Pasolini, poeta dei nostri tempi

di Paolo Orneli, Presidente della XIII Circoscrizione


Ci separano venticinque anni dalla scomparsa di uno dei più grandi artisti del Novecento: Pier Paolo Pasolini è stato non solo un grande poeta civile, capace di sintetizzare con la parola estetica e politica, ma anche coltissimo uomo di teatro e di cinema, lucido interprete del tempo che ha vissuto e involontario profeta degli anni successivi alla sua morte.
Denunciò il Palazzo, come il luogo in cui si esercitava il potere in modo malsano; con l'articolo sul Processo, presagì poeticamente la stagione dei procedimenti giudiziari contro la corruzione; rivelò anche, in un famoso fondo sul Corriere sulla scomparsa delle lucciole, la nostalgia per la società precapitalistica, patriarcale.
Grazie a questa lucidità del suo pensiero, come già ricordava il cantautore Francesco De Gregori, oggi Pasolini sarebbe in grado di decifrare il presente, di leggere con il suo sguardo impietoso gli eventi che hanno segnato la storia recente di questo fine secolo: dall'Aids alle lettere di Moro, da Berlusconi ad Internet, e, io credo, dalle nuove povertà alla globalizzazione delle risorse, dal Grande Fratello alla questione ambientale e della nuova frontiera della genetica.
Proprio in questo nostro tempo così convulso e disintegrato, che ha, con un'accelerazione senza pari, annientato i riferimenti etici e politici, in cui è ormai davvero difficile ricostruire un tessuto sociale e politico che sappia ricomporre le istanze della "società dell'esclusione" e la rappresentanza politica, ebbene proprio in questo contesto la presenza di Pasolini diventa per noi tutti motivo di inquietudine, di stimolo alla coscienza e di ricerca.
Da quella tragica notte in cui ha trovato la morte all'Idroscalo di Ostia, nella nostra città molto è cambiato e altro è in fase di trasformazione: la periferia degradata depositaria della memoria della sua violenta fine, oggi sicuramente non esiste più e Pasolini stesso stenterebbe a riconoscerla.
Le espressioni sociali della borgata sono state soppiantate dai nuovi modelli mutuati dalla cultura dominante dell'immagine e del marketing: subiamo un'omologazione che appiattisce tutte le differenze, fino a diventare attori inconsapevoli di un sistema perverso e autoreferenziale.
Forse, per dirla come direbbe lo stesso Pasolini, riscoprire l'individuo e le sue reali necessità ci aiuterebbe a ritrovare una maggiore consapevolezza nella nostra esistenza.
Se riuscissimo a leggere la sua vita come storia di una passione, di un progetto, di un rifiuto e di un'utopia (e proprio in quanto tale di una storia irrealizzabile, ma vissuta senza risparmiarsi), allora la figura di Pier Paolo Pasolini, oggi più che mai, sarebbe in grado di dare una risposta trasparente all'imbarbarimento e al livellamento culturale che hanno sancito definitivamente la tragedia borghese da una parte e, dall'altra, l'inevitabile resa morale delle culture contadine e popolari al mercato e alle sue regole.

Cultura
Somm. Nov. '00 - N° 46