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'A véja. Prima che il mezzo televisivo cambiasse radicalmente le abitudini, il comportamento, il linguaggio di tutti gli italiani e che il tempo, di giorno e di notte, fosse scandito dagli orari delle trasmissioni e degli spettacoli televisivi, la sera , in paese, ma ancor più nelle campagne, il passatempo più diffuso era ... andare a letto. C'erano tuttavia dei periodi, i mesi invernali dalle notti interminabili, e delle occasioni, il carnevale, in cui " 'a véja" -la veglia- era l'unico modo per trascorrere una serata piacevole. In campagna, specialmente il sabato, ora in una casa, ora in un'altra, si invitavano gli amici e "se vejàa". Nel locale più caldo della casa: la stalla. Se non eri abituato quell'afrore misto di varie puzze ti toglieva quasi il respiro , ma dopo un po' ci facevi il naso. Alla luce fioca "déa luma" (della lampada ad olio) o "déa cintilena" (della lampada ad acetilene), le donne chiacchieravano sferruzzando, i bambini si dedicavano ai loro giochi in mezzo alle mucche, gli uomini, per tavolo alcune cassette dell'uva, giocavano rumorosamente a carte. " 'A vergara" ogni tanto passava offrendo un bicchiere di vino e, a seconda delle occasioni, castagne, scroccafusi o " 'na fetta de ciammelló". Certe veglie, come quella "de San Martì", erano più ricche.Si compravano al mattatoio alcune teste o una intera trippa di bue e si faceva una vera e propria cena da leccarsi le dita.
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