Quattro chiacchiere con Vincenzo Nardiello

"Te la do io la Corea!"
di Luca Leonardi

Alzi la mano chi ha un bel ricordo della Corea! I meno giovani si ricorderanno di Pak Doo Ik, il dentista che ci eliminò dai mondiali di Inghilterra del 1966; tutti noi abbiamo ancora in mente l’ecuadoriano Moreno, l’arbitro, se così lo si può definire, che ha spedito a casa gli azzurri nel mondiale asiatico dello scorso giugno.
Se a molti di noi le nefandezze compiute ai danni dei nostri calciatori sono sembrate incredibili, c’è qualcuno che i danni provocati da arbitraggi sin troppo casalinghi li ha sperimentati sulla propria pelle e che della Corea ha un ricordo pessimo.
È Vincenzo Nardiello, il pugile campione del mondo WBC dei supermedi, due volte campione europeo, non si sa quante volte campione italiano, che nel 1988 fu vittima alle Olimpiadi di Seul di una delle più grandi truffe che la storia sportiva ricordi.
Nei quarti di finale del torneo olimpico di boxe fu opposto al pugile coreano Si Hun Park, che fece sul ring la figura del punching ball per tutti coloro che videro l’incontro.

Meno che per i tre arbitri, che dichiararono all’unanimità vincente il pugile coreano e privarono Nardiello di una meritata medaglia olimpica. Dopo la pronuncia del verdetto, il segretario del CONI, Mario Pescante, entrò sul ring protestando platealmente, ad interpretare il sentimento di tutti.
Le pagine sportive si occuparono a lungo del verdetto-truffa e i tre giudici furono in seguito squalificati a vita, a differenza dell’arbitro Moreno, che continua a combinare disastri sui campi di calcio sudamericani.
Ora Nardiello ha sempre a che fare con i giornali, avendo aperto nell’ottobre del 200 un’edicola di fronte al Centro Commerciale Eschilo, all’Axa, che gestisce con la moglie Katia.
Ha come clienti, fra i tanti, la gran parte dei calciatori dell’A.S. Roma che risiedono nell’Axapalocco.
Per cui ci è sembrato ovvio scambiare con lui quattro chiacchiere sulla Corea, sullo sport e sul nostro quartiere.

“Molti di voi si saranno stupiti di quanto successo a causa dell’arbitro Moreno in Corea-Italia.
E ancora adesso mi chiedono che cosa ho pensato, proprio io, dopo quanto visto in campo lo scorso giugno.
Beh, a essere sinceri, non ho pensato proprio niente, perché ero sicuro che in Corea l’Italia non avrebbe mai vinto!
Tant’è vero che lo dichiarai anche a molti giornalisti che prima dell’incontro mi telefonarono per un mio pronostico.
In Corea lo sport, il calcio in particolare, è quasi più importante della politica e la nostra Federazione calcistica non conta niente a livello internazionale.
Oltretutto, lo zio di Si Hun Park, il pugile che mi rubò la finale, era uno dei massimi organizzatori del mondiale nippocoreano, per cui tutto torna...”

Nardiello come la Nazionale di Trapattoni.

Mal comune, mezzo gaudio allora? “Mica tanto. Per me, oltre al dispiacere morale di una medaglia olimpica, c’è stato un danno economico notevole.
Finita l’Olimpiade, la mia carriera professionistica è dovuta ripartire da zero e tutto quello che ho conquistato me lo sono dovuto sudare davvero. Anche se, a differenza di molti dei nostri calciatori, qualcosa poi l’ho vinto. Posso dire di essere stato campione del mondo, europeo e italiano: non so quanti dei reduci del Mondiale a fine carriera avranno vinto altrettanto...”

Forse Vincenzo se lo augura, almeno per i calciatori della Roma, di cui è un grandissimo tifoso, anche se per lui “conta più la maglia che non i calciatori”.
Fra tutti, le sue simpatie vanno a Vincent Candela, il francese dall’accento romano, “un ragazzo di un’umiltà straordinaria, semplice e senza grilli per la testa” al brasiliano Emerson e al giovane gioiellino Antonio Cassano, “due ragazzi straordinari”.
I tre sono abituali clienti dell’edicola, per cui c’è da domandarsi quali sono le loro reazioni dopo la lettura di titoli nei quali spesso compaiono da protagonisti.
“Capita spesso di farci un sacco di risate insieme, di quello che scrivono i giornali sportivi bisognerebbere fare la radice quadrata...
D’altronde, con l’edicola mi sono voluto togliere uno sfizio: siccome sono stato per 15 anni giudicato dai giornalisti, ora sono io che mi diverto a criticare loro!”

Da Ostia alla Madonnetta all’Axa. Vincenzo è cresciuto nel XIII Municipio per cui una domanda è d’obbligo sull’Axapalocco.
“Abito qui da dieci anni. Dieci anni fa era più tranquilla! Anche se l’Axa è sempre un quartiere stupendo. Forse c’è un po’ di delinquenza in più... Io comunque mi trovo bene dappertutto!”
Degli anni trascorsi sul ring Vincenzo ha conservato una qualità anche a distanza di tanti anni, la spettacolarità, di cui molti clienti abituali usufruiscono gratuitamente ogni mattina: la sua simpatia rende spesso l’edicola più simile al palco di un cabaret, coinvolgendo gli acquirenti in battute e barzellette che lo hanno reso famoso.
Non possiamo non chiedergli quante copie vende dei due quotidiani ostiensi, Il Giornale di Ostia, “mica tante, una a volte due” e di Nuova Ostia Oggi, “circa sei-sette al giorno”, fra una battuta e l’altra (“Ma perché ZEUS non lo vendi anche tu in edicola, sai i soldi che faresti!”) finché, gira e rigira, il discorso torna sulla boxe.
Sappiamo che Vincenzo si allena da una anno e sette mesi, ma da allora niente incontri...
Una sana voglia di tenersi in forma o qualcosa bolle in pentola?
“Sto aspettando una telefonata, se arriva, quando vieni a comprare il giornale sei il primo a sapere tutto!”

In bocca al lupo, Vincenzo. Chissà chi fra te e Vincent Candela riuscirà per primo a ridiventare Campione d’Europa...

Notizie dall'Axa

sommario n° 66 - Set. '02