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I macélli.
"Là i Carcinà", ora Via Oberdan, proprio in fondo sulla sinistra, all'incrocio con Via 30 Giugno, c'è un fabbricato piuttosto malridotto, guarda caso, a forma di cassa da morto. Lì una volta c'era il mattatoio comunale, "i macélli", dove in alcuni giorni della settimana si macellavano mucche, vitelli, manzi e altri animali di grossa taglia per le due macellerie di Filottrano che ora non esistono più. Una, gestita da Adorfo déa Mora (Adolfo Zepponi) e da suo fratello Alderico (Finfirì), stava "sotta 'e Logge" nel locale attualmente adibito ad ufficio di Polizia Urbana, l'altra, di proprietà di "Angiulì de Paesà" (Angelo Paesani), si trovava "suppe 'r Corso" dove ora c'è il negozio di oreficeria di Santarelli. Adorfo o Finfirì e Angiulì una volta la settimana, col calesse, andavano a visitare le stalle, ogni contadino ne aveva una, per scegliere i più bei bovini in vendita e li acquistavano. I contadini, il giorno stabilito, li portavano "sui macélli" dove alcuni addetti li macellavano. Specialmente in estate, la porta del mattatoio restava aperta e spesso noi bambini ci fermavamo a guardare nonostante cercassero di allontanarci. Non era uno spettacolo edificante; già sulla porta si sentiva un terribile odore di carne morta che ci faceva rabbrividire. L'animale designato veniva legato per le corna e l'uomo più robusto, roteando una grossa mazza di ferro pesante diversi chili, gli vibrava con tutta la forza una gran botta in mezzo alla fronte. Si sentiva un rumore sordo e la vittima stramazzava a terra. A volte una sola mazzata non bastava e la cosa era ancor più straziante. Poi con un lungo coltello infilato nel collo gli si recideva un'arteria. Il sangue usciva a fiotti; ce n'era dappertutto: sui grembiuli e sulle braccia degli operai, sui muri, sul pavimento ove scorreva a rivoli verso la fogna, sui lunghi coltelli e sulle mannaie. Era impressionante; qualcuno di noi non resisteva e se ne andava. C'era spesso qualche povera donna che si presentava con un tegame per avere un po' di sangue da portare a casa per cucinarlo o per farne bere un bicchiere ad un malato perché gliel'aveva ordinato il dottore.
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