Il giorno che t'ho incontrato
~ parte 3 ~
 
La serata era volata. Non si erano verificati più malintesi tra di loro o meglio, Elsie aveva evitato prudentemente di intromettersi negli affari personali di Victor, dal momento che, era evidente, lui non ne voleva proprio parlare. Aveva notato che era piacevole stare in sua compagnia, a dispetto della prima impressione negativa che le aveva suscitato. Victor era veramente un eccellente interlocutore.
Si vedeva che era intelligente, colto e raffinato. Le aveva parlato dei suoi studi, del fatto che gli sarebbe piaciuto intraprendere la carriera diplomatica e un giorno, chissà, aver l’opportunità di lavorare per le Nazioni Unite, magari a Bruxelles.
Elsie non esitava a credere che ci sarebbe riuscito. Le aveva detto che suo padre avrebbe voluto che anche lui diventasse medico, ma lui era totalmente contrario, diceva che non faceva per lui; la sofferenza degli altri, la morte lo terrorizzavano…
“Ragazzi, che si fa?” intervenne Pierre alle loro spalle. “Noi avremmo deciso di cambiare locale”
“Ah no grazie” rispose Elsie scuotendo la testa “domattina io devo aprire il negozio e quindi ...levataccia!! Io andrei a casa..”
“Ah..ma Ariel viene con noi, chi ti accompagna?” disse Pierre
“Se vuoi posso farlo io” si offrì Victor.
Elsie non se lo sarebbe aspettato proprio.
“Ho promesso a mademoiselle Ariel che non avrei lasciato sola la sua amica quindi..”
disse lui con compostezza.
Elsie provò come un senso di dispiacere. Lo faceva per Ariel?..beh, se fosse stato così, non ci sarebbe stato da stupirsi; l'amica era una ragazza a cui non si poteva dire di no…e molto probabilmente anche lui, a dispetto di tutta quella freddezza dimostrata, non era rimasto insensibile al suo fascino. Ma Elsie non voleva essere un ripiego, assolutamente, e soprattutto non per Victor.
“No, non preoccuparti. Qui di fronte c’è il posteggio dei taxi e..”
“Ma secondo te ti lascio prendere un taxi a quest’ora di notte da sola? Scherziamo? Dai, vieni che ti accompagno!”
La prese per un braccio e la tirò su dal divanetto. Si ritrovò stampata contro il suo petto….
Anche se fu solo per un attimo, si sentì piccola e indifesa e il suo profumo le inebriò le narici. Si scostò di scatto, come se fosse stata colpita da una scossa elettrica:
“Ci vediamo a casa Pierre!” stava salutando lui, senza essersi minimamente accorto del breve turbamento di lei.
“Andiamo?”

“Non mi ricordavo che Pierre avesse una Puma..” (1) disse Elsie quando si fu accomodata in macchina.
“Non è di Pierre! E’ mia”
“Tua?? Fammi capire, ti sei portato la macchina fin qui da Parigi??”
“Certo! Io senza la mia macchina non guido!” le rispose lui con aria sorpresa, come se fosse la cosa più nateruale di questo mondo.
“Ma, …l’hai fatta imbarcare mentre tu sei venuto in aereo?”
“Si, l’ho imbarcata circa una settimana prima di partire”
“…Victor?”
“Si?”
“Sai che sei un tipo strano? ” disse Elsie guardandolo con interesse e ammirazione ne contempo - “Sei veramente..particolare”
“Lo devo prendere come un complimento?” le rispose lui, voltandosi verso di lei per un attimo, per poi concentrarsi sulla guida.
“Mica voleva essere un rimprovero! Ma tu pensi sempre che ti si voglia offendere?”
“Beh, prima mi hai mandato a quel paese mi pare” disse lui sorridendo
“Si, ma  te lo eri meritato, visto il modo in cui mi hai trattato!”
Il suo sorriso di prima era sparito ed aveva lasciato posto ad una maschera di ghiaccio, la stessa maschera che indossava all’inizio della serata. Lui non rispose alla sua osservazione ed Elsie pensò che si fosse risentito. Ma non doveva importargliene: lei aveva ragione!
Giunsero all’imbocco della superstrada est .
“Da che parte devo andare?” chiese lui freddamente
“Per la contea sud” rispose Elsie, determinata a non farsi intimidire.
Avevano passato una tranquilla serata a chiacchierare, dopo quel tragico battibecco e a lei dispiaceva molto che ora lui se la fosse presa ancora. Ma non era colpa sua e questa volta non avrebbe avuto pietà. Elsie si appoggiò comodamente allo schienale dell’auto, il vento che passava dal finestrino abbassato le scompigliava i capelli che, ormai, non avevano più nulla della messa in piega di quando era uscita, ma quell’aria per lei era un sollievo. Doveva riprendersi.
Anche se detestava ammetterlo, la vicinanza di quel ragazzo la scombussolava. Quella sera aveva detto alle amiche che Victor la interessava, ma presto si era resa conto che, invece, sarebbe stato meglio non costruirsi troppe fantasie in merito. Senza dubbio lui era una persona molto affascinante, forse troppo….ma soprattutto era pericoloso. Aveva come l’impressione di stare seduta vicino al cratere di un vulcano che stava per eruttare.
Il tragitto era breve, dopo neppure 10 minuti di strada arrivarono al bivio dove abitava Elsie.
“Ecco, gira di qua, io abito in fondo alla strada, ma non è il caso che mi accompagni”
Lui non le rispose e la portò fino sotto casa. Elsie fece per aprire la portiera e scendere.
“Allora ti rivedo domani?” si sentì dire alle spalle.
Si girò incredula.
“Come?”
“Domani, dicevo, vieni con me al museo civico?”
“Beh, io… - tentennò, una vocina la ammonì di stare alla larga da quell’uomo, ma ovviamente lei non l’ascoltò - io..dovrei aprire il negozio…ma…oh al diavolo! Si, vengo!”
“Bene” rispose lui, visibilmente soddisfatto “ allora dove ci vediamo? Vuoi che ti passi a prendere?”
“No, non ti disturbare, domani devo venire in centro quindi possiamo incontrarci davanti al museo, ti va bene per le 11?”
“Ok, così mangiamo anche qualcosa dopo. Ho scoperto un piccolo parco poco distante dalla facoltà”
“Bene, allora, a domani, buonanotte!”
“Ciao Elsie e…beh…ciao” concluse lui. Sembrava che volesse dirle qualcosa ma era come se non ne avesse il coraggio e la forza.
Elsie richiuse la portiera e la Puma ripartì; dopo un po’ si accorse che era rimasta per almeno dieci minuti ferma in mezzo alla strada, come un semaforo. Si diede della cretina e, di corsa, entrò in casa.
 

Fine 3° parte

                                                                                                                                         Alex
 
 

(1)  ^_^;;; La macchina è un sogno che ho nel cassetto, che intanto so' che non potrà mai verificarsi...

  

Torna a Fanfictions