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E’
un luogo comune da sfatare, quello attraverso il quale si attribuisce
all’essere umano, una natura cattiva.
Sarebbe come affermare che Dio crea l’uomo cattivo.
Al contrario lo crea per amore e lo crea a Sua Immagine e Somiglianza,
dunque per natura buono:
- con una innata aspirazione (ossia, una ereditaria indole) a volersi
orientarsi verso il bene;
- con la capacità “derivata dal suo legame con Dio e dal fatto che
Egli ha posto in lui la coscienza”, a sapere esercitare la propria
volontà nel modo giusto, così, da essere in grado di condurre un
esistenza costruttiva e positiva.
- Chiamandolo alla vita gli dona un’anima spirituale (perché possa
percepire il Divino); un’anima spirituale che gli permetta di
esprimersi, relazionarsi e crescere attraverso una forma materiale.
- Lo crea unico ed irripetibile, corredandolo di particolari
caratteristiche, attitudini e capacità che ne costituiscono la
personale forma.
Perché attraverso questa forma abbia la possibilità di maturare la
piena consapevolezza di sé e di sviluppare nel migliore dei modi, il
dono della vita.
Lo
ribadisco, l’essere umano è sempre e comunque una creatura chiamata
alla vita dall’infinita Misericordia di Dio Padre Creatore e come tale
è “buono”.
E’
tuttavia innegabile che è capace di azioni malvagie, spietate,
terribili, spregevoli e disumane.
Perché, considerato che è stato creato bene, dal bene e per il bene?
Semplicemente perché:
- nonostante in lui ci sia un’innata inclinazione verso il bene,
separato dal Padre Celeste, ovvero, da solo è povero1.
- A causa della sua caduta che lo ha portato in un primo momento a
diffidare di Dio e in un secondo momento a volersi separare da Egli, per
fare a modo proprio, e della sua suddetta povertà, non è in grado di
determinarsi e orientarsi correttamente.
Dunque,
il motivo che porta l’uomo ad incattivirsi, lo ribadisco deriva
dall’errore (dall’illusione), di non volere accettare la propria
forma e la sua condizione di creatura. La causa di tutte le sue
tribolazioni scaturisce dall’inganno di pensare di riuscire a vivere
separato dal suo Creatore e di essere da solo, in grado, di auto
determinasi, trasformandosi a suo piacimento in altro da sé (da come è
stato chiamato alla vita).
Infatti
“da solo” rifiutando di relazionarsi con piena fiducia con il suo
Creatore, escludendoLo dalla propria vita, rigettando l’aiuto che Egli
sempre è disposto a donargli, non è capace di raggiungere quella
consapevolezza che gli permetta di elaborare correttamente la sua
chiamata alla vita. E cosi finisce per acquisire:
- programmi dannosi per sé stesso e per il suo prossimo; ovvero, per
seguire modelli devianti, deformanti, deleteri.
E’
questo il maggiore peccato (spreco, sperpero) dell’uomo quello di non
riuscire a mettere a fuoco e conseguenzialmente a frutto la propria
chiamata alla vita.
Quindi
è opportuno accogliere il dato di fatto che l’essere umano non può
vivere nella pienezza:
- separato dal proprio Padre Creatore;
- rigettando la forma ricevuta in dono da Egli.
Sono
i motivi sopra indicati che deturpano la bellezza e la bontà degli
uomini. Cosicché, esseri umani chiamati alla vita per amore, con grandi
potenzialità, cadendo nell’errore, finiscono per sprecare tali
potenzialità e per vivere malamente, a causa di una consapevolezza
deformata di loro stessi.
E tale dinamica pone in essere la condizione che porta le creature umane
ad imbruttirsi in vari modi e con differenti livelli di intensità.
Imbruttimento che in molti casi le deforma a tal punto da renderle
disumane (da renderle indegne di essere definite umane).
Nota:
1.
seppur in grado di arricchirsi tramite la misericordia e le grazie
che riceve da Egli.
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