Un Inganno
4° parte
 

<<Signore, posso fare ancora qualcosa per voi?>>
Jean Paul stava ancora guardando fuori dalla finestra. Per tutta la sera non aveva fatto altro, da quando l’aveva seguita con lo sguardo salire a cavallo, da quando le aveva sentito pronunciare quelle parole.
«Andiamo, Andrè, questo posto mi da la nausea»...
Anche se faceva fatica ad ammetterlo, l’aveva ferito.
Ma non nell’orgoglio, non nel suo amor proprio; l’aveva ferito...nei suoi sentimenti.
Si era chiesto mille volte se fosse veramente innamorato di quella donna, oppure se il suo accanimento nel volerla possedere fosse dettato solo dal fatto che lei non ne voleva sapere, ed era peraltro la prima volta che gli succedeva.
Generalmente era lui che faceva fatica a scrollarsi di dosso le donne...ma per tutti c’era una prima volta.
<<No, grazie Baptiste, puoi ritirarti>>
<<Come il signore ordina. Buonanotte signore>>
<<Buonanotte Baptiste, almeno per te...>>
Che fare? Rivolgersi alla «magia» di Cagliostro? Lasciar perdere? Eppure...in un modo o nell’altro sentiva che sarebbe stato infelice.
Cosa scegliere? La sua infelicità oppure quella della donna che «amava»?
Ma se sceglieva l’aiuto di Cagliostro, non era mica detto che Oscar sarebbe stata infelice...magari...anche a lei sarebbe piaciuto...
Sbuffando, si avviò verso le scale.
Avrebbe rimuginato tutta la notte, questo lo sapeva, per cui non ne aveva proprio voglia di andare a letto.
Arrivato nella stanza, prese la giacca e uscì. Sellò il cavallo alla bell'e meglio e si diresse verso Parigi.
Voleva solo bere, bere e rimanere solo, magari davanti a un buon boccale di vino una soluzione giusta l’avrebbe trovata...e chissà, magari avrebbe trovato anche compagnia...

La Bonne Table, che nome invitante...
Non appena entrato vide, anche con un po’ stupore, che a quell’ora non era l’unico avventore.
Il posto era frequentato da un sacco di persone: provò a guardarsi attorno e vide alcuni soldati della guardia che facevano baccano in un angolo del locale, ubriachi fradici. Dall’altra parte poi c’erano altre persone che parlottavano sottovoce, quasi temessero di essere scoperti.
Ovviamente Jean Paul non era stupido e l’abbigliamento che aveva scelto non lasciava assolutamente pensare che fosse un nobile, altrimenti guai a lui.
Si avvicinò al bancone e ordinò del vino. Si girò, col boccale in mano e per poco non gli cadde: seduta ad un tavolo, non lontano da lui c’era Oscar e quel ragazzo che aveva visto assieme a lei quel giorno, Andrè, il suo attendente.
Li osservò, pregando in cuor suo che lei non lo notasse. Ma non avrebbe in ogni caso potuto riconoscerlo, i suoi abiti erano diversi e soprattutto non aveva i capelli acconciati come quando era a Versailles. (1) 
Si sentì in qualche modo fortunato, avrebbe potuto guardarla senza essere notato.
Sembrava triste, quasi sconsolata, sembrava avesse mille pensieri per la testa.
E quel ragazzo….sembrava come volerla rincuorare, ma allo stesso tempo anche lui pareva essere in imbarazzo. Era evidente che Oscar aveva bevuto, sembrava assonnata, posava spesso la testa sulla tavola.
Jean Paul si spostò e si avvicinò un poco alla coppia che stava parlando.
Si sedette al tavolo vicino, da solo, e si tirò su il bavero del mantello.
Brandelli di conversazione gli arrivarono alle orecchie: (2) 
<<… a che serve l’amore?>>
<<…..se non porta le persone ad essere felici?>>
Si sentiva un po’ in colpa ad origliare in quel modo, ma la conversazione che stava avvenendo in quel tavolo lo interessava parecchio.
Gli suonava strano sentire Oscar parlare d’amore, lei che era sempre così fredda e padrona di se'.
Ma doveva subire delle profonde battaglie interiori….maschio o femmina? Aveva provato ad amare una donna, ma evidentemente aveva capito che quello non era il suo destino.
<<Oscar, il fatto che ci siano persone che soffrono per amore non significa che l’amore non debba esistere. Si può essere molto felici se si è innamorati.>>
Hai ragione pensò Jean Paul, sorseggiando il suo vino.
Lui si innamorava più o meno tutte le volte che stava con una donna.
Sembrava strano, ma era così.
Si innamorava…e si disinnamorava, come se niente fosse.
Ma  forse non si era mai innamorato veramente….o forse l’amore in realtà era proprio quello.
Non lo sapeva nemmeno lui, forse nessuno lo sapeva.
Si decise a finire il vino. Si alzò e portò il boccale al bancone.
Quando si voltò vide che i due erano usciti.
Anche lui si avviò verso l’uscita del locale.
Quando si chiuse la porta dietro di se’, sentì l’aria fresca della notte sul volto.
Si voltò e si accorse che, nell’ombra, qualcosa si muoveva.
Si sentivano dei sospiri, dei gemiti.
Amico, hai trovato una compagna per stanotte?
Ma…quei capelli biondi….si, erano inconfondibili….lei era…Oscar!
E lui…lui era quel ragazzo che era con lei al tavolo..il suo attendente!
Si baciavano, appassionatamente…
Jean Paul si scoprì furente. Geloso.
Madamigella Oscar, voi vi concedete ad un servo e rifiutate me! Vi concedete ad una donna e rifiutate me! Mi dispiace, ma ora non provo più esitazioni. O io vi avrò con le buone oppure….

Rientrò a casa che era ormai notte fonda.
Salì le scale e si chiuse in camera.
Non prese neppure la briga di svestirsi e si buttò sul letto così com’era.
Era veramente furioso.
Madamigella Oscar, voi vi prendete gioco di me, maledizione!!
Era come aveva sospettato: lei non era affatto omosessuale.
La breve relazione che lei aveva avuto con la marchesina Michelle de Volanges era semplicemente stata un’avventura e niente più.
Ma Jean Paul si rifiutava di credere che Oscar si fosse innamorata di quel ragazzo, quell’Andrè, un servitore! Avrebbe preferito allora vederla tra le braccia di qualche altro uomo, ma almeno di sangue nobile, come lui.
Domani stesso sarebbe tornato da Cagliostro e gli avrebbe portato il documento valido per l’espatrio. Non ci metteva molto a falsificare la firma del padre e il timbro dell’ambasciatore sapeva dove era tenuto.
Si diede dello stupido. Ridursi in quello stato per una donna!
Ma quella era una donna che gli faceva ribollire il sangue nelle vene, che stuzzicava la sua mascolinità.
Basta parlare d’amore! Lei non meritava l’amore di nessuno, meno che meno il suo!
Lei era una femmina che bisognava possedere per ridurla alla ragione, per farle capire che il vero maschio non era lei!
<<Maledizione Oscar de Jarjayes! Io ve la farò vedere! Avete finito di possedere la mia anima! Avete finito!>>
Alla fine, sfinito da tanto pensare, si addormentò.

<<Signore, prego svegliatevi>>
<<Uhm..buongiorno Baptiste...>>
<<Buongiorno signore, ecco il vostro the>>
<<Grazie, ah! Fatemi sellare il cavallo Baptiste, devo andare a Parigi>>
<<Certo signore>>
Poco dopo, col visto per Cagliostro in mano, Jean Paul bussava alla sua porta.
Fu Serafina ad aprire.
<<Oh, mesieur de Prés, prego accomodatevi>>
<<Buongiorno madame, vostro..>>
<<Conte de Prés! Allora vi siete deciso>>Cagliostro comparve da dietro la porta.
<<Mesieur, vi ho portato quello che mi avete chiesto. Ora potrei avere...>>
<<Vi prego, entrate>>
Jean Paul voleva chiudere quella conversazione al più presto perchè era veramente mortificante.
<<Mesieur, vi prego, datemi la vostra “medicina” e non ne parliamo più>>
Cagliostro, come se non lo ascoltasse, prese il foglio di mano a Jean Paul e lo lesse con attenzione.
<<Allora è proprio come pensavo.... - disse - quella donna vi ha stregato>> ed emise una debole risatina.
<<Vi pregherei di darmi ciò che vi ho chiesto>> insistette Jean Paul, sentendosi umiliato.
Cagliostro fece cenno alla moglie e questa sparì nell’altra stanzetta, tornando poco dopo con una bottiglietta.
<<Poche gocce, conte, massimo cinque, mi raccomando>>
<<Bene. Addio>>
<<Arrivederci.....>>

<<Jean Paul...allora...>>
Quella non era una domanda.
<<Non dite nulla Desmond!>>
<<Jean Paul..... - l’amico sospirò e guardò il suo interlocutore con un’aria quasi di compassione, ma cambiò discorso - sapete mia sorella Michelle? Pare sia stata Madamigella Oscar a dirle di sposarsi>>
Si voltò si scatto
<<Come?!>>
<<Già.....proprio lei  - fece una pausa e alzandosi dalla poltrona, si avvicinò alla finestra - a consigliare a Michelle di accettare la proposta di matrimonio del duca de Brissac >>.
<<E’ stata lei....>> ripetè Jean Paul.
<<Questo non vi dice nulla?>> chiese Desmond
<<Mi conferma soltanto ciò che pensavo prima e cioè che Oscar de Jarjayes non è omosessuale, ma comunque già lo immaginavo>>
Desmond lo guardò con aria interrogativa.
<<Ieri sera l’ho vista. Ero uscito per andare a bere del vino a Parigi e l’ho incontrata in una taverna. Era assieme al suo...ad un uomo>>
<<E allora?>>
<<Beh, Desmond, li ho visti “insieme”>>
Il marchese de Volanges strabuzzò gli occhi ed esplose in una sonora risata.
<<Mio povero amico!!! Siete veramente sfortunato allora!!!>>
<<Non ci trovo veramente nulla da ridere! Quella donna mi prende in giro e io non perdono nessuno che si prende gioco di me!!>>
<<Allora volete “punirla” per questo, Jean Paul?>>
<<L’avrò, Desmond, con le buone o con le cattive!>>
<<Ci vediamo domani sera a corte allora>>
<<A domani>>.
 

 Fine 4° parte

(1)  Ok ok. Lo so. I nobili portavano la parrucca invece di acconciarsi i capelli, però sinceramente a me
non piaceva descrivere Jean Paul con la parrucca! Licenza poetica, prendetela così!
(2)  Ringrazio Fiammetta e Laura per avermi concesso di utilizzare questi brandelli di dialogo presi dal
racconto “L’Errore (nella notte tu)” di Fiammetta, presente nel sito di Laura, Laura’s Little Corner
 

                                                                                                                                     Alex
 

 

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