,28-31

28 Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; 30 amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31 E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».

4. Che comunque provengono da Dio.