Nota dell'autore e della webmaster:
Attenzione!!!!! La storia che vi apprestate a leggere non è per tutti i gusti e soprattutto non è per bambini. Contiene situazioni particolari e parole forti che non tutti posso digerire. Grazie
 
 
Spasmi
 
Le sue labbra scorrevano, umide e calde, su su lungo il bacino, oltrepassavano le costole fino a fermarsi, come esauste, fra il solco tra i seni.
Prese ad accarezzarle quello sinistro, a giocherellare con la sua areola passandoci il polpastrello dell'indice grassoccio a mò di compasso, fino a farle ergere come un monte nato dal mare quel capezzolo sì turgido e languido che una sola cosa chiedeva.
Di essere succhiato, strizzato...preso.
I ricordi di lei bambina...ecco, rieccoli come d'improvviso balenarle davanti...
ancora loro, così tristi, così rozzi...poveri, deprimenti...

Glieli afferrò entrambi, li strinse affondandovi le grosse dita.
Lei gemette. Le stava facendo male....ma preferiva che pensasse il contrario, udendola gemere a quel modo...era meglio, molto meglio così...

..Crescere poveri, in mezzo alla sporcizia delle strade, alla villanìa della gente...quella plebaglia...
Lei NON ERA come loro...
Non voleva esserlo, e "se anche" il destino si fosse accanito per farla nascere in mezzo a tutti quei morti viventi ,
beh, allora tanto valeva ribellarsi a tutto quel putridume, destino in testa, giusto?
Certo.
Voleva.
Doveva.

Le infilò una mano fra le cosce impudicamente allargate, pronte ad accogliere chiunque in quell'istante. Qualunque essere, dal più celestiale al più bieco avrebbe avuto libero accesso al quel paradisiaco rifugio infernale che giaceva sotto a quella peluria corvina.
Premette con forza le dita contro il suo sesso.
La schiena le si inarcò; il seno rimasto libero dalla presa sobbalzò,  pallido e generoso, ricadendo sul torace ove si ripose.
Fuori, intanto, la luce della luna piena illuminava tutta la campagna francese. Frutteti, vigne, strade sterrate...qualche grillo faceva udire il suo richiamo ipnotico, tribale, ossessivo.

<< ..Mamma, cosa c'è da mangiare oggi? >> le chiedeva ogni giorno.
<< ..patate. >>
..sempre quella risposta.
Sempre...quella...risposta.

Le cinse i fianchi, accomodandosi fra le cosce già aperte.
La penetrò con la leggiadrìa di un elefante che cade giù da un ponte e si schianta al suolo. "Che amante...", si disse...Non stette a chiedersi quanti migliori di lui avessero in precedenza varcato la sua soglia di carne ed essersi poi potuti fregiare del titolo di "grandi amatori"...Non poteva mettersi a contarli, si sarebbe fatta troppo male...troppo...troppi.

<< ..Jeanne. >> la chiamava la madre, con quella voce roca, malata.
Era sempre malata, sua madre.
Non riusciva a ricordarla un sol giorno in buona salute.
<< Sì? Che c'è? >> sospirava; già sapeva cosa le avrebbe detto.
<< Perchè non sei andata a dare una mano alla sarta, ieri sera? Me l'avevi promesso, non ricordi? Lo sai che qui ci vogliono soldi, altrimenti come faccio a tirare su te e tua sorella? >>
<< ..Non mi va. >>
metteva su il broncio, si appoggiava con la schiena allo stipite della porta e fissava il pavimento.
Tutte le volte la stessa storia.
Le stesse frasi.
Le stesse risposte.
<< La fa comoda lei! "Lei" non lavora..."lei". Si crede una principessa che non deve sporcarsi le mani...Ecco!
Guarda tua sorella quanto si da da fare per portare a casa un pò di Luigi almeno da tirare avanti!
Le hai visto i calli che ha nelle mani? >>
<< ..Se lo fa vuol dire che le piace... >>
A quest'ultima frase seguiva il classico schiaffo a mano aperta in pieno viso che le lasciava il segno per un giorno intero.
Sempre...così.

La stava sbattendo come un animale; grugniva, ansimava, latrava quasi. Non che fosse quella gran bellezza, per altro.
Il ventre, che definire pingue era un eufemismo, sobbalzava in su e in giù come un mappamondo impazzito sopra a quello piatto di lei, rendendo lo spettacolo agli occhi di un possibile voyeur di passaggio, più il connubio fra la bella e la bestia che fra due amanti galeotti. Se a questo poi si andava ad aggiungere che, matematicamente, ogni tre rantoli e due grugniti si metteva pure a sbavare...il quadro era completo, no?

Una nobile.
Voleva essere una nobile.
Voleva "diventare" una nobile.
Come se "essere nobili" equivalesse ad indossare un vestito che d'improvviso, come per magia, potesse tramutare il disgraziato in un semi-dio o qualcosa del genere.
Ebbene, nella sua testa, forse, proprio quel pensiero era quello che le balenava di più da un pò di anni a quella parte.
Il problema era che nessuno era mai riuscito a distoglierla da quelle sue idee, nessuno era mai riuscito a farla ragionare riguardo al suo reale status, al suo reale "perchè" nella vita, al "perchè" del fatto che lei fosse al mondo, in quel posto, in quel momento.
..Ma a fare che, di grazia?
A chiedere forse l'elemosina tutti i giorni, giorno dopo giorno...?
E per andare poi "dove", a forza di chiedere elemosine?
Da nessuna parte. Ecco dove.
Da...nessuna...parte.

<< ..Ah! >>
<< ..G-Godi ..pu..put..tanella?...Ti..Ti piiiacee, eh-h? >> in quei momenti gli veniva la voce catarrosa. Pure.
Qualche gemito doveva pur farglielo, poverino...con tutto quel moto, tutto quel gran daffare che si dava per renderle noto che uno stallone di razza come lui era raro (per fortuna...) da trovare da quelle parti, era il minimo. Un pò come la carota all'asinello dopo che ti ha portato per mezza campagna un carretto pieno di ortaggi.
C'era solo da sperare che non durasse ancora troppo a lungo perchè...le stava venendo sonno. E sbadigliare di fronte ad un uomo tutto infoiato, sudato e ringalluzzito che stava dando il meglio del meglio del meglio delle sue prestazioni degli ultimi
anni, non le pareva la mossa più azzardata da fare.
Casomai le si smontava in quattro e quattr'otto, e dopo le toccava "rianimarlo" con altre cure, e allora si poteva andare avanti per tutta la notte, vista la bassissima sensibilità del suo ormai stanco organetto sessual strimpellante.
E poi le pesava così, tutto addosso...uno strazio. Uno strazio.

Uscire dalla massa; riscattarsi e tornare fra i nobili.
Quello era il suo posto.
Non la plebe, non Parigi. Ma Versailles, la corte.
L'etichetta alla villanìa.
I nobili ai plebei.
La Fama e la Ricchezza alla povertà più misera e nera.
Questo era il cambiamento a cui voleva arrivare, infine.
Quella era la vita che voleva per sè, e solo per sè, da quel momento in poi...basta povertà, basta problemi per trovare da mangiare giorno dopo giorno...basta con..

<< ..OOoohh!! ..Me ne vengo, mia signoraaaaAAAHHH...!!! >>
Fatto.
Era durata anche il giusto. Ed era riuscita a non sbadigliare.
Ottimo.
Lei piegò il volto sulla destra, appoggiando la guancia sulla federa; osservò da quell'angolazione tutta la stanza; oggetti, quadri, mobili, la sedia su cui era deposta la tonaca color porpora...
Il cardinale de Rohan si stava scostando dall'abbraccio delle sue lunghe e sinuose gambe, ancora affannato e paonazzo.
Diede due, tre, quattro, cinque colpi di tosse affinchè il tono di voce gli tornasse il più possibile vicino all'umano.
Ci riuscì quasi.
<< ..Avete goduto anche voi, mia cara Jeanne? >> le chiese.
Lei lo fissò; accennò un sorriso più consono al killer che stà per premere il grilletto, piuttosto che ad un'appena amata damigella.
<< ..Non vi potete immaginare quanto, caro il "mio" cardinale... >>
Quello, come sempre, ci cascò in pieno.
<< Noto con piacere - aggiunse non pago della figura da idiota che stava recitando agli occhi di lei - che di volta in volta un certo, come dire.. ecco.."nonsochè", aumenti fra noi due, come a sottolineare l'enorme bagaglio di interessi che ci accumuna e ci spinge anche a..ad, diciamo, ecco, ad incontri a-anche di questo tipo, ecco... >>
Lei lo fissava. Era ancora completamente nuda, il sesso scoperto e ancora bagnato che stava a prender aria, in bella vista di sua eccellenza il quale, rivestendosi, pareva più nudo della sua amante, tanto si vergognava d'essere visto.
<< Siete un vero stallone, cardinale. Lo sapete? >>
Quello si schernì, più intimidito di un bambino, e quindi ancor più ridicolo. La luce della luna gli faceva risplendere l'enorme ventre mentre si infilava la camicia decorata coi merletti. Coperto, quel ventre, pareva comunque enorme.
Jeanne si portò una mano sul sesso, coprendolo.
Si chiese cosa le facesse più ribrezzo, se il cardinale de Rohan che si sbatteva la giovane ed arrivista Jeanne Valois de La Motte, o piuttosto la giovane arrivista Jeanne Valois de La Motte che si portava a letto quella palla di lardo del cardinale, grufolante e bavoso al culmine dell'estasi.
Si mise a ridere; rise forte, incurante che qualcuno la potesse udire, là fuori.
..E intanto una lacrima le scese giù dall'angolo di un occhio...
 

 

                                                                                                                                                                        Marco

 
 

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