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Roswell: 
scoop 
o bufala?

        Al caso Roswell è legata un’altra misteriosa vicenda, che ha fatto discutere forse più dell’evento stesso. Stiamo parlando del filmato relativo all’autopsia del presunto alieno: uno di quelli che si sarebbero schiantati a Roswell nel 1947. Grande scoop o grande bufala? Il video ha fatto il giro del mondo, suscitando polemiche e accesi dibattiti di scienziati e non solo.

Ne è derivato un vero e proprio putiferio. E poteva ben immaginarlo Ray Santilli, il celebre documentarista inglese, quando nel 1995 dichiarò di aver acquistato negli Stati Uniti un filmato unico al mondo: una serie di pellicole conservate gelosamente per quasi cinquant’anni da un ottantatreenne ex cineoperatore militare di nome Jack Barnett. Nelle preziose immagini, a suo dire, era testimoniata l’autopsia di un alieno recuperato dall’esercito americano.

L’anziano ex cameraman raccontò di essersi recato, per ragioni di servizio, nel giugno 1947 a sud-ovest di Socorro per riprendere un velivolo spia russo precipitato. Ma giunto sul posto scoprì che quanto doveva documentare era un incidente Ufo. Filmò tutto, il disco arenato nel terreno e i rottami all’interno di una tenda militare. Un mese dopo fu mandato a Fort Worth (Dallas) per riprendere due autopsie effettuate sui corpi degli alieni. Sviluppò le pellicole e fece una prima spedizione a Washington. Ma la successiva parte del materiale non fu mai spedita.

Solo nel 1995 vennero proiettati i filmati, che naturalmente Santilli riuscì a vendere a tutte le televisioni del mondo. Anche in Italia si pagarono cifre da capogiro per assicurarsi lo scoop. La spuntò Rai Due, diffondendo la seconda autopsia (la più famosa) nella trasmissione «Misteri» il 16 e 17 ottobre. Ma che fine fece la prima delle due autopsie? Venne inizialmente proiettata a un ristretto numero di persone, per essere poi venduta a un facoltoso collezionista tedesco che non l’avrebbe mai divulgata.

Ma veniamo al filmato. Su un tavolo autoptico, in una sala apparentemente asettica, è disteso un essere misterioso, che sembrerebbe non del tutto umano. Ha una testa molto grande, occhi enormi e ricoperti da una sorta di pellicola nera, è glabro e privo di capezzoli e ombellico. Ha la gamba sinistra carbonizzata, e possiede sei dita per mano e altrettante per piede. Si può intravedere una piccola vagina, ma mancano gli attributi femminili secondari. Di statura è molto piccolo. Presenta un vistoso rigonfiamento della pancia.

I medici, protetti da tute ingombranti, iniziano a esaminare il cadavere. L’orologio in sala segna le 10 e 06. Il torace viene aperto con un’incisione e vengono estratti diversi organi interni (adesso sono le 10 e 30). Viene aperto il cranio e prelevato il cervello. Il cineoperatore si muove di continuo, e la telecamera perde la messa a fuoco ogni volta che inquadra il corpo da vicino. Nessun organo assomiglia a quelli umani. Cervello compreso. Le riprese finiscono alle 11 e 45. Il filmato, diviso in varie tranches, dura 21 minuti. L’autopsia, dal momento del primo taglio, un’ora e un quarto.

Si tratta davvero di uno dei cadaveri extraterrestri che sarebbero stati ritrovati a Roswell? O è tutto frutto di un’abile macchinazione speculativa? I detrattori e i sostenitori della veridicità si fronteggiano da anni. Le polemiche di scienziati e ufologi sul caso compaiono anche su internet. A quando la verità?
 

High tech
Uno dei materiali ritrovati dopo l’ufo crash di Roswell suscitava meraviglia. Era di colore grigio argentato. Veniva descritto come un foglio di metallo impossibile da piegare, curvare e arrotolare. Inoltre ritornava alla sua forma originale. Vi immaginate le applicazioni di un tessuto con queste caratteristiche? Farebbe la fortuna di chiunque ne fosse in possesso. Non solo, le sue capacità di resistenza agli strappi e tagli hanno dell’incredibile e sfidano qualsiasi tipo di tessuto fino ad oggi conosciuto. Se si provava ad allungarla, la fibra si ritraeva velocemente e i fili si orientavano tutti nella stessa direzione. Tessuto o metallo? Il mistero rimane…
 

Articolo del "The Herald-Sun"  Durham, N. C.,  16 Giugno 1996
 
 

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Luke the CHALLENGER