Costituzione di Una Parte Civile per San Severo”

 

San Severo luglio 1994

 

Già da qualche mese avevo intenzione di comunicarvi le rifles­sioni e le proposte contenute in questo scritto. Non l’ho fatto prima a causa della lunga campagna elettorale prima le politiche, poi le amministrative — che sicuramente avrebbe indotto a fraintendere ciò di cui si dirà. Lo faccio ora anche spinto dalla iniziativa “Una parte civile per l’Italia” del MFD a cui sta collaborando principalmente Legambiente ed altre organizzazioni di cittadini. Molti spunti di ri­flessione e proposte sono presi dai lavori della conferenza nazionale del MFD tenutisi qualche settimana fa.

 

Per introdurre il discorso vorrei comunicarvi quella che per me è più che una sensazione: il numero di cittadini sostanzialmente in­differente se non ostile alla politica politicante è più alto di quel che si vuol far credere. Osservando attentamente il comportamento dei cittadini sanseveresi in questa lunga campagna elettorale, drammatizzata dai partiti come uno scontro apocalittico, si notava, in genera­le, un sostanziale distacco dagli eventi politici. Il comportamento strettamente elettorale dei cittadini porta a medesime conclusioni:

alle elezioni politiche 1 sanseverese su 4 non è andato a votare o ha annullato la sua scheda; al primo turno delle amministrative oltre 13.000 sanseveresi non hanno votato o hanno annullato la scheda (oltre il 30%); al ballottaggio i votanti sono andati un po’ oltre il 50%. Se non avessero funzionato a pieno ritmo le “macchine organizzative” di alcuni partiti (andare a prendere fino in case le persone per farle votare), i risultati sarebbero stati ancora più disastrosi. Purtroppo i partiti continuano a fare una lettura ideologica, strumentale del voto dei cittadini, e non si interrogano, o non vogliono seriamente interrogarsi su questi dati.

 

Ho cercato di spiegarmi la disaffezione dei cittadini dalla po­litica, il loro sentirsi distanti dal caricamento ideologico che i partiti hanno immesso nella competizione elettorale, la facilità con cui riescono a dare il voto indifferentemente a sinistra, al centro o a destra. Questi comportamenti credo che siano causati dal fatto che i cittadini vedono al centro della politica ufficiale solo scontri di potere e non vedono nessuno che si occupi seriamente della questione del peso e del ruolo dei cittadini nella vita pubblica dando la centralità alle politiche dei cittadini nell’informazione, nei servizi pubblici, nella pubblica amministrazione, nella giustizia, nella lotta all’esclusione sociale.

 

Certamente questo disinteresse dei cittadini da parte del mondo politico non è un fenomeno di oggi, ma il problema si presenta con maggiore gravità a causa delle nuove leggi elettorali. Infatti, grazie al sistema maggioritario, per cui le maggioranze di governo non corri­spondono alle maggioranze reali nel paese, abbiamo degli esecutivi più “forti”, non sempre nel senso dell’efficienza ma spesso nel senso del­l’arroganza. Sentimento che cresce quando ci si appella al fatto che si è stati “eletti direttamente” dai cittadini — obiezione accettabile se effettivamente il voto fosse libero, consapevole, responsabile.

 

Si corre il rischio, dunque, di creare una miscela esplosiva per la democrazia: la maggiore forza degli esecutivi eletti col maggioritario, in una situazione In cui il mondo della politica ufficiale continua ad ignorare la cittadinanza confermando il vuoto di potere e di rappresentanza politica dalla parte dei cittadini, potrebbe evolvere in eccessi di potere a danno dei cittadini. Risulta indispensabile, perciò, creare un sistema di contrappesi a questi esecutivi coinvolgendo quei cittadini lontani dalla politica politicante, costruendo, così, quella parte civile che oggi manca nella vita politica italiana.

 

Sia ben chiaro che non si tratta della proposta di creare un nuo­vo partito o di scendere In campo sotto il simbolo di un partito. A mio parere è stato anche questo l’errore fatto nelle scorse ammini­strative dai Verdi: un patrimonio così ricco non poteva essere morti­ficato in un percorso di “partito”. Credo che l’elettorato abbia ra­gionato pressapoco così: se proprio devo scegliere un partito, scelgo uno più organizzato e con esperienza amministrativa; e poi perché — se

i Verdi sono un partito come gli altri — dovrebbero fare meglio degli altri?

 

La proposta riguarda la creazione di un movimento aperto, leggero (senza ideologie o lacci di vario genere), di opinione e di azione, in cui il cittadino comune si trovi a proprio agio per perseguire con le forme della democrazia diretta quegli obiettivi di carattere strategi­co, utili per far entrare le politiche dei cittadini a pieno titolo nella politica ufficiale.

 

Vorrei soffermarmi su alcuni aspetti per rendere più chiara la proposta.

 

Perché dovremmo imbarcarci in questa impresa?

 

Per rendere centrali le politiche dei cittadini nei vari settori della società. Si sostiene che con la riforma elettorale e con le ri­forme istituzionali si è compiuta la riforma della democrazia italia­na: si parla, infatti, di seconda repubblica. Ma una vera riforma de­mocratica potrà darsi solo se si realizzeranno altre condizioni: il consolidamento di un senso comune della cittadinanza (l’essere citta­dini non deve consistere in un regalo dei partiti, della burocrazia, dei mass media o di altre centrali, ma deve costituire un modo di es­sere ordinario e riconosciuto di chi vive in questo paese); una rifor— ma culturale e organizzativa degli attori della politica (non basta cambiare il nome ai partiti o crearne di nuovi chiamandoli semmai “mo­vimenti”, occorre una reinvenzione radicale delle forme della politica tradizionale); l’istituzione di efficaci sistemi di contrappeso agli esecutivi eletti col sistema maggioritario (la questione deve essere posta non perché esiste un particolare tipo di maggioranza, ma per la fisiologia stessa del sistema democratico). All’interno della politica ufficiale non ci sono le energie per realizzare queste condizioni e quindi compiere tale riforma: è indispensabile che i cittadini si as­sumano questa responsabilità.

 

Chi dovrebbero essere i protagonisti dell’iniziativa?

 

I soggetti da coinvolgere in “Parte Civile” dovrebbero provenire da quei giacimenti nascosti composti da cittadini tenuti fuori dalle oligarchie dei partiti, cittadini che hanno maturato il senso della cittadinanza nell’ottica di una democrazia dei diritti, dei doveri e delle responsabilità.

 

Dove rinvenire questi giacimenti nascosti? Prima di tutto nelle associazioni (comitati di cittadini, - ..) che sono state le più lonta­ne dalla politica politicante e le più decise a sostenere le politiche dei cittadini; nel mondo della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici dove ci sono operatori che hanno maturato il collegamento tra il tema dei doveri organizzativi e professionali e il tema dei diritti dei cittadini (ad esempio, per la scuola, i docenti referenti nel pro­getto giovani); nel mondo dell’amministrazione locale dove potrebbero esserci amministratori che privilegiano il rapporto con la cittadinan­za prima che con i partiti nel governo della città; e poi nel mondo della magistratura, tra quei magistrati che intendono la giustizia in termini di servizio pubblico e la loro professione in termini di re­sponsabilità; nel mondo delle professioni, tra coloro che sono più a contatto con i cittadini e più in contrasto con i poteri pubblici; nel mondo dei piccoli imprenditori che producono lavoro ma sono scarsamen­te considerati dal potere politico; nel mondo del sindacalismo confederale; nel mondo della cultura; nel mondo dell’informazione.

 

Di che cosa dovrebbe occuparsi “Parte Civile”?

 

I temi su cui lavorare e gli obiettivi da raggiungere dovrebbero essere tali da far diventare centrale il ruolo della cittadinanza nei vari settori della società.

 

Provo ad elencare alcune azioni che rispondono allo scopo.

 

*          Elezione del Difensore Civico previsto dall’art. 105 dello Statuto comunale.

 

*          Attivazione delle Consulte previste dall’art. 96 dello Statuto co­munale.

 

*          Affrontare seriamente la questione della trasparenza e dell’acces­so alle informazioni disponendo canali informativi tra l’esecutivo e il cittadino comune sull’azione amministrativa, tra la macchina comunale e il cittadino comune sui vari servizi, applicando gli artt. 99—104 dello Statuto comunale (istanze al Sindaco, accesso agli atti, referendum consultivo), istituendo un Osservatorio per­manente sui politici e i responsabili dei servizi col compito di monitoraggio della vita e dell’impegno dei suddetti soggetti in base a criteri predefiniti (arricchimenti non motivati, incompetenza, inadempienza, disonestà, rapporti poco rispettosi dei cit­tadini, scarsa trasparenza dei propri atti).

 

*          Attivare il monitoraggio dei servizi pubblici e d’interesse col­lettivo (Comune, Poste, Usl, Italcogim, SIP, ENEL, EAAP, Gecap, Ufficio del registro, Ufficio delle imposte, Scuole, Pretura...) raccogliendo segnalazioni, verificando la qualità del servizio, interloquendo con gli enti erogatori, contribuendo a migliorare l’efficacia del servizio e a rimuovere le situazioni di spreco.

 

*          Attuazione delle carte dei servizi pubblici previste dalla diret­tiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 gennaio 1994 secondo cui i vari enti (scuole, usl, comuni...) entro il 22 mag­gio scorso avrebbero dovuto individuare i fattori da cui dipende la qualità del servizio e sulla base di essi adottare e pubblicare standard di qualità e di quantità ed assicurarne il rispetto (va ricordato anche l’obbligo previsto dal nostro Statuto all’art. 55 della ricognizione dei servizi e principi di gestione).

 

*          Partecipazione dei cittadini al rinnovo dei contratti di lavoro del pubblico impiego e dei servizi pubblici (contrattazione decen­trata)

 

*          Sostegno all’azione dei giudici dl pace per integrare la tutela sociale con la tutela giurisdizionale dei diritti dei cittadini.

 

*          Istituzione degli uffici per le relazioni con il pubblico, negli enti erogatori di servizi pubblici, previsti dal DL 29/93 per l’attuazione della legge 241/90.

 

*          Promozione di un movimento per i doveri professionali dei dipen­denti pubblici che coaguli quanti nella pubblica amministrazione, con differenti responsabilità e qualifiche professionali, intendano fare dei servizi pubblici un sistema di doveri nei confronti dei cittadini finalmente riconosciuti come “padroni di casa” e non come ospiti sgraditi.

 

*          Sostegno a progetti di politica sociale (ad esempio quelli ex leg­ge 261/91), di politica sanitaria (ad esempio quelli proposti dal TDM), di politica ambientale (iniziative del WWF e di Legambiente)

 

*          Elaborazione di un progetto di educazione civica per le scuole per rafforzare il senso comune della cittadinanza.

 

*          Iniziative nel campo dell’informazione per dare rappresentazione al cittadino comune.

 

 

Quale dovrebbe essere il metodo d’azione?

 

Le iniziative potrebbero consistere nella realizzazione di azioni, nella produzione di opinioni, proposte, interventi, confronti, dibat­titi

 

Queste azioni ed opinioni si collegano storicamente a quanto pro­dotto nel passato dalla cittadinanza attiva. Solo per citare alcune tra le esperienze di democrazia diretta più rilevanti negli ultimi anni a San Severo, è possibile ricordare la mobilitazione nei primi mesi del 1989 per un referendum cittadino sul traffico, decentramento, barriere architettoniche (irriso a suo tempo dall’ex sindaco Belmonte, attualmente uno dei padri della nuova maggioranza al Comune); la co­stituzione nell’aprile del 1989 del cartello “Educare non punire” per un progetto di prevenzione dalla droga; il comitato “Città per l’uomo” che ha operato nel 1990 per la costruzione di una rappresentanza poli­tica radicata socialmente; il “Comitato di Partecipazione” che nel 1991 diede preziosi contributi per la redazione dello Statuto comunale (nel complesso ignorati dai politici del tempo, alcuni dei quali sie­dono nel nuovo consiglio comunale); l’azione delle “Camere della scuo­la” nel 1993 per la tutela del diritto allo studio.

 

Rispetto al passato, la novità di “Parte Civile” dovrebbe essere il collegamento tra le varie iniziative di azione ed opinione, intese come tasselli dell’unico grande mosaico: dare alla cittadinanza il posto che merita nella politica ufficiale. Così inteso, le iniziative avrebbero indubbiamente maggiore efficacia.

 

Il progetto del Coordinamento delle Associazioni era nato con que­ste intenzioni e nei primi periodi si è rivelato uno strumento utile per il raggiungimento degli obiettivi previsti. Oggi penso che nei termini in cui è stato pensato abbia esaurito il suo ruolo e “Parte Civile” — per la varietà dei soggetti da coinvolgere, dei campi d’a­zione, degli obiettivi — costituisca il naturale svolgimento e comple­tamento dell’esperienza del Coordinamento delle Associazioni.

 

Una condizione che ritengo prioritaria per il buon esito di “Parte Civile” e di cui si deve parlare sin dai primi passi è la nascita di un organo informativo e di collegamento dei cittadini impegnati in questa iniziativa: la rappresentazione delle varie esperienze di demo­crazia diretta sarà utile a cementare i tasselli di questo grande mo­saico.

 

In che modo avviare “Parte Civile”?

 

Penso ad un incontro, orientativamente tra fine settembre ed inizi di ottobre, tra coloro che avranno risposto a questa lettera. Nell’in­contro si valuterà la proposta, si disegnerà un percorso di attuazione che potrebbe avviarsi con la costituzione di un comitato promotore composto da persone autorevoli non coinvolte direttamente nelle recen­ti vicende politiche, o con la costituzione di un Forum dei soggetti interessati a “Parte Civile”, o altro ancora.

 

Quali vantaggi comporterebbe “Parte Civile”?

 

*          Renderebbe possibile l’aggregazione attorno a un tema a metà tra il civile e il politico di un’ampia gamma di soggetti che sono profon­damente insoddisfatti della situazione attuale, che vogliono fare qualcosa ma che non si riconoscono nelle attuali “offerte” del mer­cato politico.

 

*          Renderebbe possibile la creazione di un polo di “opposizione” ci­vile e politica che non si identificherebbe con l’opposizione partitica ma che sarebbe in grado di rappresentare l’interesse della collettività.

 


*          Renderebbe possibile la sperimentazione di nuove forme di organiz­zazione politica, che superino lo schema tradizionale dell’associazionismo partitico e si fondino su legami non ideologici e non di appartenenza, che siano aperti e liberi e che riconoscano e valorizzino le identità locali. Dovrebbe essere giunto il tempo per emendare l’art. 49 della nostra Costituzione che intende il “dirit­to alla politica” come esercizio dei partiti.

 

*          Renderebbe possibile l’interlocuzione e la cooperazione critica con l’esecutivo mantenendo una netta distinzione di ruoli e senza cadu­te di tipo tattico.

 

*          Offrirebbe un prezioso contributo — almeno dal mio punto di vista, non so da quello della nuova giunta — alla fresca maggioranza di centro—sinistra insediatasi a San Severo per la realizzazione di quelle politiche dei cittadini sostenute in campagna elettorale. O a dirla in altro modo, “Parte Civile” potrebbe costituire il banco di prova della volontà della maggioranza a mettere in pratica que­ste politiche.

 

*          Darebbe il suo piccolo contributo per costruire una Parte Civile per l’Italia che faccia valere il punto di vista dei cittadini nei temi centrali dello scontro politico: la riforma della Costituzio­ne, la giustizia e le garanzie per i cittadini, la lotta all’esclu­sione sociale, la politica estera e lo sviluppo umano, la riforma dello stato sociale, l’assetto dell’informazione.

 

 

Michele de Pasquale