Un Inganno
3° parte
 

Parigi era, già all’epoca, una città immensa.
Se non si conoscevano per bene le strade, c’era veramente il rischio di perdersi. E perdersi per le vie di Parigi per un nobile, a quei tempi, non era una cosa molto salutare...
Le indicazioni di Desmond de Volanges erano state precise, ma gli aveva anche detto che quell’uomo, Cagliostro, cambiava dimora spesso per via dei suoi problemi con la legge.
Era considerato un eretico, adoratore del demonio, veggente, mago e chi più ne ha più ne metta, per cui non poteva fermarsi in un posto per più di un mese, massimo un mese e mezzo.
Desmond gli aveva detto che, l’ultima volta che il suo attendente l’aveva incontrato, era stato non più di quindici giorni prima, c’era quindi speranza che si trovasse ancora in quel posto.
Jean Paul arrivò davanti al portoncino indicato nella piantina.
Entrò.
L’odore di muffa gli impregnò le narici
...sarà pure un ottimo medico ma non mi pare se la passi molto bene...
gli venne l’istinto di andarsene, in fondo chi l’assicurava che quell’uomo fosse una persona fidata e soprattutto non gli facesse perdere i soldi?
Sbuffando fece per uscire quando una vocina femminile lo bloccò:
<<Cercate qualcuno, monsieur?>>
Jean Paul si voltò e vide una donnina di bassa statura, non gli arrivava neppure al petto, che lo osservava con aria interrogativa.
Era molto carina, a dispetto del suo abbigliamento, alquanto trasandato.
<<Madame, io...forse ho sbagliato posto>>
<<Se prima non mi dite cosa cercate, monsieur, non posso aiutarvi>>
<<Cerco un uomo, un...medico>>
<<Siete malato monsieur?>>
Non capiva il motivo di tante domande, se questa donna conosceva Cagliostro, doveva semplicemente accompagnarlo da lui, altrimenti che si facesse gli affari suoi.
<<Madame, non è mia abitudine parlare agli estranei dei miei affari privati. Voi conoscete questa persona?>>
La donna sorrise
<<Avete ragione monsieur, ma mio marito è una persona ......fuori dal comune..e non sempre chi viene a trovarlo desidera semplicemente essere curato da lui, mi capite?>>
Allora era sua moglie!
<<Voi siete Madame...Cagliostro?>> chiese Jean Paul un poco stupito.
<<Mi chiamo Serafina, contessa  Balsamo>>
Contessa....
<<Da questa parte monsieur, mio marito vi attende>>
Sempre più impressionato, Jean Paul seguì quella creaturina così intraprendente (1), provando ad immaginare che aspetto avesse il “medico”.
Serafina lo introdusse in un piccolo appartamento e gli disse di attendere.
Lui sedette sull’unica sedia della stanza, passarono alcuni minuti ma tutto era avvolto dal silenzio e sembrava che non ci fosse anima viva nel palazzo. Provò a guardare fuori dalla porta, ma anche Serafina era scomparsa.
Ho l’impressione che qualcuno si stia prendendo gioco di me! ...Oscar de Jarjayes! Cosa mi tocca fare per voi!
<<Oscar...de...Jarjayes...ma non è il capitano delle guardie reali?>>
Jean Paul trasalì. Si voltò di scatto e vide un uomo sulla cinquantina che lo fissava, appoggiato allo stipite della porta.
<<Il  conte Jean Paul de Prés , se non sbaglio>>
Jean Paul non riusciva a dire una parola.
Come diavolo aveva fatto a...leggergli la mente!!
Non stava parlando ad alta voce, anzi non aveva emesso alcun suono, eppure quell’uomo...
<<Non sforzatevi conte, non fatevi domande a cui io non posso rispondere>>
Pazzesco! Sembrava veramente che Cagliostro riuscisse a leggergli i pensieri!
<<Monsieur...Cagliostro...suppongo>>
<<Supponete il giusto, mio buon amico. Prego, accomodatevi da questa parte.>>
Lo fece entrare in una stanza più piccola; l’unico arredo era un tavolo, una sedia e una poltrona di velluto rosso su cui Cagliostro si accomodò.
Jean Paul si sedette di fronte a lui che prese ad osservarlo con occhi piccoli e cisposi.
<<Allora, ditemi il motivo per cui mi avete cercato>>
<<Se siete così bravo a leggere la mente, monsieur, provate a indovinare>>, lo sfidò Jean Paul.
<<Conte de Prés...io solitamente....curo le malattie..del fisico, non quelle del “cuore”>>
Era evidente che conosceva già il motivo per cui lui era lì.
<<Monsieur - iniziò Jean Paul - mi hanno detto che voi .....potreste aiutarmi>>
<<Forse, o forse no, dipende da voi....>>
<<Da me?>>
<<Jean Paul de Prés, vi interessa così tanto quella donna? No, fermo, non rispondete - disse Cagliostro con un cenno della mano - non ancora, pensateci bene. E’ orgoglio ferito il motivo per cui volete averla o...>>
<<Io...l’amo…>>
<<Ah...l’amore!!! che parola meravigliosa….che sensazioni sublimi…..ma l‘amore, monsieur de Prés, può avere una doppia identità - si alzò dalla poltrona e si voltò verso la finestra - bisogna ponderare per bene…bisogna essere così obiettivi e distaccati da poter discernere…l’amore fa fare strane cose....può anche mettervi - e si rigirò verso di lui - in guai molto seri>>
<<Parlo sul serio, monsieur Cagliostro, io l’amo! Sono pazzo di lei! Devo averla! Non vivo più, non dormo più da quando questo pensiero fisso mi è entrato nella testa!>>
Jean Paul si alzò di scatto e battè i pugni sul tavolo di legno del piccolo studiolo.
<<Ditemi Jean Paul, cosa siete disposto a fare...per lei?>> chiese Cagliostro osservando il suo “cliente”, senza scomporsi e senza lasciar trasparire alcuna emozione.
<<Come?>>
<<Se l’amate così tanto, qualcosa sarete disposto a fare in suo nome>>
<<Ma...non saprei...>>
<<Jean Paul, potrei fornirvi qualcosa, una piccola spinta, che vi possa aiutare col vostro....”amore”, il resto poi dovete farlo da voi, ma...voi dovreste dare a me qualcosa in cambio>>
<< Certo, posso pagarvi quanto volete>> disse Jean Paul finalmente tranquillizzato.
Cagliostro sorrise, enigmatico.
<<Non voglio soldi, non ne ho bisogno>>
<<Allora cosa, in nome di Dio, cosa possiedo che vorreste avere??>>
<<Vostro padre è ambasciatore in Italia vero?>>
<<Si, è a Napoli>>
<<Fornitemi un visto, Conte de Prés, un visto d’espatrio e io vi servirò la vostra “tentazione” su un piatto d’argento>>
<<Mi ci vorrà qualche giorno>> rispose Jean Paul, mentre con la mente andava già al modo di ottenere ciò che l’uomo gli aveva chiesto.
<<Ho poco tempo. Posso aspettare al massimo due giorni>>
<<Due giorni??>>
<<Non di più, e ora se volete scusarmi...>>
Non appena pronunciate queste parole, entrò la moglie Serafina che scortò Jean Paul de Prés fuori dalla stanza.
<<Allora, a presto monsieur>>
Si ritrovò fuori dal palazzo.
Due giorni...in due giorni devo fargli avere un visto d’espatrio...per l’Italia...Jean Paul, ne vale la pena?
Per tutto il tragitto di rientro verso casa si pose mille volte questa domanda.
Cagliostro e la moglie erano persone ricercate e se fosse venuto fuori che lui li aveva aiutati ad espatriare, sarebbe finito nei guai e un soggiorno alla Bastiglia non gliel’avrebbe tolto nessuno.
E tutto per cosa? Per una donna che lo rifiutava?
Desmond de Volanges aveva ragione. Doveva lasciar perdere, il gioco non valeva la candela.
C’erano così tante donne pronte e contente di infilarsi sotto le coperte con lui, perchè fissarsi su una che, tra l’altro, era anche omosessuale?
Con questi pensieri arrivò a casa.
Lo accolse il maggiordomo e gli disse che nel salotto c’era un ospite che l’attendeva.
Tale fu il suo stupore quando vide che si trattava proprio di Madamigella Oscar Francois de Jarjayes.
Lei, non appena lo vide entrare, si alzò in piedi, il suo volto non mostrava tracce di imbarazzo.
Jean Paul sentì che il suo cuore aveva accelerato i battiti e si diede dello sciocco.
Non gli era mai capitato di provare tutte quelle emozioni per una donna e tutto ciò era terreno inesplorato per lui.
<<Oscar de Jarjayes! Restate comoda vi prego, scusatemi se vi ho fatta attendere>>
Non sapeva cosa dire, le parole gli morivano in gola, sembrava un ragazzino spaurito davanti al maestro.
<<Conte de Prés, sono stata incaricata direttamente da sua altezza reale la principessa Elizabeth di invitarvi al prossimo ballo di corte>> disse lei, senza accennare il minimo saluto.
Jean Paul però notò che lei, con una mano, si tormentava l’elsa della spada, l’unico movimento che tradiva il suo nervosismo.
<<Il prossimo ballo di corte? Quando?>>
Lui conosceva benissimo la data del ballo, ma doveva prendere tempo perché non voleva che Oscar se ne andasse subito.
<<Martedì prossimo. L’ultimo giorno di carnevale>>
<<Un ballo in maschera allora!>>
Oscar taceva, la sua espressione era impenetrabile, ma lui riuscì lo stesso a leggervi un leggero fastidio, come se non vedesse l’ora di uscire.
<<Grazie per l’ambasciata Madamigella Oscar, dite alla principessa che sarò lieto di presenziare.>>
Osservandola, le tornò alla memoria la scena pazzesca a cui aveva assistito a casa di Desmond de Volanges e la sua espressione mutò.
Oscar sembrava aver letto nei suoi pensieri, ovviamente non poteva immaginare quali erano esattamente, ma non le riuscì difficile indovinare che quell’uomo la desiderava.
E molto anche.
Era il momento quindi di concludere quella penosa (per lei) visita.
<<Bene conte, ho terminato il mio compito, vi saluto>>
<<Aspettate Oscar, vi prego, solo un momento! Posso offrivi da bere?>>
Lei cortesemente, rifiutò.
<<Bene, ma vi prego non andatevene subito, sedete ancora e fatemi un poco di compagnia. Sono sempre solo in questa casa e….>>
Oscar si spazientì e lo interruppe.
<<Conte de Prés, come vi ho già detto una volta, vi pregherei di lasciarmi stare, di togliervi dalla testa ogni più recondito pensiero che avete nei miei riguardi. Non sono la persona adatta a voi ne’ voi siete quella adatta a me>>
Il ragazzo si accomodò meglio sulla poltrona e, con espressione mesta e quasi imbronciata le disse <<Lo so benissimo Oscar, lo so benissimo, voi...voi amate già qualcun altro vero?>>
Si rese conto di aver un poco esagerato e sollevò gli occhi per incontrare i lampi di fastidio in quelli azzurri di lei che, arrossendo, gli lanciò uno sguardo che avrebbe incenerito chiunque.
Era la prima volta, pensò Jean Paul, che lei, con quel lieve rossore, tradiva il suo essere donna. Ma durò pochissimo, giusto il tempo concesso a lui di imprimersi nella mente l’espressione imbarazzata della ragazza.
<<Non parlo di questioni personali con voi, conte, meno che mai di argomenti come questi!>> aveva riacquistato il sangue freddo.
Jean Paul si alzò di scatto
<<Non sapete l’effetto che mi fate, Oscar!>>le disse lui, ignorando le sue parole.
Così dicendo si avvicinò a lei e lentamente la prese per le spalle.
<<Vi ordino di lasciarmi!>>il tono di lei era perentorio.
<<E io vi ordino di sedervi>>il tono di lui era calmissimo.
<<Non accetto ordini da voi!>>
<<Ne’ io da voi, tanto meno in casa mia>>
Sembrava che lui fosse lo scoglio e Oscar il mare che ci sbatte sopra con fragore, senza però smuoverlo di un millimetro.
La calma e la tempesta.
Jean Paul la sovrastava, ora, di almeno una spanna.
<<Oscar, vi prego, io non voglio farvi del male, siete la persona più cara per me. Lo sapete, vero?>>
<<Vi ordino di lasciarmi! >> ripetè lei calmissima, in un sibilo.
Erano vicinissimi ma lei non abbassava lo sguardo.
Altera, impenetrabile. Non l’aveva mai vista così.
Era di una bellezza sconvolgente e il pensiero di averla gli fugò, a quel punto, ogni suo dubbio circa Cagliostro e la sua proposta.
Doveva possederla, anche solo per una volta, ad ogni costo.
Piano piano la stretta di lui si fece più morbida e lei ne approfittò per liberarsi, con uno strattone.
<<Conte de Prés, ricordatevi, mettetemi le vostre sporche mani addosso un’altra volta e vi ritroverete la mia spada conficcata nel cuore, ammesso e non concesso che ne abbiate uno!>>
Lui non rispose, ma la seguì mentre si allontanava col suo solito passo da militare.
Fuori ad aspettarla c’era il suo attendente che, prontamente, gli porse il cavallo.
Jean Paul riuscì ad udire solo questo:
<<Andiamo Andrè, questo posto mi da’ la nausea>>.

 
 Fine 3° parte
 
 

(1) Stando alle cronache, la moglie di Cagliostro non era esattamente come l'ho descritta io, tutt'altro: era una donna alta circa 1.70, bionda e bellissima. Mi sono concessa una cosiddetta "licenza poetica"...^^
 
 

                                                                                                                                     Alex
 

 

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