Le Saette di ZEUS

Tre domande, anzi quattro

di Edoardo Foti

Vorrei iniziare l'anno con tre domande: le buche del manto stradale, i mezzi pubblici, le palme sul lungo mare di Ostia.
Tutte e tre le domande si concludono con la quarta che è comune a tutte le altre.
Chi controlla il lavoro che le Società preposte ad erogare quel servizio devono fornire?
Varrebbe la pena che il Municipio indagasse sulla conformità della esecuzione dei lavori appaltati.
Nelle ultime settimane di dicembre, ma già a novembre, la pioggia battente ha messo a nudo le magagne del manto stradale di tutta la zona, in particolare in Via di Macchia Saponara, Via Bocchi, Via di Acilia.
Le toppe possono essere un rimedio per l'emergenza ma alla lunga non reggono e, infatti, non hanno retto.
Le buche, ricoperte male, sono diventate nell'ultimo periodo delle voragini pericolosissime, per moto e scooter in particolare.
Il pagamento della tassa di circolazione, in queste condizioni, è proprio una "tangente".
Nel periodo festivo la consorte mi ha fatto provare l'esperienza di prendere i mezzi pubblici per andare a Roma senza macchina.
Lei li utilizza tutti i giorni.
Io, dovendo andare al Centro Direzionale Alitalia della Magliana, prendo la macchina.
Non capivo perché, il più delle volte, la mia dolce metà tornasse dalla metropolitana di Acila a piedi fino a casa.
Da Via di Macchia Saponara abbiamo atteso venti minuti per prendere lo 03 che ci portasse a Largo Bertolla per prendere la Metro.
Al ritorno da Roma la stessa situazione. Il fatto è risibile e fa capire perché il parcheggio di Largo Bertolla è pieno di macchine e quei pochi bus che passano appaiono vuoti.
A ciò va aggiunto che tra i tempi dei bus e quelli della Metro c'è scarsa sintonia.
Vanno a zig zag: quando uno sta su zig l'altro sta su zag e viceversa.
È uno strano modo di scoraggiare i pendolari a non prendere la macchina.
Nel mio lavoro, se organizzassi una programmazione simile degli orari mi ritroverei all'ufficio posta dopo pochi giorni.
Veniamo alle palme del lungomare di Ostia.
Chi ha visitato le città di mare delle nostre coste, in particolare, quelle del centro sud, sarà rimasto favorevolmente impressionato dalla bellezze delle palme.
Le palme di Ostia, invece, mi ricordano l'albero dell'impiccato dei vecchi film western.
Come mai si è avuto un risultato simile?
Bisognerebbe leggere il capitolato di appalto: sono assicurate, non lo sono, è stata sbagliata la messa a dimora degli alberi, vanno sostituite?
E qui siamo alla quarta domanda. C'è un controllo amministrativo e tecnico su queste anomalie?
Non è questo il compito degli amministratori del nostro Municipio?
Se sì, c'è speranza nel 2003 di vedere avviati a soluzione questi problemi?

Le saette di Zeus

Somm. Gen. '03 - N° 70