Charlotte
 
 
 << Madre, voi volete bene a mio padre? >>
<< Che domande mi fai Charlotte, l'ho sposato >>
<< Si, ma lo amate? >>
<< Bambina, impara che in questo mondo tu non puoi lasciare che i sentimenti ti sopraffacciano. Il nostro matrimonio fu una decisione delle nostre famiglie e basta>>
A quelle parole la piccola si lasciò cadere sulla sedia. La cameriera le spazzolava i suoi lunghi capelli. Charlotte de Polignac era una bimba vispa e alquanto altezzosa. Forse perchè sua madre, la Contessa Yolande de Polignac era diventata improvvisamente l'amica più intima della Regina e anche la figlia ne subiva per riflesso la popolarità.
Ma alla piccola Charlotte in realtà non importava nulla di tutto questo.
Aveva nostalgia della vecchia casa di famiglia, nelle campagne intorno a Versailles. Era nata e cresciuta in quei luoghi, scorrazzando liberamente nei prati e giocando con i bambini che abitavano nella tenuta dei Polignac. Non erano mai stati così ricchi, i suoi genitori, da potersi permettere di frequentare la reggia di Versailles, ma un giorno la Contessa fu invitata da alcuni amici a corte e, grazie alle sue doti canore, incantò l'allora delfina di Francia, la quale la volle assolutamente come dama d' onore.
Da quel momento la vita dei Polignac cambiò radicalmente; lasciarono il loro piccolo palazzo sperduto nella campagna francese e si trasferirono a Versailles, dove la Contessa poteva seguire la regina Maria Antonietta ogni giorno. Questo ovviamente comportò anche un considerevole aumento del loro patrimonio, sia solido che liquido. La madre di Charlotte, ora, poteva permettersi di chiedere alla regina ciò che voleva:  suo marito, benchè semplice proprietario terriero, ebbe una carica molto importante nella politica e la piccola Charlotte poteva ora contare su una decina di precettori per i suoi studi.
Ma aveva continuamente nostalgia dei suoi prati e di Nadine, la sua amichetta del cuore, una graziosa bambina con cui si divertiva a giocare ogni giorno.
Ora, le sue uniche occupazioni, a parte le lezioni di danza e clavicembalo, erano frequentare i balli - ma non oltre le dieci di sera, per via della sua giovane età - e farsi acconciare i capelli, come voleva sua madre.
Non aveva un amico con cui giocare o scambiare qualche parola, anche perchè la maggior parte dei bambini la evitavano come la peste, dato che era la figlia della Contessa di Polignac. La vita di Charlotte non era facile.
<< Contessina Charlotte >> i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di una delle cameriere.
<< Contessina, vostra madre vi chiede di scendere >>

Paura. L'unica sensazione che provava in quel momento era paura...anzi no, repulsione. Eppure l'uomo che le stava davanti non aveva cattive intenzioni, così le aveva detto sua madre e le aveva donato anche una splendida bambola di porcellana. Ma qualcosa dentro di lei la faceva tremare di ribrezzo e una strana inquietudina cominciò ad assalirla.
Gli occhietti cisposi, la curvatura della schiena, i capelli grigi, legati con un nastrino nero opaco, i vestiti scuri. Quell' uomo assomigliava terribilmente all'orco le cui avventure le erano narrate dalla sua goverante alla sera.
<< Contessina Charlotte! Siete deliziosa, permettetemi di invitarvi, insieme a vostra madre, al mio castello una di queste sere, così ceneremo assieme! >>
<<Oh Duca de Guisa! Che idea splendida! Sono sicura che la mia piccola Charlotte sarà felicissima di potervi conoscere meglio! Tesoro, questo signore è il Duca Roland De Guisa, saluta per bene. >> cinguettò la Contessa.
La piccola era rimasta ferma immobile appoggiata alla porta, un solo passo in avanti di quel mostro e sarebbe scappata via. Non voleva entrare nella tana di quell' orco a faccia simile ad un rospo! Tremava all'idea di poterlo rivedere.

<< Madre! Non ho intenzione di rivedere quell'uomo! >>
<< Charlotte, tesoro, non dire sciocchezze! Io e tuo padre teniamo moltissimo all'amicizia del Duca de Guisa. Tu non capisci, ma potrebbe farci avere molte cose.
<< Non mi interessa madre! Mi fa orrore, non lo rivedrò! >>
<< Tu farai quello che io e tuo padre abbiamo deciso per te. Sposerai il Duca de Guisa!>>
La piccola contessina impallidì. Doveva aver capito male, era sicuro. Quel vecchio, quell'orco, doveva diventare suo marito? Ma com'era possibile? Com'era possibile che sua madre permettesse una cosa simile?
Tacque, improvvisamente annientata da quelle parole. La Contessa de Polignac prese quel silenzio come un assenso e continuò nelle sue tragiche elucubrazioni.
<< Charlotte, tu ormai hai tredici anni, sei una signorina da marito. Io e tuo padre abbiamo il dovere di trovare per te un ottimo partito, degno del tuo nome e del tuo rango. E il Duca de Guisa è perfetto. Ha già chiesto la tua mano e noi saremo lieti di concedergliela. Devi sapere che la famiglia dei De Guisa sono cugini in seconda con il re…>>
Charlotte però non ascoltava più le assurde spiegazioni materne. Chissà perché in quel momento pensava a Nadine; a quegli anni trascorsi a giocare nella vecchia villa di famiglia.
" Nadine, amica mia, che succederà ora? Che fine farò? In bocca all'orco? Che ne sarà di me? Nadine…"

Oscar Francoise de Jarjayes, il comandante delle guardie reali, stava ispezionando i suoi soldati, schierati sull'attenti nel cortile della piazza d'armi di Versailles.
<< Soldati, rompete le righe!>>
Al suo ordine, con uno scalpitio di zoccoli, il plotone si sciolse. Anche quella giornata era finita.
<< Finalmente Andrè, non ne potevo più >> disse sbuffando al suo attendente.
<< Certo Oscar, ti capisco. Vieni, torniamo a casa…attenta! >>.
Non si era ccorta che una carrozza, spinta quasi al galoppo, era entrata nel cortile della reggia e stava quasi per investirla. Le carrozze avevano l'obbligo di essere portate al massimo al trotto all'interno del cortile. Ma per la Contessa di Polignac non vigeva nessun divieto...
<< Dannazione! Ma chi è quel pazzo?? >>
<< Quel pazzo? Oscar, mi meraviglio! E la Contessa Yolande de Polignac - le disse Andrè - è la dama di compagnia più intima di Sua Maestà. Ogni tanto mi domando però chi delle due è la vera regina a Versailles… >>
<< Andrè sei peggio di una dama pettegola! >> disse Oscar ridacchiando.
<< Starà andando dal Duca de Guisa - proseguì Andrè - si vocifera che voglia dare in sposa sua figlia a quell'uomo…povera creatura! >>
<< Andrè, ma la contessina de Polignac ha solo tredici anni! >>
<< E allora? Oscar, ma dove vivi? Secondo te, se non tu avessi ricevuto l'educazione che hai, dove saresti ora? >> le rispose Andrè sarcastico.
Oscar non si rendeva conto che il suo stato era alquanto bizzarro. Una donna che aveva ricevuto un'educazione militare,  non si era mai vista prima d'ora ed era fatto strano. Sì, se le avessero impartito un'educazione come una normale ragazza, sarebbe stata già sposata ora.
Ripensò alla piccola Polignac. …il Duca de Guisa….era un uomo che metteva i brividi anche a lei e non capiva come il cuore di una madre potesse spingere la propria bambina ad un matrimonio con quell'essere.

<< Contessima Charlotte! Che bello rivedervi!! Siate la benvenuta! Posso sperare che vogliate fermarvi per la notte? >>
Charlotte rabbrividì d'orrore e si strinse attorno alla gonna della madre.
<< Piccola Charlotte, siete deliziosa! Voi credete sempre ad ogni scherzo? >>
L'orco scoppio in una grassa risata assieme alla Contessa di Polignac e agli orribili individui che circondavano la sua poltroncina.
"Nadine, sarò forte vedrai….vedrai!"
Ultimamente le cameriere e le goveranti di Charlotte, avevano riferito alla Contessa sua madre che la figlia parlava spesso da sola, rivolgendosi alla sua amica del cuore ora lontana. Questo fatto destava un po’ di preoccupazione nella madre, non tanto per paura della salute mentale della figlia, quanto perché temeva che un simile comportamento potesse far cambiare idea al Duca de Guisa.
<< Domani sera, Contessa, ci sarà una ballo a Versailles e in quell'occasione annunceremo il nostro fidanzamento …….con questa deliziosa creatura! >>
<< Duca De Guisa, ne sarò oltremodo felice! >>
<< E voi piccola Charlotte? Siete felice di venire a vivere in questa grande casa? >>
Charlotte taceva, sopraffatta dall'orrore.
<< Charlotte rispondi al Duca, non essere scortese! >>
<< Io…io…NON MI SPOSERO' MAI CON VOI! >>
<< Charlotte!! >>
<< No Contessa, lasciate stare. La mia piccola promessa sposa avrà tempo per potermi conoscere a fondo e…apprezzarmi >> rispose sornione il Duca De Guisa, per nulla intimorito dalla reazione della bambina.

<< Contessa! Venite a vedere vostra figlia! Questa sera sarà la più ammirata! >>
La Contessa de Polignac guardò Charlotte con occhio critico: quella sera sarebbe giunto il momento più atteso della sua vita. Si sarebbe imparentata con il re!
Charlotte era splendida. Il vestito rosa era perfetto, il piccolo chignon che le raccoglieva i lunghi capelli biondi era fermato da un grosso fiocco. Era veramente bella…ma il suo volto era spento.
"Nadine…Nadine…"
<< Vieni cara possiamo andare…>> disse fiera la Contessa.
Mentre uscivano dalla stanza, sullo scalone che conduceva alla sala da ballo, il Duca de Guisa le attendeva.
<<  I miei omaggi Contessa de Polignac. Charlotte! Mia splendida Charlotte! >>
<< Vi lascio soli Duca >> disse la Contessa, con aria orrendamente complice.
"Nadine…Nadine…sarò forte Nadine…"
<< Charlotte, siete deliziosa, mia colombella. Vi prego, vogliate gradire i miei omaggi, lasciatevi baciare la vostra candida manina..>>
"Nadine..aiuto…Nadine…."
Il Duca percepiva la paura di Charlotte ma ne sembrava quasi divertito. Prese la mano della piccola e, vincendone la resistenza, vi impresse un lurido bacio.
"Nadine…."
Quando il Duca si fu allontanato, Charlotte rimase immobile a fissare il dorso di quella mano che ormai non sentiva neppure più come parte del suo corpo.
<< Vi aspetto in sala contessina - le aveva detto -  non vedo l'ora di annunciare il nostro fidanzamento >>.
Le ci volle qualche secondo prima di riuscire a riprendere a camminare.
Uscì dalla camera, scese volecemente le scale e sgattaiolò nei giardini di Versailles, senza che nessuno la vedesse.
"Nadine…devo lavarmi, Nadine….devo lavarmi…"
L'acqua della fontana era invitante. Usciva rigogliosa dalla orribile bocca di una statua a forma di rana.
Charlotte rimase per un po’ ad osservare quell'acqua, poi non ci pensò due volte e vi si immerse.
<< Nadine! Devo lavarmi Nadine! >> urlava.
Rimase dentro la fontana per molto tempo, finchè la sua mano non le parve finalmente tornata candida.

<< Signori presto!!!! La Contessina Charlotte è salita sul tetto e minaccia di lanciarsi nel vuoto!!! >>
Un servitore di camera entrò trafelato nel salone del ballo urlanado a squarciagola.
<< Charlotte….>>
La Contessa di Polignac insieme agli invitati si precipitò fuori dalla sala, nei giardini di Versailles.
Charlotte era lassù. Sul punto più alto della cupola della Chapel Royale, lo sguardo verso il cielo. Aveva una rosa bianca in mano.
<< Charlotte!!!! Non fare pazzie! Stai ferma!!! >>
La Contessa de Polignac si accorse troppo tardi che quelle parole non furono mai udite da sua figlia, la quale, senza un lamento, si  era già lanciata nel vuoto.
<< Nadine…conterò i giorni…..Nadine…..>> sussurrava, mentre inesorabilmente precipitava.
Con un tonfo sordo, il corpo  della piccola Charlotte era arrivato a terra.
La Contessa ora poteva piangere quelle lacrime che non aveva mai pianto e che forse non credeva neppure di dover mai piangere. Forse si accorgeva solo in quell'istante, che per tredici anni aveva avuto un grande tesoro, ma che per la sua avidità, l'aveva perso.
Charlotte de Polignac moriva quella sera, a tredici anni, candida e pura, come la rosa che aveva ancora stretta tra le dita.
 

Fine

                                                                                                                                Alex
 

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