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Addio Gianluca!
E' morto Gianluca Signorini, grande capitano del Genoa negli anni
'80-'90.
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Soffriva da tempo di una grave malattia che lo aveva completamente
paralizzato (sclerosi laterale amiotrofica)
Si è spento nella notte tra lunedì 4 e martedì 5 novembre
2002 Gianluca Signorini, 42 anni, all'ospedale di Pisa dove era stato
trasportato in crisi respiratoria. L'ex capitano e bandiera del Genoa era
affetto da tempo da sclerosi laterale amiotrofica. Mercoledì sera 6 novembre
si è osservato un minuto di raccoglimento su tutti i campi di calcio.
Signorini lascia la moglie Antonella e quattro figli Benedetta, Alessio, Andrea
e la piccola Giulia. Nato a Pisa il 17/03/1960, dopo alcune stagioni nelle
giovanili del Prato, Livorno e Cavese, Signorini approdò al Parma di
Sacchi (1985), poi passò alla Roma (1987) e infine al Genoa, dove militò dal
1988 al 1995. Il 24/05/2001 salutò 30.000 tifosi allo stadio
"Luigi Ferraris", seduto sulla sedia a rotelle.
La SLA (sclerosi laterale amiotrofica), conosciuta anche come
morbo di Gehrig, è una rara malattia degenerativa del sistema nervoso, che colpisce le cellule
(neuroni) che danno impulsi ai muscoli del corpo.
Il PM di Torino, Guariniello, aveva aperto un'indagine epidemiologica che mise n
risalto un'alta incidenza di casi di SLA tra i calciatori (45 casi, 32 ancora
vivi). L'inchiesta è tuttora in corso, ma sarebbe ad un punto decisivo. La
moglie di Signorini non crede ad una relazione tra la malattia di Gianluca e la
sua attività calcistica: "Sono morti tanti bambini senza alcuna
infiltrazione", ha affermato, riferendosi a questa ed altre pratiche
(lecite), normalmente in uso negli ambienti sportivi professionistici per lenire
i dolori e per curare rapidamente gli infortuni.
Ciao Gianluca, capitano di mille battaglie
di Michele Corti
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Non
posso dire che sia una sorpresa. Sapevamo che Gianluca Signorini
stava male, molto male. Lo sapevamo tutti. Ho ancora negli occhi
le immagini del Signorini Day lo scorso maggio [24/05/2001,
N.d.R.] al Ferraris ["Luigi
Ferraris", lo stadio di Genova, dal nome di un calciatore del
Genoa morto nella I Guerra Mondiale, N.d.R.]. Eppure
covavo nel mio inconscio il sogno di poter andare avanti a lungo.
Avanti a scrivere a Gianluca, a ricevere le sue risposte. A
parlare di Genoa, sempre e comunque.
Invece la scorsa notte Gianluca si è arreso. Una crisi
respiratoria lo ha portato via, per sempre. Lo ha portato via ad
Antonella, donna di grande coraggio e spessore, ai suoi quattro
figli, a una intera tifoseria e città.
Il Genoa ha una storia ultracentenaria e ha vissuto momenti
straordinari così come ha attraversato periodi oscuri, neri,
drammatici. Quello attuale credo sia senza dubbio uno dei momenti
più difficili dei 109 anni di vita del Grifo. Vuoi per quella
situazione societaria che si trascina da oltre due anni, vuoi per
la perdita di punti di riferimento per la tifoseria rossoblù che
oggi si aggrappa a Vincenzo Torrente dopo che Onofri ha alzato
bandiera bianca.
Ma ciò che segna più di tutto l'attuale momento rossoblù è la
perdita di alcuni simboli straordinari degli ultimi 20 anni. Da
Gorin a Signorini, il Genoa dice addio a due grandi uomini e
giocatori che hanno segnato gli ani '80 e '90. E' un addio
prematuro, incredulo. Fabrizio [Fabrizio Gorin, altro
giocatore del
Genoa degli anni '80 amato dai tifosi - tenace terzino destro, morto recentemente in un incidente stradale,
N.d.R.] se n'è andato in un attimo senza quasi lasciare lo
spazio per capire, reagire. Gianluca ci ha detto addio dopo un
calvario lungo, dolorosissimo. Non sappiamo quale situazione abbia
maggiori controindicazioni.
Per Gianluca il popolo genoano è riuscito a mobilitarsi, a creare
una giornata, quale quella del maggio scorso, che rimarrà nella
memoria di tutti. Un abbraccio collettivo, intenso, bagnato di
mille lacrime che in rare situazioni potremo riscontrare su altre
piazze e in altri ambiti.
E' stata una "gara" bella, commovente: tutti hanno dato
tutto. I tifosi hanno dato a Gianluca tutto l'affetto, l'amore, la
vicinanza possibile e lui ha restituito forse anche di più. Un
gesto di coraggio, la sua presenza. Un segnale straordinario di
amore per il Genoa e per i suoi tifosi. Per quella che può senza
dubbio essere definita la sua città.
Navigando sul sito, alla ricerca di errori, correzioni,
aggiornamenti, ho rivisto proprio ieri la sezione dedicata alla
storia del Genoa, ai suoi titoli, ai suoi allenatori e presidenti,
ai suoi rossoblù in azzurro piuttosto che agli stranieri. Ho
rivisto anche la cavalcata europea del 1991-92 [quando il Genoa
arrivò a disputare la semifinale in coppa Uefa!, N.d.R.],
di cui Gianluca è stato fulgido protagonista. Immagini e ricordi
che oggi, più che mai, commuovono. Oggi il nostro abbraccio va ad
Antonella e ai quattro figli di Gianluca. Al mitico "numero
6" giungerà nelle prossime ore il calore di migliaia di
persone che lo hanno amato e continueranno a ricordarlo, non solo
come giocatore e simbolo di un Genoa vincente, ma soprattutto
quale uomo puro, orgoglioso di vestire la maglia rossoblù. Un
esempio per tutti coloro che in futuro avranno l'onore di giocare
nel Genoa.
Addio Gianluca, il tuo segno rimarrà indelebile nella storia del
Genoa e nei cuori dei genoani.
Michele Corti
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CIAO CAPITANO!
* Dal sito
ufficiale del "Genoa Cricket and Football Club" *
di Edoardo Bozano
Gianluca Signorini non ce l´ha fatta. La sua stoica resistenza contro il male che da anni, ormai, lo aveva colpito, la sclerosi laterale amiotrofica, si è conclusa nel cuore della notte lasciando distrutti i suoi cari, che per tutti questi anni lo avevano assistito con grandissima abnegazione, ed un popolo, quello
rossoblu, che lo amava alla follia. Il "capitano" era l´emblema, più di ogni altro suo compagno dell´epoca, del Genoa dell´Uefa, del Genoa di Osvaldo Bagnoli che è stato il migliore del dopoguerra, di quello che è entrato di diritto nella leggendaria storia della società rossoblu. Eppure in quella squadra c´erano fior di campioni, da Skuhravy ad Aguilera, a Branco, a Eranio, ma Gianluca era speciale. Era il trascinatore, era l´uomo di grande carisma in campo e fuori, era il padrone incontrastato dello spogliatoio dove, grazie al buon senso e alla tanta gavetta che aveva fatto in serie C, sapeva sempre come tenere a bada i suoi vulcanici compagni. La Nord lo aveva eletto subito a beniamino. E del resto come avrebbe potuto essere altrimenti? Vederlo in campo, capelli al vento, con quel suo fisico prepotente, con quel suo entusiasmo, con quella voglia matta che aveva e che lo portava a non mollare mai, tranquillizzava tutti, compagni e tifosi. Un monumento, uno dei grandi
"liberi" del Genoa, di quelli che hanno scritto la storia, Ramon Turone, Claudio Onofri e poi lui, Gianluca Signorini, con il vantaggio, rispetto ai suoi predecessori, di risultati esaltanti, il famoso quarto posto
[nel campionato di Serie A, N.d.R.] e la Coppa Uefa, oltre ad una trionfale promozione in serie A. Oltre duecento presenze in rossoblu, pochi gol, quattro, ma fondamentali (uno anche alla Sampdoria), sette anni di Genoa intensamente vissuti, giocatore splendido, ma soprattutto uomo eccezionale, sereno, con una grande famiglia, sempre disponibile in qualsiasi circostanza. Impossibile dimenticare quella serata del 24 maggio dell´anno scorso quando, con la regia del suo grande amico Fulvio
Collovati, a Marassi fu organizzata in suo onore una partita tra i suoi compagni rossoblu ed una mista Parma-Roma, le altre società più importanti dove aveva militato. Trentamila persone in piedi ad urlare il suo nome e ad applaudirlo come ai tempi belli. E l´immagine di Gianluca, sorridente, ma con le lacrime agli occhi per l´intensa commozione, sulla sedia a rotelle davanti alla gradinata Nord, in delirio per lui, chi c´era non potrà certo dimenticarla più per tutta la vita.
Edo Bozano
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