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Partecipare della Croce di Cristo
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Non
è Dio ad infliggere all’uomo quelle sofferenze chiamate
impropriamente “croci”, lo ribadisco, perché dalla comprensione di
ciò hanno origine i pilastri su cui poggia la nostra fede, ossia,
l’idea che ci siamo fatti del nostro Padre Creatore e il conseguente
tipo di rapporto instaurato con Egli. E’
l’uomo caduto nell’errore, come tale peccatore, deformato, illuso e
separato dal suo Creatore che a causa della personale degenerazione
accondiscendendo al male, infligge a sé e al suo prossimo tutti quei
patimenti impropriamente chiamati “croci”. E’
il sistema temporale nel quale la materia è in trasformazione continua
passando da uno stato all’altro (in formazione, disgregazione ed altro
tipo di aggregazione), sistema in cui l’uomo giustamente si trova a
causa della sua caduta, per fare esperienza del bene e del male, ad
esporlo, a renderlo soggetto, vulnerabile, a sofferenze di ogni ordine e
grado. Con
quanto detto precedentemente, non metto in discussione il discorso di
Gesù attraverso il quale afferma: “Se qualcuno vuol venire dietro
a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua“;
Lc 9,23 ma
piuttosto desidero che venga interpretato correttamente. Infatti,
con tale discorso Nostro Signore non equipara la sua croce alle nostre
sofferenze, non potrebbe metterle, sullo stesso piano, per disparità di
significato. Poiché la sua scelta di volere portare la Croce (come atto
volontario di redenzione, di un Dio infinitamente misericordioso, verso
le sue creature), non è equiparabile alle tribolazioni di una umanità
caduta e quindi peccatrice. L’affermazione
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la
sua croce ogni giorno e mi segua”, deve esser considerata al
livello concettuale. Ossia,
pur essendo vero che a causa della propria caduta ogni uomo credente o
meno, è soggetto a fare esperienza del bene e del male, è anche
innegabile la maggiore difficoltà incontrata da quanti scelgono di
seguirLo. Poiché lo stile di vita proposto da Cristo,
l’interiorizzazione dei suoi insegnamenti, in antitesi con quelli di
una umanità caduta, mette a dura prova,1 nella coerenza di
comportamento e nella testimonianza del proprio credo i veri cristiani.
Ossia, coloro scelgono di seguirLo con fedeltà incondizionata.
Note:
1.
Dure prove che si concretizzano spesso, tramite scelte sofferte, scelte
non comprese, o addirittura ostacolate da quanti non credono in Dio o
nel Cristianesimo. Perché un vero cristiano deve dare priorità a
Cristo, scegliendo di attualizzare, nella propria personale storia, i
suoi insegnamenti, pur sottostando per quando possibile alle leggi del
mondo. E attualizzare tali insegnamenti, spesso in antitesi con i valori
promossi da una umanità caduta, non è sempre facile e qualche volta,
causa tribolazioni, persecuzioni e/o umiliazioni.
2. Per la comprensione integrale del testo si veda pure l’argomento: “La Croce”.
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