Significato
e valore del concepimento - negazione della vita – manipolazione della
stessa – genitori inadeguati e/o contro natura
Il
concepimento, “dovrebbe essere”1, un atto di fede (di
fiducia) verso la propagazione della vita e dunque verso Dio che è
l’autore della vita;
atto
che dovrebbe consentire alla coppia di entrare insieme nella dimensione
genitoriale, dopo avere raggiunto una certa consapevolezza di cosa esso
significhi ed una conseguente maturità.
L’aspirazione
di una coppia alla genitorialità, cristianamente parlando, rappresenta
una grazia che permette di vivere un importante aspetto della vocazione
matrimoniale (così da arricchirla e perfezionarla).
E’
Dio che chiama all’esistenza, un nuovo essere umano, dandogli una
particolare forma ed i genitori compartecipano (per grazia Divina), a
tale chiamata alla vita, divenendo i custodi, curatori e tutori della
creatura affiata loro.
Il
concepimento per i futuri genitori, rappresenta al contempo, una 1) grazia
ed una 2) sorpresa.
1)
Una grazia perché:
Accettando
di accogliere, custodire, curare, ossia, riversare il loro amore su una
creatura chiamata alla vita, da Dio, verranno da Egli santificati
insieme alla suddetta creatura.
Infatti,
ogni creatura chiamata a far parte del Creato, è anche ammessa da Dio,
per la Propria incommensurabile misericordia a poter beneficiare della
Sua grazia santificante.
2)
Una Sorpresa poiché:
una
coppia che desidera perfezionare la sua vocazione matrimoniale è vivere
la dimensione della genitorialità, compie in primis un coraggioso atto
di fede (fiducia) verso Dio donatore della vita e, di conseguenza, in
seconda battuta, si proietta verso l’ignoto, perché essa:
-
non conosce a priori, la forma che Dio ha donato all’anima che si
appresta ad affidargli;
-
è all'oscuro di come il patrimonio genetico di entrambi, si mescolerà
e quali caratteri genetici o tare ereditarie il nascituro potrebbe
ereditare.
-
ignora anche gli imprevisti che potrebbero verificarsi o si
verificheranno, nel periodo della gravidanza, nel momento del parto o
durante la vita della creatura affidatagli in custodia.
Imprevisti
positivi (belli) o negativi (brutti) che (in un senso o nell’altro),
potrebbero influire, con una certa rilevanza, sulla qualità di vita del
nascituro.
Per
tali ragioni coloro che scelgono “consapevolmente” di vivere
la vocazione genitoriale, anche non possedendo una spiccata spiritualità,
oppure, dichiarandosi atei, compiono un atto coraggioso di fede nella
vita (e paradossalmente nel Dio al quale non rivolgono l’attenzione
meritata), atto che li predispone nella dimensione della sorpresa
continua, cambiandogli profondamente i parametri esistenziali (le
priorità, le prospettive e aspettative di vita, ossia, il significato
ed il valore attribuito ad essa).
Trattasi
pure di un coraggioso atto di fede, perché (cristianamente
parlando), una volta avvenuto il concepimento, il suo frutto (il futuro
nascituro), dovrà essere accolto comunque, a prescindere dalle sue
caratteristiche somatiche, dal sesso, dall’ottimo stato di salute o
meno, dalle eventuali malformazioni compatibili con la vita.
Poiché
in ogni caso, avvenuto il concepimento, i genitori non dovranno più
avere ripensamenti, non dovranno più (tirarsi indietro), rifiutare di
accogliere quella vita, decidere di sopprimerla, qualora essa non
corrisponda alle proprie attese.
La
soppressione di una vita, seppure allo stato embrionale, cioè
l’aborto volontario, moralmente, eticamente e cristianamente parlando,
non è contemplabile, per i seguenti motivi:
- non
è corretto (non compete alle creature umane), decidere di negare, il
diritto alla vita, ad un essere umano, che non può esprimere la sua
volontà (di voler nascere o meno) ed è stato chiamato all’esistenza,
ricevendo un’anima, dall’autore della vita (da colui che dona
l’esistenza ad ogni creatura, ovvero, Dio). Pensare di potere privare
un essere umano della possibilità di affacciarsi alla vita, significa,
sopprimere, dare la morte, a chi non è in grado di difendersi, di
opporsi, a colei, colui o coloro che gli negano il suo diritto di
vivere. Ma è anche un atto di ribellione verso Dio, di rifiuto di una
possibile grazia santificante, un tradimento della fiducia che Egli ha
concesso alla coppia, è ancora, un delirio di Onnipotenza (tramite il
quale anteponendosi a Dio, ci si arroga la facoltà di decidere di una
vita, entrando in ambiti che non competono agli esseri umani).
Purtroppo
in molte società la legge consente, legittima, la soppressione di un
essere umano non ancora separato dal grembo materno.
Ma
poiché l’uomo è imperfetto, anche le leggi degli uomini non sempre
sono perfette e quindi, non sempre conformi a quanto ha stabilito il
Padre Creatore.
Siamo
esseri limitati, piccoli e fragili che facilmente cadono nell’errore
(nell’inganno) e il concetto di legalità, in materia di tutela della
vita dei figli, soffre di questi limiti.
Paradossalmente
infatti, per un verso la legge consente e regolamenta l’aborto
volontario, ossia, la morte di una creatura legata al grembo materno,
per l’altro difende tutelando efficacemente, la vita della creatura
che è staccata da tale grembo.
E
gli stessi genitori, spesso usano due pesi e due misure senza
accorgersene.
Qualora
sanno in anticipo che la loro creatura è affetta da qualche handicap,
in molti casi decidono di sopprimerla.
Ma
allorché ai medesimi genitori, nasce una creatura sana e magari dopo
poche ore o giorni di vita, sorge un problema di salute, anche grave, o
addirittura irreversibile ed inficiante per la sua qualità di vita
futura, dopo il primo doloroso momento dell’accettazione della realtà,
(nella stragrande maggioranza dei casi) fanno di tutto per garantirgli
la sopravvivenza e consentirgli, nonostante il suo problema, la migliore
condizione esistenziale possibile.
E
così agendo finiscono, per amarla (curarla e custodirla), più di un
creatura “sana”, ossia, in buono stato di salute (senza particolari
problemi).
Gli
esami prenatali, in molti casi permettono di intervenire sull’essere
umano in formazione (feto), per risolvere delle eventuali problematiche,
al fine di garantirgli uno stile di vita che rientri nel concetto di
normalità (stabilito convenzionalmente da noi creature umane).
Ma
gli stessi esami prenatali, fra l’altro non sempre attendibili (perché
in alcuni casi, sussiste un margine di errore, dovuto ad una errata
lettura da parte dell’operatore sanitario), diventano dannosi per la
tutela della creatura in formazione, infatti, unitamente alle leggi che
consentono l’aborto, inducono frequentemente dei genitori a dovere
fare una scelta di vita o di morte.
Scelta
che fino a qualche tempo fa non era pensabile fare, in quanto era
impossibile indagare a priori (prima della nascita), sul frutto di un
grembo materno e quant’anche fosse stato possibile le leggi in vigore
non avrebbero consentito la soppressione di un embrione (di una vita in
formazione).
Soprattutto
nel passato, in una società arcaica, dove nascere maschio o femmina
aveva una rilevanza differente, chissà quanti bimbi che poi sono stati
accolti ed amati a prescindere, non sarebbero mai nati se i genitori
avessero conosciuto a priori, non il loro stato di salute ma
semplicemente il loro sesso.
Purtroppo,
molti genitori o aspiranti tali, devono prendere coscienza (raggiungere
la consapevolezza) del fatto che la creatura affidatagli da Dio (perché
la amino, curino e custodiscano), non gli appartiene, non è di loro
proprietà, benché abbiano contribuito a trasmettergli il proprio
patrimonio genetico.
In
virtù della grazia alla genitorialità, ricevuta da Dio, sono i custodi
di una creatura, non i proprietari e come tali la devono accogliere,
senza pretendere di cambiarne la forma, ma piuttosto ne devono agevolare
per mezzo delle loro amorevoli cure, l’armonico sviluppo.
Per
i motivi di cui sopra, vorrei aggiungere che non bisogna mai ostinarsi
più di tanto a volere concepire, contro natura, un figlio che non
arriva.
E
non sto parlando di cure mediche atte a ripristinare una fertilità
ostacolata da uno stato di malattia, ma di tutte quelle forme che
rendono innaturale un concepimento: figli in provetta, maternità
surrogate, maternità in età non più fertile e chi più ne ha più ne
metta.
Perché
qualora si fosse veramente portati alla vocazione genitoriale, questa
potrebbe essere espressa, attraverso la custodia di creature, delle
quali non si è geneticamente genitori.
Si
può essere buoni padri e buone madri (buoni custodi ed educatori di una
vita) a prescindere dal fatto di avere mai generato figli propri, con il
proprio dna.
E
ancora, un figlio per crescere armonicamente, ha necessità di due
figure genitoriali, complementari, ovvero, di una figura maschile e di
una femminile, di un padre ed di una madre.
Questo
lo ha stabilito il Padre Creatore ed è deducibile e innegabile
osservando la natura2, ma qualora non basti, viene affermato,
in vari punti, da discipline quali la psicologia e la sociologia che
attribuiscono agli individui di sesso differente, delle specifiche
caratteristiche, imprescindibile ed inscindibili, da esso.
Caratteristiche
intrinseche ed inalienabili che contribuiscono, a determinarne le
identità maschili e femminili, divenendo negli individui di sesso
differente, espressione, ossia esternazione di un loro diverso modo di
sentire interiore e di una conseguente differente maniera di
relazionarsi. E quando si diventa genitori, l’aspetto relazionale con
i propri figli, assume una importanza considerevole, per il corretto ed
armonico sviluppo, degli stessi.
Perché
un figlio nella sua fase evolutiva, ha bisogno di potersi rapportare,
con entrambe le figure genitoriali (padre e madre) ed attingere
dall’una e dall’altra degli aspetti che gli gioveranno per la
strutturazione di sé. Entrambi trasmetteranno lui degli aspetti di loro
(aspetti maschili e femminili) che a prescindere dal suo sesso, gli
permetteranno di crescere armonicamente ed impostare nella maniera
ottimale la sua identità.
Dunque,
no, alla genitorialità delle coppie omosessuali3, vivono una
profonda deformazione della loro identità sessuale, che non può, non
influire negativamente, sull’armonico sviluppo dell’eventuale
figlio.
A
questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda: e allora un figlio
con un solo genitore, non crescerà bene, non crescerà normalmente, non
avrà da adulto, qualche difficoltà in più rispetto a chi è stato
cresciuto da due figure genitoriali?
La
risposta è: un figlio cresciuto da una sola figura genitoriale benché
riscontrerà maggiori difficoltà nella sua età evolutiva, potrà
essere comunque un adulto con una certa stabilità interiore, perché
pur mancandogli una figura genitoriale (e non avendone, una con una
identità sessuale deformata), potrà acquisire il modello che
rappresenta la figura genitoriale mancante, da altre persone a lui
vicine.
Al
contrario chi viene cresciuto da individui dello stesso sesso che
nonostante la loro visione deformata della sessualità (la loro visione
contro natura), si ostinano a fare i genitori, giocando ad interpretare
comunque due ruoli maschile e femminile (dei quali uno dei due di fatto
è inesistente), acquisirà una idea deformata del concetto di sessualità
e di relazione fra maschile e femminile.
E’
una contraddizione in termini, una coppia omosessuale, non può negare
di rappresentare un solo sesso e tuttavia pretendere di interpretare i
ruoli di padre e madre, davanti ad un figlio, spesso generato contro
natura4.
Gli
omosessuali che egoisticamente, si ostinano a volere un figlio,
inevitabilmente finiscono, per creare problemi alla creatura che
prendono in custodia, poiché, per quanto non lo vogliano ammettere:
-
priveranno tale creatura di un modello di riferimento (sia esso maschile
o femminile),
-
gli daranno un idea sbagliata del modello che entrambi rappresentano.
Cosicché essa crescerà considerando normale il modo di relazionarsi ed
amarsi contro natura di coloro che l’hanno presa in custodia e non avrà
una concezione chiara, della differenza esistente tra una identità
maschile ed una identità femminile.
E
questo indiscutibilmente contrasterà con il suo sviluppo armonico, rischiando
di riflettersi (almeno che non entrino in gioco delle altre variabili,
atte a risanare la situazione), sul suo modo di entrare in relazione con
il prossimo, in età adulta.
Riassumendo:
per
un cristiano la vita, non è solo un fatto di genetica, di perpetuarsi
della materia, ma ha una sacralità inviolabile.
La
vita è sacra fin dal suo concepimento perché ad essa è legata
un’anima con la sua forma, una anima contenente in sé il soffio di
Dio Padre Creatore.
Dunque
in considerazione di ciò, la vita deve essere accolta, custodita e
tutelata, non soppressa, manipolata, o sottoposta a condizioni
deformati, (contro natura) che negano il concetto di vita stessa.
Quello
che comunemente viene chiamato embrione, è già vita, è un anima di
Dio con una sua forma, in un corpo in formazione.
E’
vita consacrata dal soffio di Dio, ad uno stadio evolutivo, differente
da quello di una creatura separata dal grembo materno.
Del
resto ciascun essere umano che è passato alle fasi successive delle sua
esistenza (ossia è nato) ha vissuto il suddetto stadio.
Forse
non ci pensiamo spesso o affatto, ma anche noi esseri umani nati, siamo
in continua formazione, cambiamento5 ed evoluzione, sia al
livello della nostra componente materiale e temporale sia a livello
della nostra componente spirituale (legata alla dimensione immortale
dell’essere, ossia, all’anima).
Note:
1.
Parlo
usando il condizionale, perché spesso il concepimento avviene
senza alcuna consapevolezza del suo significato e valore.
2.
Osservando la natura, non può essere negata la dinamica di propagazione
delle vita. Non può essere negato come questa scaturisca dall’incontro
tra maschile e femminile; e di come maschile e femminile non soltanto
compartecipano in modo differente alla formazione della vita ma anche
alla sua custodia ed al suo armonico sviluppo.
3.
Premessa: il discorso seguente, non vuole puntare il dito
verso le persone che decidono di vivere in maniera deformata la loro
sessualità (che tuttavia nonostante la discutibile condizione di errore
nella quale si trovano, rimangono sempre e comunque delle persone degne
di rispetto), ma vuole puntare il dito contro la loro ostinazione a
volere comunque vivere l’aspetto genitoriale, nonostante di fatto e
per loro scelta ne siano inadeguate. E i motivi di tale inadeguatezza
verranno spiegati continuando a leggere lo scritto.
4. Madri in
affitto, fecondazione artificiale etc.
5. e
mi auspico perfezionamento (per quanto la creatura umana sulla terra
potrà raggiungere un certo grado di perfezione ma mai la perfezione
assoluta della sua forma che acquisirà, per grazia di Dio, soltanto
quando sarà ammessa al Suo cospetto).
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