Le sue braccia mi hanno stretta... i suoi occhi mi hanno fissata e... le sue labbra hanno parlato di me.
 
Una Notte Movimentata
 
 
Oscar piangeva, la testa abbandonata sulle braccia. Era fuggita dal ballo, dalle braccia di Fersen. Sola, nel buio del giardino di Versailles, non riusciva a fermare le lacrime. Piangeva la fine del suo amore per Fersen.
Le lacrime e i singhiozzi le impedirono di sentire l'uomo che si avvicinava alle sue spalle. All'improvviso le fu addosso. Le teneva una mano sulla bocca per impedirle di gridare, ma egli non aveva certo pensato di trovarsi davanti qualcuno con lo spirito di Oscar. Fu questione di pochi secondi, per il Cavaliere nero, ritrovarsi per terra. Colto di sorpresa da una reazione che non si aspettava assolutamente non riuscì a reagire in alcun modo.  Il Cavaliere nero si volse e fuggì nel buio, allontanandosi dal palazzo.
Oscar stava per corrergli dietro, e l'avrebbe certamente fatto se non fosse stato per i tacchi e l'orlo del vestito da sera. Non poteva certo correre quanto il Cavaliere nero vestita a quel modo.
Mentre sollevava con una mano il bordo dell'abito di seta bianca per impedire che la facesse inciampare nella sua corsa, delle voci attirarono la sua attenzione. Venivano dalla terrazza del palazzo, alle sue spalle. Qualcuno aveva notato la sua colluttazione col Cavaliere nero. Le dame, agitate per la presenza del famoso ladro, urlavano
"Da questa parte!"
"Ho sentito un rumore..." e ancora
"Ho visto un ombra che correva."
Gli uomini correvano per il giardino seguendo le indicazioni delle dame, chi indicava a destra, chi diceva invece a sinistra... una confusione incredibile si diffuse per il giardino.
Oscar si nascose in un angolo più buio, non voleva che la vedessero, non voleva correre il rischio di rincontrare Fersen. Non dopo il modo in cui era fuggita da lui. Era appena riuscita a convincersi che poteva rinunciare a lui, non poteva trovarselo di fronte ora.
All'improvviso una voce decisa sovrastò le altre. Oscar conosceva quella voce da quando era nata, era la voce di suo padre.
"Non è possibile, mio padre non è a Versailles!"
Oscar aveva scelto quel ballo perché era certa che suo padre fosse lontano col suo reggimento, doveva essere in Lorena.
"Come mai è qui? Se mi vede... mi riconoscerà!"
Oscar si allontano di corsa, per quanto le permetteva il suo abbigliamento, dal palazzo. Correva verso il folto di un boschetto poco lontano, inciampando ogni tanto nella lunga gonna, il cui orlo si stava bagnando ed infangando sull'erba del sottobosco.
Era ormai senza fiato per lo sforzo di correre con quel corsetto attillato, quei tacchi alti, quell'abito pesante, quando si rese conto di essersi lasciata alle spalle la voce di suo padre. Rallentò tranquillizzata, cercando di determinare in che punto del parco si trovasse esattamente. Era quasi arrivata dall'altra parte del boschetto.
"Sono stata talmente stupida a correre in questo modo, avrei anche potuto imbattermi in ..."
Il pensiero si interruppe a metà ...
"soldati!"
Due diverse pattuglie della guardia reale si dirigevano nella sua direzione, evidentemente cercavano ancora il Cavaliere nero.
"Cosa posso fare?"
Oscar non ebbe il tempo di formulare un pensiero due mani forti la afferrarono alla vita e le chiusero la bocca. In un istante si trovò dietro un grosso albero, l'uomo che la teneva prigioniera dietro di lei, le sue braccia strette attorno a lei. In quel momento le due pattuglie di guardia si incontrarono esattamente ove lei era poco prima. La voce del padre di Oscar risuonò di nuovo
"Allora, l'avete trovato?"
"Come è possibile? Questo Cavaliere nero non può certo essere sparito nel nulla!"
Due labbra soffiarono delicatamente nell'orecchio di Oscar.
"Sssh."
Solo allora Oscar si rese conto di essere tra le braccia di Andrè. Lentamente voltò la testa per cercare di vederlo in viso. Andrè allora tolse la mano dalla sua bocca, con lentezza indicibile, le accarezzò per un attimo le labbra rosa con la punta delle dita, le scostò una ciocca di capelli dal viso, poi abbasso la mano. Allentò la stretta con cui le serrava la vita. Oscar si volse verso di lui. La seta della gonna frusciava lievemente contro la stoffa dei pantaloni di Andrè.
"Cosa ci fai qui?"
Era solo un sussurro, ma erano talmente vicino che era impossibile che Andrè non lo sentisse. Lui si portò solo un dito alle labbra, indicandole con un gesto che suo padre era ancora a pochi passi, era più prudente fare silenzio.
Purtroppo la prudenza di Andrè non fu sufficiente a nasconderli allo sguardo del generale Jarjayes. Una improvvisa folata di vento fece volare la gonna dell'abito di Oscar, il suono della stoffa che svolazzava nel forte vento fece girare il padre di Oscar, che si diresse verso l'albero.
"Chi và là?"
Oscar guardo' Andrè in viso, cercando una soluzione, sperando in una via di scampo. Quando il generale era ormai vicino, mentre ancora l'albero li nascondeva ai suoi occhi, Andrè prese Oscar per la vita, la fece girare, e la spinse con le spalle contro il tronco dell'albero. Un braccio di Andrè, appoggiato all'albero all'altezza dei loro volti li nascondeva in parte allo sguardo del generale. Fece voltare il viso di Oscar lievemente nella direzione opposta a quella da cui veniva il padre, quindi la sua mano scese dal volto di Oscar alla sua vita. Volse il suo viso verso quello di Oscar, strinse di più l'abbraccio, poi sussurrò sulle sue labbra
"Non parlare e abbracciami."
Oscar avvolse le sue braccia attorno al collo di Andrè nello stesso istante in cui suo padre voltava attorno all'albero. Le loro labbra rimasero vicine al punto che quasi si baciavano, ma ancora no. Per tutto il tempo, pochi secondi o un'eternità, Oscar tenne gli occhi chiusi, serrati più stretti che poteva. Sentiva il respiro caldo di Andrè sulle sue labbra. Perchè proprio ora le tornava in mente quel bacio a Parigi? Si sentiva le guance avvampare e benediceva il buio grazie al quale non si notava il suo rossore.
Il generale alla vista dei baci appassionati dei due amanti tornò rapidamente indietro per la sua strada, urlando ai soldati di continuare a cercare.
Ancora un istante, solo un altro, e l'abbraccio si sciolse, i loro visi si allontanarono.
"Come è stato il ballo?"
"Bello..."
"Ti ho vista..."
Cosa voleva dire? Ti ho vista con lui? Ti ho vista fuggire? Cosa? La frase rimase a metà... come sospesa nell'aria.
"Vieni ti accompagno a casa, la carrozza è poco lontano."
A queste parole Andrè la spinse in direzione della rimessa, sostenendola lievemente, un braccio dietro la sua schiena. Riattraversarono tutto il boschetto, evidentemente la ricerca doveva essersi spostata altrove. Oscar continuava a sentirsi le guance avvampare... forse se lui non fosse stato tanto vicino... Procedevano in silenzio, lentamente per non fare passi falsi nel buio. Dopo parecchi minuti iniziarono a sentire il suono dell'orchestra. A palazzo danzavano ancora, l'alba era ancora lontana. L'agitazione era diminuita rapidamente, così come era iniziata.
La piazza davanti alla rimessa delle carrozze era vuota. Dalle finestre del palazzo si vedevano le coppie danzare. Oscar si fermò al centro della piazza, Andrè era pochi passi avanti a lei. Lo poteva vedere alla luce che filtrava dalle finestre del palazzo. All'improvviso, mentre fissava la sua schiena ampia, non resistette all'impulso di chiamarlo.
"Andrè... "
Lui si voltò a guardarla. Una marea di pensieri invase la mente di Oscar.
"E' venuto per me... è venuto per proteggermi... come sempre... anche da me stessa."
L'attacco di un minuetto giunse a loro dalla sala da ballo. Le parole le uscirono di bocca prima ancora che Oscar avesse formulato il pensiero, sorprendendo anche lei.
"Vuoi ballare?"

Fine.

                                                                                                                                                           Monica
 
 

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