La
vera rassegnazione è una grande grazia che Dio concede, all’essere
umano, nei momenti difficili.
Grazia
che qualora venga accolta dall’uomo, permette di potere affrontare
anche gli eventi apparentemente più nefasti, non da solo ma con il Suo
"incommensurabile" aiuto.
La
vera rassegnazione, ovvero, la paziente accettazione di quanto è
inevitabile, può essere raggiunta dall’uomo soltanto con l’aiuto di
Dio.
E’
la fede in Dio, l’abbandono in Egli che porta ad una completa
rassegnazione.
Esclusivamente
permettendo a Dio di aiutarlo a superare un dolore, l’uomo, può
esserne veramente guarito.
La
rassegnazione che non parte da una grazia di Dio, non è completa
rassegnazione. Questa si può paragonare ad una ferita che sembra
rimarginata ma ad ogni brusco movimento (con ciclicità) si riapre,
provocando quando ciò accade, tutti i disagi e i dolori del caso.
Quando l’uomo nei
momenti più difficili o brutti, della propria vita, riesce, ad
accogliere l’abbraccio di Dio, ad afferrare la mano che Egli gli
tende, tutto assume un valore differente. Infatti, da Dio, riceve la
grazia, di riuscire ad elaborare e superare al meglio il proprio dolore.
L’accoglimento
di questa particolare grazia, richiede anche un minimo contributo da
parte della creatura umana: necessita della volontà di riuscire,
nonostante la situazione, ad affidarsi, abbandonarsi, ad Egli.
Ed
in alcuni particolari momenti esercitare questa volontà non è
semplice, ma comunque sempre possibile.
Affidarsi
alle cure del Padre Creatore, è l’unica cosa saggia da fare, per
superare e trasformare in occasione di guadagno, anche il dolore più
grande.
E’
innegabile che gli eventi soprattutto quelli più nefasti,
destabilizzino, feriscano, addolorino, sarebbe assurdo sostenere il
contrario!
Tuttavia
è pure vero: ogni cosa che di per sé, è perdita, offerta a Dio, si
trasforma in occasione di guadagno.
Ce
lo insegna Gesù Cristo che con la sua passione e morte in Croce,
sconfiggendo la morte, offre una possibilità di vita nuova (di
salvezza), all’umanità deformata dal peccato (suoi diretti carnefici
compresi).
Dunque,
il problema di fondo non sta nelle cose che accadono malgrado il volere
dell’uomo (in quanto come tali sfuggono alla sua volontà), quanto nel
modo in cui egli le affronta e, l’unico modo efficace di affrontarle
è quello di affidarsi completamente a Dio.
Mi
spiego meglio è risaputo, è evidente: la vita intesa come spazio
temporale terreno, non è tutta rose e fiori, ovvero, è costellata di
molti eventi belli e brutti che nella stragrande maggioranza dei casi,
sfuggono al controllo dell’essere umano e dunque al suo volere. Per
cui quando capita che questi eventi inattesi, facciano male, egli entra
in crisi, in quanto si sente incapace, inadeguato, come di fatto è, a
saperli gestire. Sono proprio questi i frangenti nei quali la creatura
umana, scoprendo la sua fragilità, saggiamente deve affidarsi al Padre
Celeste, offrendogli il proprio dolore perché Egli operi in suo aiuto.
Solo
Dio può donare all’uomo la forza necessaria per consentirgli non solo
di superare ma anche di mettere a frutto gli eventi dolorosi.
Essere
consolati da Dio significa:
-
essere accompagnati e sostenuti dalla Sua forza;
-
accettare con rassegnazione che l’inevitabile non è nelle possibilità
umane cambiare e gestire, tuttavia con l’aiuto del Padre
Misericordioso questo diventa occasione di guadagno (di crescita
interiore).
-
Riuscire a guarire realmente dal proprio dolore.
La
guarigione ad opera di Dio dunque non è solo finalizzata al completo
superamento di un evento doloroso ma fa sì che dal superamento
dell’evento doloso l’essere umano tragga un’occasione di crescita,
di bene (si tratti anche soltanto di una fortificazione interiore).
Dunque
Il Padre Creatore oltre a curare le sue ferite, le trasforma in degli
splendidi ornamenti, belli da indossare e da vedersi (ornamenti belli
perché diventano crescita interiore per lui e possibilità di crescita
interiore per il suo prossimo).
Unicamente
affidandosi a Dio il dolore non rimane uno spreco (perdita, disperazione
è basta, o illusione di completa guarigione) ma occasione di
consolazione, rassegnazione e guadagno, perché solo Dio è in grado di
insegnarci come trarre da una perdita un guadagno, di istruirci su come
affrontare il male ed ottenerne in contraccambio un bene.
Riassumendo:
l’uomo non può fare a meno di Dio, soprattutto nei momenti più
difficili, si deve affidare ad Egli, perché, lo aiuti a superarli. Come
ho già detto all’inizio, la rassegnazione che non parte da una grazia
di Dio, non è vera e quindi reale ed efficace. Dunque a poco serve.
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