All'AXA c'e un Piccolo Giotto
che il mondo ci invidia

di Luca Leonardi


Abita in Via Tespi, a due passi dalla nostra redazione, un pezzo di storia del cinema italiano, quello in bianco e nero, che il mondo ci invidia e che gli americani hanno provato più volte a portare a casa loro.

Enzo Verzini ha lavorato con tutti i più grandi registi italiani, da Fellini a De Sica, da Rossellini a Germi, solo per citarne qualcuno, in oltre 400 film ai quali ha "dato la luce" (e il contrasto!) come tecnico dello sviluppo e stampa della pellicola cinematografica girata.
Si può dire, dunque, che Enzo sia stata la prima persona a vedere realmente tanti capolavori della cinematografia italiana, appena usciti dal bagno di fissaggio, nei suoi oltre settant'anni di appassionato lavoro di artigiano al servizio dell'arte.
Nato nel 1918, orfano da bambino, il Piccolo Giotto (così è stato soprannominato per le sue incredibili capacità tecniche) inizia a 10 anni a imparare un mestiere alla SPES, a 16 diventa sviluppatore e a 19 caposviluppatore.
I segreti che imparerà in quegli anni, oltre alle interminabili prove di stampa che compie di nascosto per mettere in pratica quanto appreso, uniti alla passione che chi fa un certo tipo di lavori non può non avere, lo portano a essere ricercato nel suo settore, anche dalle belle donne.
Per una di loro è costretto a lasciare la SPES (se ne era invaghito il proprietario, che lo aveva minacciato di lasciarla!), ma non fa in tempo ad arrivare a casa che viene contattato dalla SACI, quindi passa all’Istituto Luce.
Da qui la carriera di Verzini passa di film in film, con scene come quella degli occhi di Claudia Cardinale nella fontana di Fiuggi, in 8 e ½, che passeranno alla storia del cinema italiano e che tanti altri proveranno a imitare, non riuscendoci.
La fama di Enzo cresce a tal punto che l’operatore di Fellini, Gianni Di Venanzo, pretende che Enzo lavori solo per lui, arrivando a offrirgli lussuosi soggiorni in hotel fuori Roma quando teme che possa venir contattato da altri registi.
Mastroianni lo definì “l’eroe del buio”, lui custodisce gelosamente i segreti del mestiere, che riassume nella scelta di negativi molto buoni e in... qualche piccolo trucco chimico che non svelerebbe nemmeno sotto tortura!
Dallo sviluppo e stampa il Piccolo Giotto è passato al restauro, curato per conto di Medusa e Mediaset, di tanti film degli anni ruggenti del cinema italiano: tra cui Mamma Roma, di Pasolini, presentato a Cineland di Ostia lo scorso mese nell’am-

bito del 26° anniversario della scomparsa del compianto regista.
Dal Premio De Sica, al David di Donatello, la bacheca di Verzini pullula di riconoscimenti.
Ma il Piccolo Giotto guarda avanti, cercando di salvare dai danni del tempo tanti altri capolavori del cinema italiano, splendido esempio del talento e delle capacità artigianali del Bel Paese, che nessun computer potrà mai eguagliare.

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Sommario n° 58 - DIC. '01