Nota dell'autrice. I personaggi naturalmente non mi appartengono, ma sono felice di averli potuti prendere in prestito per potere dare sfogo alla mia fantasia.
Ringrazio con tutto il cuore Alex e Monica, due amiche speciali ed insostituibili che, come sempre, mi hanno incoraggiato, aiutato e sostenuto nei miei “bricolage mentali”.
Grazie ragazze!
Ed un grazie speciale anche a chi leggerà questo racconto. E poi dicono che non esistono più persone coraggiose.  ^_^;
 
Solo
3° parte - finale
 
 
Oscar ringraziò il cielo di questa dipartita.
Non avrebbe saputo cosa dirgli.
Aveva ragione, non aveva mai considerato la solitudine di André.
Fino a poco tempo prima aveva pensato che André fosse felice e spensierato.
Lo aveva spesso anche invidiato per questo.
E quei suoi silenzi, che ora dicevano molte cose, sembravano fare semplicemente parte del suo carattere, del suo modo di essere.
Se solo una volta, una volta sola, in più di venti anni, lo avesse realmente guardato negli occhi, avrebbe potuto capire..
Egoisticamente, e forse anche volutamente, non aveva guardato, perché se lo avesse fatto, si sarebbe resa conto che lei, in fondo, sola non lo era mai stata.
Ora sentiva realmente di odiare se stessa, ma come aveva potuto…
In quel modo aveva scaricato su André tutte le proprie sofferenze.
Era come tutti quegli altri nobili che lo avevano visto e trattato come un soprammobile.
Anzi, era la prima della lista.
Solo ora capiva che, egoisticamente, aveva sempre pensato che qualunque cosa avesse detto o gli avesse fatto, André sarebbe stato lì per lei.
Vederlo arruolato nei soldati della guardia aveva confermato questa sua convinzione, così aveva perseverato.
Ne aveva avute di occasioni per dirgli quanto tenesse a lui.
Quando i suoi commilitoni lo avevano pestato a sangue, avrebbe potuto stringerlo a se e dirgli quanto le facesse male vederlo soffrire; dopo essere stati assaliti dalla folla a St. Antoine avrebbe potuto abbracciarlo e dirgli che si era sentita morire all’idea di perderlo, ma non lo aveva fatto.
Aveva dato per scontato che lui capisse.
Aveva dato per scontato André.
Ma anche lui aveva un cuore che poteva sgretolarsi, trasformando l’amore in odio. Ora solo questo le rimaneva di lui.
Aveva tanto sperato che fosse ancora possibile chiarirsi, in fondo sarebbe bastato parlare, come non era più capitato.
Era difficile credere che ormai fosse troppo tardi, ma non le rimaneva che accettare questo nuovo André che lei stessa aveva creato.

Nelle settimane seguenti non era cambiato quasi nulla.
André continuava a rimanere rinchiuso in quel guscio di solitudine.
Forse ora era anche peggio, perché se prima era una solitudine ricercata per rabbia, ora era dettata dalla rassegnazione.
Non era riuscito a diventare completamente insofferente nei confronti di Oscar, vedeva la sua tristezza, non poteva ignorarla.
Nessuno può smettere di amare a comando.
Ma non si sentiva più in grado di esserle d’aiuto.
Sapeva che annullarsi di nuovo per lei, totalmente, come aveva fatto fino a poco prima, ora non gli era più possibile.
Sarebbe stata la fine.
E così era nata in lui quella sorta di autodifesa, che pur non riuscendo ad impedirgli di stare male, almeno gli permetteva di sopravvivere.
Solo con Alain era riuscito di nuovo ad aprirsi un po’, scambiando qualche parola durante le lunghe notti di guardia.
Aveva pensato che lui, tutto sommato, era l’unico che non lo avesse ignorato come essere umano, o forse solo perché aveva il bisogno di assicurarsi di non avere perso l’uso della parola.
Oscar non aveva più cercato di parlargli, l’ultima conversazione l’aveva annientata.
 E’ buffo. Avevo accettato questo incarico per sfuggire al dolore che mi provocava avere amato. Adesso ogni mattina mi ritrovo in questa caserma solo per rincorrere quel dolore. Solo per vederti, anche se non mi parli e non mi guardi più. Mi fa stare male ma nello stesso tempo non posso impedirmelo. Tu lo sai come mi sento, vero André? Si, tu lo sai, hai vissuto così per tanti anni. Si può resistere veramente così a lungo André? Quanto resisterò io prima di volere fuggire di nuovo?Per andare dove poi? E’ inutile fuggire, il tuo cuore ti segue comunque, ora lo so. Sembra proprio che le parti fra noi si  siano invertite. Ma io non ho la tua forza. Ti prego, aiutami André.
 
“André rilassati, dai vieni a sederti, tanto lo sai, non succede mai niente. Vuoi un goccetto?” gli disse Alain tendendogli l’immancabile fiaschetto.
Un’altra lunga notte di guardia.
Tutto sommato non gli dispiaceva, tanto non riusciva a dormire comunque e quando dormiva era anche peggio.
Solo incubi, come sempre.
“André?”
“Si?”
“La tua Oscar è molto triste ultimamente.”
“Non ci posso fare nulla.”  sospirò rassegnato.
“Ne sei sicuro?”
“Alain, te l’ho già detto. Non intrometterti in questioni che non puoi capire!”
“E cosa c’è da capire? Hai atteso tanto che tendesse una mano verso di te, ora che lo fa, sei tu a respingerla. Sai, è vero, non capisco, che senso ha?”
“Non è così semplice Alain. Ci sono molte cose… tutta una vita, no, non è così semplice.”
“Amico, se ti vedessi sereno, sarei io il primo a dirti che fai bene, ma così... E poi…”
“E poi?”
“Non mi piace vedere il Comandante in quello stato.”
Ad André scappo un sorriso.
“Ti stai intenerendo Alain?”
“Ripetilo se hai il coraggio!” Alain si finse minaccioso per nascondere l’imbarazzo.
“Va bene, va bene, scusa” ridacchiò
“Andrai a casa per la prossima licenza?”
“Devo, non vado a trovare mia nonna da molto tempo, mi starà già aspettando con il mestolo in mano.”
Cercò di buttarla sul ridere per nascondere l’ansia.
“Dovrai stare con lei allora?”
Era vero purtroppo.
Evitarsi lì in caserma era facile, ma in casa sarebbe stato diverso, e aveva paura. Paura di ferirla e di ferirsi ancora.
Sembrava un inutile gioco senza fine.

Come immaginato la nonna lo aveva accolto con il suo solito stile.
André era stato quasi felice di ricevere quelle mestolate in testa, era il primo segno di normalità in quella vita senza scopo.
Tutti dovrebbero avere uno scopo nella vita. Fino a poco tempo fa il mio scopo eri tu Oscar, vivere cercando di guadagnare un tuo sguardo, un tuo sorriso, uno scampolo di attenzione da parte tua. Ma quando ti accorgi che con il passare del tempo, un sorriso viene a mancare rispetto al giorno prima, che ogni giorno ricevi uno sguardo di meno, fino a non avere più nulla, allora arriva il momento in cui è necessario cambiare, abbandonare uno scopo diventato utopia. Però ancora non ho vinta la battaglia contro il mio cuore, perché nonostante tutto non riesco a non amarti. Cerco di odiarti, ma è impossibile. Mi chiedo se ci sia un’altra soluzione, tornare indietro? No Oscar, non posso tornare indietro.

“Un bel bicchiere di vino ecco cosa mi ci vuole. Tanto anche stanotte di dormire non se ne parla.”
Sceso in salotto si accorse che non era l’unico quella notte a non riuscire a dormire.
Il camino era acceso e dalla poltrona si intravedeva chinata una sagoma.
Non gli fu difficile immaginare chi fosse.
Sicuramente più difficile era decidere se proseguire o tornare indietro.
La sagoma voltò lo sguardo verso di lui.
Uno sguardo piegato, spento, quasi irriconoscibile.
“Ciao André.”
Un sibilo.
“Ciao”
Oscar tornò a chinare la testa verso il bicchiere che teneva in mano.
“Neanche tu riesci a dormire?”
André scosse la testa “No, qui c’è troppo silenzio, non ci sono più abituato.”
Si voltò verso di lui rivolgendogli un sorriso triste.
“Già.”
“Vuoi… vuoi un po’ di vino?”
Un debole tentativo
Accettare? Sarebbe fare di nuovo un passo avanti verso di te, troppo pericoloso. No. E’ solo un bicchiere di vino. E’ per questo che sono sceso. Si..
“Si, grazie.”
Ha accettato. Hai accettato.
Oscar si alzò per prendere un altro bicchiere. Versò il vino, le mani le tremavano e fece fatica nel controllare i movimenti e non rovesciare tutto.
Erano seduti uno di fronte all’altra, uno roteando il bicchiere che aveva fra le mani, guardando i giochi di luce del liquido ambrato al suo interno, l’altra fissando un punto indefinito oltre le fiamme del camino.
Oscar fu la prima a tentare di spezzare il silenzio.
“André...”
“Si”
“Finisce davvero tutto così? E’ realmente ciò che vuoi?”
“Io non so più ciò che voglio. Non so più cosa posso desiderare, mi sento così…  svuotato, di tutto. Solo una cosa mi è chiara, come prima non potevo più continuare, riesci a capirlo Oscar?”
“Certo André, non sono insensibile come puoi pensare tu. Ho riflettuto molto su tutti gli errori che ho fatto con te. Non posso essere perdonata e non lo chiedo, so di non meritarlo. Ma sto pagando a caro prezzo i miei errori perché ho perso ciò che mi era più caro al mondo. Anche se ora non provi più affetto per me, ti supplico di credere almeno ad una cosa… io non sapevo… non me ne rendevo conto.”
“Oscar, non si tratta di perdonare. Ed i miei sentimenti non sono cambiati. Tu non sei stata la sola a commettere errori, ho la mia parte di colpa Ho creduto per troppo tempo che rimanere nell’ombra, nascondendo ciò che provavo per te fosse la cosa migliore. Se ti avessi mostrato il mio amore forse ti avrei perso subito come temevo, ma forse, chissà, avresti potuto guardarmi con occhi diversi.”
Lei ora lo guardava.
La sua espressione era cambiata, le parole che aveva sentito avevano acceso una speranza.
Adesso perché mi guardi così? Vuoi veramente farmi diventare pazzo?
“Oscar si può sapere che vuol dire quel sorriso (1) ? Ma hai capito quello che ho detto?”
Lei scosse la testa in segno di assenso, ancora con quello strano sorriso sulle labbra. Solo una frase in testa. Non è tutto perduto.
“Tu… mi vuoi ancora bene?”
André sorrise emettendo un sospiro di sconfitta.
“Oscar, ma cosa devo fare con te?”
“Scusami hai ragione, finisco sempre per complicare tutto. Avrei tanto voluto che fossimo riusciti a parlarci così quel giorno che ti ho fatto chiamare nel mio ufficio, poi però…”
“… siamo riusciti a fare parlare solo la nostra rabbia.”
“Si. Ma mi ha fatto pensare. Quando ho iniziato a realizzare fino a che punto fossi importante per me, avrei dovuto mettere da parte le mie paure e fare di tutto per fartelo capire. Ora però è tutto diverso, è un errore che con te non voglio più fare. André io..:”
“No Oscar aspetta, aspetta. E’ incredibile che sia proprio io a dirlo, dopo avere aspettato tanto tempo, ma non è ancora il momento.”
“André perché?” Quasi una supplica.
“Perché non sono i nostri sentimenti ad essere in discussione. Non lo capisci? E’ la base del nostro rapporto ad essere stata sempre sbagliata, fin dall’inizio. Ora ho bisogno di avere la certezza, che al di là del nostro lavoro, potremo essere noi stessi uno per l’altra.
Un uomo e una donna.
Non è mai stato possibile, per troppo tempo hai rifiutato di vedere in me un uomo, e quel che è peggio hai sempre rifiutato te stessa come donna. Se sono davvero importante per te, dovremo cambiare tutto questo, ricominciare.
Te la senti veramente Oscar?”
Si alzò avvicinandosi lentamente alla poltrona su cui era seduto André, si chinò di fronte a lui e gli prese le mani.
“E’ quello che desidero anche io. Tutto questo è già cambiato. Almeno in parte, io non potrò mai essere come le altre donne, ma..”
“Io questo non te l’ho mai chiesto Oscar e non lo farò mai, ma se non accetti te stessa fino in fondo, anche il tuo essere donna, noi non…”
“Un attimo André ti prego, fammi finire. Tu solo sai quanto ho lottato contro me stessa e sai anche perché. Non volevo più sentirmi così male e ho pensato che vivendo completamente da uomo non avrei più corso il rischio di soffrire. Che stupida, vero?
“Abbastanza.”
La guardava con sorriso sarcastico.
“Grazie! E va bene, questa volta incasso il colpo, me lo merito.
Vedi André io, non potevo, non ci riuscivo, ogni volta che mi guardavi, che mi stavi vicino io mi sentivo così… non lo so, o meglio non lo sapevo, non volevo dare un nome a quelle sensazioni, erano troppo forti, molto più di me e avevo paura, però…io...io, oh accidenti a te André ma che mi hai fatto, guardami, ora inizio anche a balbettare. E non ridere!”
“Scusami, veramente, e che non ti avevo mai vista così.”
Si sentiva tesa, ma gli disse quelle parole senza mai abbandonare il suo sguardo, voleva che sapesse che non aveva vergogna per ciò che provava.
“André, quello che sto cercando di dirti è che con te e solo per te, io ora sono felice di sentirmi donna.”
“Allora forse c’è veramente ancora una speranza per noi.”
“Tutto da capo?”
Una carezza.
La prima senza doversi chiedere se ne avesse il diritto, senza il timore del rifiuto di un contatto.
“Tutto da capo, un passo per volta.”

 
 Fine

 
(1) Avrei voluto aggiungere “ebete”,  tanto per rendere l’idea dell’espressione di Oscar, ma  era un po’ esagerato ^_^;;
 

                                                                                                                                    Rose
 

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