'A rlaàta.
Quando nelle case non c'era la stanza da bagno, ma il cesso, fare il bagno, per i bambini, non era un piacere; specialmente in inverno.Si faceva in cucina accanto al fuoco. Di solito il sabato,  per le feste comandate o quando capitava per le occasioni speciali. Le mamme mettevano sul focolare un caldaio d'acqua e quando era bollente la versavano nella "bagnarola" aggiungendo acqua fredda per portarla a temperatura sopportabile. Però era difficile; era sempre o troppo calda o troppo fredda. Spogliavano in fretta il "condannato" e lo immergevano nell'acqua; poi bisognava stare in piedi. Tremando di freddo non si vedeva l'ora che finisse. Se i bambini erano più d'uno " 'a rlaàta" era  collettiva. Si aggiungeva altra acqua calda e via. Chi  veniva dopo si lavava  nella sporcizia degli altri. Per me personalmente il  bagno è sempre stato associato ad una grande sensazione di freddo.

ripararmi l'impianto elettrico.
litru sm. = litro. Es.: Semmo giti su ra Cafóna a bécce mézzu litru ('na fojétta) de vì: Siamo andati all'osteria della Sig.ra Cusini a bere mezzo litro di vino.
livellà = livellare
livella
sf. = livella
livéllu
sm. = livello
llamàsse
= crollare
llu
agg. dim. = quel. Es.: llu ca': quel cane {quello: apostrofato davanti a vocale può diventare ill'. Es.: Ill'amicu mia: quell'amico mio. Ill'òmo: quell'uomo
llu
pron. dim. = quello (f. lla). Es.: llu mia.
lluccà = gridare
{urlare.
llùccu
sm. = grido {urlo.
lòcco
sm. = allocco {fig.: stupido, sciocco, goffo. {Si un lòcco: Sei uno stupido.
lócu
sm. = luogo {fig. non troà lócu: non avere pace.
lòffa
sf. = peto sm. (emissione di

gas intestinali).
lògge sf. = loggiato
lòggia
sf. = loggia
lòggia sf. = portico sm.
longhezza
sf. = lunghezza
lonza
sf. = lonza {Modo di dire: èsse un lonzó: essere grande e grosso.
lora
pron. pers. di terza pers. pl. = loro {come agg. o pron. poss. lora viene sostituito da sua: Es.: 'A casa sua (la loro casa), è 'a sua (è loro).
lu pron. pers. = egli {lui.
lu pron. pers. m. di terza p. s. = lui {egli.
lùcciula
sf. = lucciola
lucerta
sf. = lucertola
luma
sf. = lucerna sm. (a olio)
lumaca
sf. = lumaca
lumacó
sm. e agg. = lumacone {Modo di dire: èsse un lumacó: essere lento; avere occhi grandi.
lume
sm. = lume (a petrolio)
lumì
sm. = lumino

lumu sm. = lombo. Es.: M'è cascati gió i lumi: Mi dolgono i lombi.{Fasse tirà su i lumi: andare da un guaritore per farsi curare la lombaggine.
lumu
sm. = rene {i lumi: i reni {lombi.
lungu, longo
agg. = lungo. Es.: un filu lungu: un filo lungo. Ó filo è troppo longo: il filo è troppo lungo.
lunnidì
sm. = lunedì
lupa
sf. = spartineve sm.
lupì
sm. = lupino {fig. callo {aé un lupì su un piède: avere un callo in un piede.
lupu sm. = lupo
lurdu
agg. = lordo
luscenà, lampejà = lampeggiare
lùscinu, lampu
sm. = lampo
lussu, lusso
sm. = lusso
lustro sm. = lucido (da scarpe)
luta sf. = scintilla {da u fócu se arza 'e lute {fa' 'e lute: correre velocemente.

I macélli.

    "Là i Carcinà", ora Via Oberdan, proprio in fondo sulla sinistra, all'incrocio con Via 30 Giugno, c'è un fabbricato piuttosto malridotto, guarda caso, a forma di cassa da morto. Lì una volta c'era il mattatoio comunale, "i macélli", dove in alcuni giorni della settimana si macellavano mucche, vitelli, manzi e altri animali di grossa taglia per le due macellerie di Filottrano che ora non esistono più. Una, gestita da Adorfo déa Mora (Adolfo Zepponi) e da suo fratello Alderico (Finfirì), stava "sotta 'e Logge" nel locale attualmente adibito ad ufficio di Polizia Urbana, l'altra, di proprietà di "Angiulì de Paesà" (Angelo Paesani), si trovava "suppe 'r Corso" dove ora c'è il negozio di oreficeria di Santarelli.
    Adorfo o Finfirì e Angiulì una volta la settimana, col calesse, andavano a visitare le stalle, ogni contadino ne aveva una, per scegliere i più bei bovini in vendita e li acquistavano. I contadini, il giorno stabilito, li portavano "sui macélli" dove alcuni addetti li macellavano. Specialmente in estate, la porta del mattatoio restava aperta e spesso noi bambini ci fermavamo a guardare nonostante cercassero di allontanarci. Non era uno spettacolo edificante; già sulla porta si sentiva un terribile odore di carne morta che ci faceva rabbrividire. L'animale designato veniva legato per le corna e l'uomo più robusto, roteando una grossa mazza di ferro pesante diversi chili, gli vibrava con tutta la forza una gran botta in mezzo alla fronte. Si sentiva un rumore sordo e la vittima stramazzava a terra. A volte una sola mazzata non bastava e la cosa era ancor più straziante. Poi con un lungo coltello infilato nel collo gli si recideva un'arteria. Il sangue usciva a fiotti; ce n'era dappertutto: sui grembiuli e sulle braccia degli operai, sui muri, sul pavimento ove scorreva a rivoli verso la fogna, sui lunghi coltelli e sulle mannaie.     Era impressionante; qualcuno di noi  non resisteva e se ne andava.     C'era spesso qualche povera donna che si presentava con un tegame per avere un po' di sangue da portare a casa per cucinarlo o per farne bere un bicchiere ad un malato perché gliel'aveva ordinato il dottore.


Home page

Torna a Tabella

Prosegue a M

Copertina | Regole | Indice | Pagina dei Visitatori