In nome dell'Amicizia...
 
 

13 luglio 1789

"...vi dirò quello che farò io, ma è una scelta personale. Ho deciso di lasciare l'uniforme e di non essere più il vostro comandante...e questo perché l'uomo che io amo, l'uomo della mia vita,  forse mi chiederà di battermi insieme al popolo in rivolta...ed io lo farò. Amici, io ora sono la compagna di Andrè Grandier e come tale seguirò il mio uomo, qualunque cosa faccia. Tutto sommato la mia è una scelta facile. Per molti di voi forse non lo sarà altrettanto...e giuro che mi dispiace."

Oscar aveva pronunciato quelle poche parole con il suo solito tono deciso. Quando i soldati le dissero che desideravano battersi a fianco dei rivoltosi restando al suo comando si voltò, cercando lo sguardo di Andrè...
Gli rivolse una semplice domanda: "Dimmi quello che devo fare, lo sai...sono pronta a seguirti comunque.".
Alain non aveva mai visto nei suoi occhi quella luce...Erano gli occhi di una donna innamorata, che si abbandonava con fiducia incondizionata alle decisioni del proprio uomo. Serenamente ed in piena consapevolezza. E qualcosa, in quel preciso istante, gli si spezzò dentro...
Certo, aveva capito già da tempo che Oscar ricambiava i sentimenti del suo migliore amico e che doveva solo fare chiarezza in se stessa. Ora però il trovarsi davanti all'evidenza dei fatti in modo così inequivocabile gli aveva tolto anche quell'ultimo barlume di folle speranza al quale si era attaccato sino ad allora. Da quando si era reso conto di provare per lei qualcosa di diverso dal semplice affetto o dalla stima.
Oscar nel frattempo, spinta da Andrè, stava dicendo che avrebbe continuato a comandarli,  ma lui a stento riusciva a sentire le sue parole.
Aveva abbozzato un discorso di circostanza, tentando di mascherare meglio che poteva il suo stato d'animo. Riuscì persino a congratularsi con i due giovani. Tuttavia appena poté uscì dalla stanza. Era sconvolto, infuriato con se stesso, perché nonostante tutto non riusciva proprio ad essere felice per loro come avrebbe dovuto.
La nuda realtà era che avrebbe dato qualunque cosa pur di essere al posto di Andrè, pur di essere lui ad accendere quella luce nei suoi occhi...e questo lo faceva stare ancora più male della consapevolezza che ciò non sarebbe mai successo, perché lo faceva sentire un essere meschino.
Corse a rifiugiarsi sulla vecchia torretta di guardia, dove andava sempre quando aveva bisogno di schiarirsi le idee e stare solo.
Ci rimase per molto tempo, guardando in silenzio il meraviglioso spettacolo del sole che sorgeva sulla Senna in quella limpida mattina d'estate.
Quando ritrovò la calma necessaria decise di rientrare nelle camerate. Gli altri soldati erano indaffarati a preparare le loro cose in previsione della partenza. Probabilmente non avrebbero più messo piede in quel posto...
Non vedendo Oscar e Andrè chiese a Louis dove fossero andati.
"Credo siano andati a riposare un po'...quei due hanno l'aria di non avere dormito molto stanotte!" - gli rispose ridacchiando il suo giovane commilitone, credendo di divertirlo. Non immaginava neppure che quella battuta, invece, lo aveva colpito con la stessa violenza di una scudisciata.
"Sarà meglio che li vada a chiamare, dobbiamo partire..." - aveva tagliato corto, prendendo alla svelta la porta per togliersi dall'imbarazzante situazione.
Mentre s'incamminava verso gli alloggi degli ufficiali non riusciva a distogliere il pensiero da quell'immagine che fino ad allora aveva cercato con tutte le forze di scacciare dalla mente.
Bussò alla porta della stanza di Oscar, ma non ricevette alcuna risposta. Stava per voltarsi e tornare indietro ma alla fine, maledicendosi, entrò.
Le imposte erano accostate...Oscar e Andrè si erano tolti entrambi la giubba dell'uniforme e gli stivali. Avevano indosso solo la camicia e i pantaloni e dormivano profondamente, stesi di traverso sul grande letto...l'una fra le braccia dell'altro.
Nel vedere quella scena Alain avrebbe voluto uscire di corsa, invece rimase a fissarli.
Oscar sorrideva nel sonno, un sorriso dolcissimo. I suoi lunghi capelli biondi erano sparsi sul petto di Andrè, le loro mani erano allacciate...
Vide l'espressione di beata felicità dipinta sul volto dei suoi amici, come si stringevano e capì di colpo che niente sarebbe più riuscito a dividerli. Niente e nessuno. Sorrise appena...
Uscì richiudendosi la porta alle spalle, attento a non svegliarli.
Si diresse di nuovo verso le camerate, ricacciando indietro a forza una lacrima. Non poteva fare a meno di invidiare Andrè, ma adesso sentiva una nuova sensazione di gioia nascergli dentro. Aveva la certezza che Oscar era finalmente felice e tanto gli bastava.
Pensò che probabilmente anche questo è amore, nonostante costi una sofferenza enorme.
Guardò dalla finestra il sole giocare fra le foglie delle querce, in giardino...poi raggiunse gli altri soldati: c'erano tante cose da fare ed il suo posto era fra i suoi compagni, come sempre...

                    FINE

senza far rumore...

Voler bene
piano piano
senza far
rumore...

forse così
è l'amore.

G. Puntel

                        (A un amico...Midori)
 

 

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