Zeus e dintorni

Gli stabilimenti balneari di Ostia
 
di Daniele Pietrini

L'apertura del Lungomare Duilio, nel 1931 - da Viale della Marina fino al Canale dei Pescatori - fu l'occasione per realizzare nuovi stabilimenti marittimi a Ostia, secondo le più aggiornate tendenze architettoniche.
Comparvero così vari edifici di pregio, a firma di importanti architetti nazionali: lo stabilimento Rex, il Plinius, il Pineta, per non parlare del Roma che esisteva già e del quale abbiamo parlato in un numero precedente di Zeus.
A proposito di questi stabilimenti, bisogna dire che le norme edilizie dell'epoca erano molto più civili di quelle che sarebbero venute dopo.
Basterà ricordare l'obbligo di costruire cabine che fossero smontabili al termine della stagione estiva, "affinché l'arenile resti libero alla vista, salvo per il tratto in cui sorgano costruzioni stabili, le quali dovranno costituire un'opera estetica a sé stante".
Già da allora, dunque, si avvertiva l'esigenza d'impedire che il lungomare si trasformasse in un "lungomuro", come purtroppo è avvenuto nel dopoguerra.

Fu subito chiaro quale avrebbe dovuto essere lo stile dei nuovi edifici: non eclettico o storicistico, come nel Roma, bensì razionale e novecentista, secondo quanto s'addiceva a una nuova realtà come il turismo di massa.
E, trovandosi di fronte al mare, venne spontaneo far ricorso alle forme dei grandi transatlantici dell'epoca, prodigio della tecnica e del progresso.
Ecco quindi balconi in tubolari metallici "alla marinara", fianchi d'edifici come plance di navi, finestre tonde a guisa d'oblò, ecc.
E proprio come un celebre transatlantico del tempo si chiamava uno degli stabilimenti più grandi: il Rex (attuale Tibidabo).
Progettato dall'architetto Enrico del Debbio, noto professionista romano, esso presentava tutte le caratteristiche che abbiamo finora elencato: cabine smontabili in legno, balconi ricurvi, finestre - oblò, terrazze belvedere su più livelli… Un gigantesco complesso che, nell'insieme, riusciva ad accogliere fino a 4128 bagnanti al giorno. Quello che venne realizzato nel 1935, però, fu una variante del progetto originario.
I tedeschi in ritirata lo distrussero, forse per rivalsa; la ricostruzione del dopoguerra ne riprese in parte le volumetrie, ma le cabine vennero realizzate in muratura.
Lo stabilimento Pineta (oggi Vecchia Pineta) fu concepito sin dall'inizio - anno 1933 - come "assolutamente di lusso nell'aspetto, negli impianti e nei servizi".
Contraddicendo quest'intento, però, la Società proponente s'impegnava a costruirlo in soli 100 giorni. Il risultato fu uno stabilimento senz'altro signorile nei servizi (il ristorante era gestito da uno dei migliori alberghi di Roma), ma d'aspetto, invece, non eccezionale: un edificio basso, sobrio, senza nulla che attirasse particolarmente l'attenzione. Esso si è mantenuto praticamente inalterato sino ai nostri giorni (eccetto per l'erosione della spiaggia).
Il Plinius, inaugurato nel 1935, era ben più appariscente. Opera dell'arch. Leopoldo Botti, autore di palazzine "novecentiste" a Ostia, era costituito da due edifici: un fabbricato a terra e una grande rotonda a mare.
I due edifici erano collegati da un pontile, cui si aggiunse, all'ultimo momento, un'ulteriore passerella sull'acqua.
Anche qui si ebbe il trionfo dell'acciaio e del cemento armato, con richiami all'architettura navale. I tedeschi distrussero il fabbricato a terra, che venne ricostruito in modo simile, ma non identico, nel 1946.
Con la guerra e la distruzione del Roma finisce l'era d'oro degli stabilimenti ostiensi. Gli impianti che verranno dopo, a parte eccezioni come il Kursaal (di cui abbiamo trattato in un numero precedente), non saranno alla stessa altezza.
Ostia sarà più che altro il luogo delle occasioni mancate: come lo splendido progetto di Pier Luigi Nervi per un pontile turistico - anno 1963 - denominato Pier; oppure l'ipotesi di ricostruzione in forme moderne del Roma, a opera degli architetti G. Dell'Amore ed E. Lapadula. Meritano comunque d'essere ricordate le forme originali dello stabilimento Belsito, del 1949.

ZEUS E DINTORNI
SOMMARIO LUG. '00 - N° 43