France
2° parte
 
 
All’inizio fui un po’ restia, ma siccome tenere quell’arma in mano mi era sembrata la cosa più naturale del mondo, accettai.
E feci bene.
Vinsi moltissime medaglie e coppe: non c’era avversario che riuscisse a battermi!
All’inizio dell’ultimo anno, però, successe qualcosa che turbò le nostre esistenze.
Arrivò nella nostra scuola un ragazzo di nome Alex, alto, bello, biondo, molto affascinante… avrebbe frequentato l’ultimo anno insieme a noi poiché si era da poco trasferito nel nostro quartiere.
Ecco: fu Alex a turbare le nostre vite!
Che Mary rimanesse affascinata da lui era quasi scontato, ma che lo fossi anch’io proprio no!!!
Prima di allora, non avevo mai badato ai ragazzi: loro si erano sempre limitati a sfidarmi ed io ad accettare le loro sfide.
Conoscendo Alex, però, iniziai a sentirmi come tutte quelle ragazzine innamorate che mi circondavano e che prima non riuscivo affatto a comprendere.
Per me divenne un chiodo fisso.
Pensavo solo a lui, in ogni istante della mia giornata, qualsiasi cosa facessi, ovunque andassi….
Era tragico, oserei dire.
Non mi ero mai sentita a quel modo prima di allora.
Spesso, durante le lezioni, mi perdevo nella contemplazione del suo ricordo e, quando lo intravedevo per i corridoi della scuola, il mio cuore iniziava a scalpitare come un cavallo imbizzarrito e le mie gambe a tremare come delle esili foglie scosse da un uragano.
Per non parlare di quando egli si avvicinò a me e Mary perché interessato a lei: che disdetta!
Alex e Mary: il ragazzo che mi piaceva e la mia migliore amica!
A me non rimase altro che cercare di far finta di niente, sperando che mai nessuno si accorgesse dei miei sentimenti per lui.
Ricordo ancora la straziante angoscia che mi opprimeva.
In ogni istante mi chiedevo spaventata se qualcuno potesse sospettare qualcosa, se i miei occhi potessero far trasparire quello che il mio cuore provava o che la mia mente pensava, se la mia maschera di imperturbabile distacco si fosse crepata agli occhi degli altri….
La cosa più straziante, però, era dover stare ad ascoltarli e consigliarli quando Alex mi chiedeva cosa regalare o dove portare Mary e quando ella mi raccontava dei loro piccoli litigi o delle inaspettate sorprese che lui le preparava.
In quei momenti, avrei voluto davvero sparire dalla faccia della terra!
Nonostante qualche piccolo attacco di gelosia, però, ero felice per loro due.
Nel profondo del mio cuore qualcosa mi diceva che Mary e Alex avevano diritto a quella felicità, a una seconda possibilità….
Non toccava a me ostacolarli.
D’altra parte, mi ripetevo sempre che quella era una situazione assolutamente normale: come avrebbe potuto Alex preferire una ragazza apparentemente disinteressata come me a una solare e come Mary?!?
Oltretutto, io non avevo mai indossato una gonna o un abitino femminile nella mia vita, mai qualcosa che mettesse in risalto le mie qualità fisiche, come, invece, facevano tutte le altre ragazze della scuola, Mary compresa.
Oltretutto… si sa, gli uomini preferiscono le bionde e io, al contrario di Mary, avevo i capelli neri e coi riflessi blu!
I capelli scuri facevano risaltare i miei occhi azzurrissimi, diceva sempre mia madre, ma che farmene?!
Anche quelli ricordavano la freddezza del ghiaccio e non servivano certo a conquistare Alex!
Per sottrarmi a quei tormenti, cercai di programmare le mie giornate in modo da non avere neanche un attimo libero, sperando che un’intensa giornata di attività mi avrebbe impedito di pensare ad Alex e che a sera fossi stata troppo stanca per sognare di lui.
Scuola, studio, lezioni di piano per perfezionare le mie doti, allenamenti con la squadra di scherma, biblioteca e moltissimi libri: neanche un attimo di riposo!
Sublimazione l’avrebbe chiamata Freud.
Fatto sta che non servì a niente: lui rimaneva sempre lì, nella mia mente, come un tatuaggio indelebile.
Come se tutto ciò non bastasse, si aggiunse il problema della scelta universitaria.
Che college scegliere, cosa decidere di fare della mia vita, colloqui e prove per le ammissioni….
I miei genitori facevano a gara per convincermi a seguire i loro consigli: mamma voleva che diventassi biologa, o per lo meno dottore, mentre papà esigeva che gli promettessi che, qualsiasi cosa avessi fatto, mi sarei arruolata nell’esercito americano, dopo la laurea.
Dal canto mio, se avessi dovuto per forza scegliere, credo avrei preferito psichiatria. Mi affascinava la psicologia, l’inconscio umano e avevo letto varie opere di Freud, di Jung, di Adler, di Erickson e dei più famosi psicologi; mi piaceva conoscere come funzionasse il cervello umano, cosa portasse le persone ad agire in un certo modo piuttosto che in un altro, ma non ero convinta di seguire quella strada.
I miei genitori, comunque, non disperavano, sicuri che avrei realizzato i loro desideri e, sapendo che, tra l’altro, amavo la velocità e le moto, me ne regalarono una meravigliosa per cercare di trattenermi e farmi sentire in qualche modo debitrice nei loro confronti.
Io, però, sapevo soltanto che non avrei seguito le loro imposizioni mascherate da consigli, non avrei permesso loro di decidere della mia vita, non di nuovo….
La scuola era agli sgoccioli.
La maggior parte degli studenti dell’ultimo anno aveva fatto la propria scelta. Sembravo essere solo io la perenne indecisa.
Mary si sarebbe trasferita a Los Angeles, voleva tentare la scalata al successo come attrice o cantante, e Alex, dopo essere stato notato dal manager di un’agenzia di moda, sarebbe partito per l’Europa, la patria della moda, con la speranza di intraprendere una promettente carriera da modello per le più importanti firme dell’alta moda.
Quelle decisioni fecero litigare Mary e Alex.
Si lasciarono e, naturalmente, entrambi vennero a piangere da me.
Che dire loro?!
Uno dei due avrebbe dovuto rinunciare ai suoi propositi per seguire l’altro, se davvero si amavano, ma né l’uno né l’altra voleva cedere: erano entrambi ricolmi di un antico orgoglio dalle tinte incomprensibili.
Chiesi ad Alex cosa lo avesse spinto a prendere quella decisione.
Infondo, era stato accettato nei migliori college del Paese e aveva ottenuto diverse borse di studio, era brillante e poteva ambire a qualsiasi cosa volesse.
Andare in paesi sconosciuti a posare per stilisti magari altrettanto sconosciuti non mi sembrava affatto degno di lui.
Oltretutto, se la nostra amicizia mi aveva concesso la speranza di continuare a vederlo anche dopo le superiori, sapere che sarebbe partito per l’Europa, fece precipitare tutte le mie illusioni.
Mi rispose dicendo: “Ho sempre sognato di poter andare in giro per il mondo, viaggiare e conoscere posti e persone differenti… se poi mi pagano anche per farlo, perché no?!”.
E io mi rassegnai con la sensazione che i suoi viaggi fossero la cosa più naturale del mondo.
 

Fine 2° parte

                                                                                                                            Perla

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