N.d.A e W. Ringraziamo Mamaka per averci concesso l'uso del suo disegno.
 
Il Colore delle Rose
~ 7° parte ~
 
 
Non sapeva da dove cominciare, non era facile. Fersen dalla vita in fondo aveva avuto tutto, tranne, forse, quell’ultima, folle emozione. Sentiva gli occhi di madamigella Oscar fissi su di lui, la cosa lo terrorizzava, lo innervosiva. Lo inebriava, allo stesso tempo.
“ Sono venuto per parlarvi, Oscar.”  Disse. Forse lo immaginava, ma ad Oscar parve che la sua voce tremasse.
“ Questo l’avete già detto, conte.”  Gli rispose, non troppo dolcemente, tanto che lui se ne stupì.
“ Lo so.” le disse “ E’ che è molto difficile per me..essere qui davanti a voi dopo quello che..” Esitò. Oscar gli aveva voltato le spalle e con voce spezzata gli chiedeva “ Non vi avevo detto..Che preferivo dimenticare?”
Si sorprese, Oscar, quando Fersen le rispose: “ Se solo riuscissi a farlo..!”
Cosa voleva dire? Si girò a guardarlo, cercando il senso di quelle parole nei suoi occhi di ghiaccio.
“ Non..vi capisco..”
Lui si avvicinò di più. I loro volti si sfiorarono quasi e mentre lui le prendeva le mani con infinita dolcezza, lei cercava affannosamente i battiti del proprio cuore.
“ Vi ho pensato molto. Il ballo, l’abito che indossavate..” Sorrise, senza mai distogliere lo sguardo. “ Vi giuro, madamigella..che non siete passata inosservata.”
Oscar arrossì e ciò l’accese di una strana collera che represse con fatica.
“Ma ciò che più..” Sospirò. Ora lei lo fissava con un misto d’angoscia e divertimento. Erano ancora così pericolosamente vicini..!
“..Ciò che rende sveglie le mie notti..sono le lacrime che ho visto bagnare il vostro bel viso, la sera che ci siamo detti addio.”
Stavolta lei reagì. Si scostò bruscamente, liberandosi dalla stretta ed allontanandosi quel poco che bastava a farle recuperare il controllo.
“ Non datevi pensiero, Conte! Non mi occorre certo la vostra compassione!”
Fersen scosse il capo, desolato le arrivò dietro e le cinse le spalle. “No, Oscar, avete frainteso..”
“ Non giustificatevi! Non ne avete bisogno..”
“ Ascoltatemi, Oscar..” Fece in modo che lo guardasse, che leggesse il suo dolore. Perdersi in quegli occhi rendeva difficile ogni discorso. “Sentite..Io..non sono sicuro di quel che mi sta accadendo, però voi..Voi siete nei miei pensieri più..di quanto possiate pensare.”
Era così sensuale mentre scuoteva il capo che Fersen ne rimase veramente abbagliato. Abbassava le ciglia, il suo colorito le conferiva un’aria dolce e un po’ fanciulla, la voce si era fatta delicata, tremante, conferendole una femminilità di cui non si era mai accorto. Decise che doveva dirle la verità e che doveva farlo subito, senza girare troppo intorno alla cosa, adesso, o mai più, in vita sua..!
“ Oscar..Vostro padre mi ha pregato di ricondurvi a Palazzo Jarjayes. Ci sono state delle voci, voi sapete di cosa parlo..” Sentì che s’irrigidiva e si affrettò a finire il discorso “..In realtà io credo..di non poter fare a meno di voi, Oscar!” Ecco, l’’aveva detto. E adesso? L’avrebbe lasciato lì, in preda all’ira, l’avrebbe schiaffeggiato, intimato di non farsi rivedere mai più, o riso di lui..Niente di tutto ciò. Continuava a dire di no con la testa, mentre cercava di leggere la verità in fondo ai suoi occhi.
“ Voi siete pazzo..” Lo accusò.
“ Io..credo di amarvi e sono qui per..”
“ Voi credete di amarmi? CREDETE, Conte? “
“ Sento per voi qualcosa che è al di sopra dell’amicizia. Siete bella, Oscar. Vi ho scoperta quella sera e..”
“ E’ un incubo..” Sussurrò Oscar. “ Siete tutti pazzi..” Di nuovo spostò lo sguardo su di lui. “ E che cosa ne è del vostro grande amore per sua maestà? Non dicevate d’amarla più della vostra stessa vita?”
Vide il volto di Fersen impallidire, il suo corpo scosso da un brivido e gli occhi inumidirsi di un pianto che lunghi anni gli avevano insegnato a controllare.
“E’ così, infatti, ma non posso sposare sua maestà. Quanti anni ho sofferto, Oscar? Tanti, più di quanti n’abbiate sofferti voi. Ho sperato di dimenticarla ed ho conosciuto donne bellissime, di una dolcezza e di classe infinita, principesse straniere, contesse..Non ne ho mai desiderata una, Oscar, voi non sapete quanto sia triste e doloroso non riuscire ad amare null’altro che un sogno! Poi, nella mia mente siete arrivata voi.”
Oscar sospirò, fece per parlare, lui la fermò “ Sì, voi. La vostra amicizia, la generosità, la lealtà..Mi avete conquistato, lentamente e la sera del ballo..in fondo al cuore ho capito subito che eravate voi. Ho desiderato che lo foste.”
“ E’ impossibile..”
“ Siete l’unica che può riuscire nel miracolo. Al vostro fianco io potrei..”
“ Non voglio sentirvi!”
“..Dimenticare sua maestà.”
Lui..! Il suo amore, l’amante segreto, creatura sofferente e dolcissima..Possibile? Dimenticare la donna che per più di dieci anni aveva amato, esaurendo energie e lacrime in un sogno irrealizzabile.. Dimenticata..Dimenticata…Sarebbe riuscito a dimenticare, André? André..!
Prima che potesse reagire, domandare o solo riaversi dallo stupore, Oscar si ritrovò stretta tra le braccia di Fersen. Il suo bacio arrivò improvviso, inatteso quanto un temporale estivo e le imprigionò i sensi. Un brivido intenso e non era il vento che sollevava le onde a provocarlo. Aveva qualcosa di diverso, quel bacio, se messo a confronto con un altro che sapeva molto più di passione repressa, eppure Oscar sentì qualcosa accendersi dentro di lei, un languore, un desiderio di perdersi in quel profumo, in quel mare, in quell’abbraccio forte e sensuale. Lo aveva voluto, in fondo, per quante notti? Eppure…Adesso..Non ebbe la forza di staccarsi, fu lui a lasciarla andare e i loro occhi si ritrovarono. In quelli di lui, Oscar lesse passione ma anche disperazione.
“ Tornate a Palazzo con me, Oscar..Vi prego!”
E lei non rispose. Si sentì scossa, ferita, quasi quella rivelazione le avesse recato dolore, più del rifiuto di quell’antica sera, più della confessione di André, come se adesso sapesse di dover fare una scelta e quale scelta il suo cuore rifiutava di dirlo.

Aveva una rabbia, dentro..! Doversene andare così e lasciare Oscar con quel damerino svedese e lei, voler restare, dopo tutto il male che le aveva fatto! Nobile presuntuoso, credeva di poter avere tutto? Cosa voleva fare, ora, prendersi ulteriormente gioco dei sentimenti della sua Oscar? Non gli era bastato umiliarla, offenderla, rifiutarla? Ma no, si disse mentre tentava di calmare il suo nervosismo, quello sguardo che l’aveva accarezzata non poteva essere per lei, era da escluderlo. Che avesse ripensato a quella lontana sera e avesse cambiato idea circa loro due? No, no..Fersen amava la regina, André di ciò era sicuro..Che avesse portato un messaggio di sua maestà? Ma certo..Stupido, doveva essere così ma tremava, André e il suo cuore gli suggeriva di non cercare inutili scappatoie perché sapeva quello che il conte desiderava, glielo aveva letto negli occhi. Fosse anche stato cieco, sarebbe bastato udire la sua voce. Appoggiato alle mura di casa, la testa appoggiata e lo sguardo che scrutava il cielo, pensieroso, bello e malinconico come adesso il vento, André non si curava della pioggia che scendeva di colpo violenta, sferzandogli sul viso come tante spine di rosa, dolorose, senza pietà. Non cercò riparo, ma soffrì silenzioso, incredulo, quasi che la gelosia, male ancor più acuto, avesse punte più affilate, più velenose di qualsiasi spina di qualunque rosa e penetrasse ancor più affondo, nel suo cuore, uccidendolo pian piano. Irrimediabilmente.

Buio. Era buio. Nell’anima, ma non solo, era buio il cielo, quella notte lo sembrò di più. Non aveva freddo, Oscar, nonostante i vestiti fossero ancora umidi di pioggia e aveva lo sguardo carico di paura mentre avanzava incerta nell’ampio salone ancora tiepido dal caminetto spento da poco. Strinse le spalle nell’ampio mantello, trattenne il respiro e cercò André nell’oscurità. Sentiva il suo odore mischiato a quello del legno bruciato, era stato lì, probabilmente l’aveva aspettata a lungo. Avrebbe voluto chiamarlo, sentire se c’era, ma soffocò l’istinto e corse via, su per le scale, verso la sua stanza. Voleva gettarsi sul letto, sotto le coperte, al riparo, scaldarsi con le sue lacrime, stringere il cuscino quasi potesse essere il suo cuore. Ah, cuore, se avesse potuto fare a pezzi quel suo cuore di donna tanto a lungo rinnegato! Ecco, la porta della sua stanza. Trattieni il pianto, Oscar, soffoca un singhiozzo, pochi passi..
“Oscar!” Sentì prima la presa di André sul suo polso che la sua voce imperiosa e profonda. Si ritrovò nella stanza trascinata da lui e sussultò quando la porta venne sbattuta con ira.  Lui avrebbe voluto dirle tante cose, così tante che gli si affollavano in testa tutte insieme senza che riuscisse a mettere ordine in un solo pensiero.
Gli uscì una sola domanda, la più urgente.
“ Dove siete stati?”
Oscar si sentì fremere. Anche André, nell’accorgersi del rossore che le colorava le guance, dei capelli scomposti, della luce in quegli occhi improvvisamente troppo brillanti, troppo grandi e profondi perché potesse evitare di perdervisi. Oscar si sentì infastidita. Tentò di ribattere ma André fu più svelto e la precedette.
“ Quando ho visto che non tornavi sono corso a cercarti. Pioveva, sulla spiaggia non c’eravate più..Come posso proteggerti se non so dove sei?”
Lei evitò di guardarlo, tentò di aggirarlo perché fosse lontana abbastanza. Lui la riagguantò subito. Oscar aveva la paura dipinta negli occhi. Non aveva mai visto André così.
“ André, lasciami..!”
I suoi occhi erano invasi dalla collera che ancora tentava di frenare. “ Sono stato in pensiero, ho avuto paura che ti fosse capitato qualcosa..”
“ D’ora in poi toglitelo, questo pensiero!” gridò Oscar, fuori di sé, mentre si liberava con uno strattone. Finì, col tono più duro che poté: “ Stanotte stessa prepari la tua roba e te ne torni a casa!” Vide André impallidire ma non era ancora abbastanza. Oscar decise quella notte stessa di non voler più vedere André Grandier. Mai più.
“..Ma non ti fermerai a palazzo Jarjayes, no…Voglio che tu te ne vada via per sempre e che non torni più!”
Le aveva davvero pronunciate, quelle parole?
Davvero Oscar, si chiese, resisteresti sapendo di non vederlo più? Solo perché Fersen ti ha stretta tra le braccia e al riparo di una grotta ti ha accarezzato le labbra con le sue? Sei sconvolta, Oscar? Per questo mandi via André, per questo non vuoi più averlo vicino, per questo..E’ questo…??
Le domande morirono, si spensero nella sua testa quando lo schiaffo di André la colpì e la fece cadere, in un istante, inerme a terra. 
“ Così siamo pari..” lo sentì dire. Il dolore per lo schiaffo ricevuto era minore, se paragonato a quello che le suscitò l’odio che le parve di scorgere negli occhi dell’uomo. Non riuscì a fuggire quando lui le scivolò sopra e la costrinse con la schiena a terra, sul pavimento gelido, mentre i loro corpi si univano in una carezza selvaggia. Non riuscì a ribellarsi, a liberarsi del peso di André, delle sue mani, del suo respiro che le accendeva il fuoco, fuori e dentro, facendola tremare di terrore e di desiderio.
Lo chiamò, disperata, ma lui non la sentiva. E i baci, i baci caldi, ansiosi, furenti, risentiti. Anche lui la chiamava e il suo richiamo continuo, ossessivo era un canto d’amore, di una passione repressa, negata, troppo a lungo nascosta. Oscar non capì se erano sue, quelle lacrime che le bagnavano il viso, segnandola come lava ardente o se era lui che piangeva. Non avvertì il calore che la imprigionava, che la costringeva ad aggrapparsi ai suoi capelli, a tirarli con forza perché si allontanasse da lei per poi ad accarezzarli perché rimanesse così per sempre, per non lasciarlo andare. Non erano più baci, quello non era amore…non era….
Oscar aprì gli occhi, dopo attimi che le parvero lunghissimi. Aveva freddo, all’improvviso, e serrò le braccia sul seno appena coperto dalla camicia sbottonata, strappata dalla furia dell’uomo che non conosceva o riconosceva più. Si accorse di tremare e capì che lacrime non erano sue, ma di lui, che se ne rimaneva sollevato, immobile, sopra di lei. Distesa, con la camicia aperta e la pelle calda, rosea sotto essa, i fianchi snelli, il ventre piatto, le lunghe gambe appena piegate…E risalendo per quella incredibile visione, le braccia forti ma non abbastanza da potersi difendere dalla sua furia, i seni eretti e nascosti al suo sguardo, il collo esile, il volto incredibilmente bello e quei meravigliosi, inconfondibili capelli biondi…Oscar, la sua Oscar che ora perdeva per sempre…
“Dio, Oscar..” Mormorò, quasi non riconoscendo la propria voce. Non sapendo se piangere, ridere o chiedere perdono, offrirsi di aiutarla, coprirla, avere orrore di sé stesso o convincersi di stare sognando, le sussurrò, appena: “ Non volevo..arrivare a questo punto..” la guardò, supplichevole. “Che ci sta succedendo?”
Lei restò a guardarlo, muta, confusa. Lei sapeva cosa stava accadendo loro, non lo accettava, non poteva, ma era così, ne era certa. Si stava lentamente innamorando di André e la sofferenza, il tormento che lesse nei suoi occhi quasi le dette la forza e il coraggio di stringersi nuovamente a lui e non permettergli, stavolta, di fermarsi. Amava André, amava André..e quell’amore la consumava piano, in quella notte buia.
 

 
Fine 7° parte
 

                                                                                                                                    Laura
 

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