Il ponte romano che unisce le due
sponde del Rubicone all’interno del centro abitato di Savignano è il più
antico monumento e il simbolo stesso della città.
La
data esatta di costruzione non è nota; fu definito “consolare” , cioè
costruito in epoca repubblicana, da molti storici, alcuni dei quali lo fanno
risalire all’anno stesso della costruzione della Via Emilia (187 a.C.).
Secondo altri, invece, la sua costruzione andrebbe collocata all’inizio
dell’epoca imperiale, e precisamente in coincidenza con i grandi lavori di
restauro della Via Emilia voluti da Ottaviano Augusto: secondo questa
ipotesi, sarebbe quindi all’incirca contemporaneo dell’analogo ponte
romano in pietra di Rimini. Gli studi più recenti propendono per
l’ipotesi della costruzione in periodo tardo repubblicano (I sec. a. C.):
quindi il ponte di Savignano sarebbe anteriore al ponte di Tiberio di
Rimini.
Il ponte romano di
Savignano è costituito essenzialmente da tre grandi arcate di
pietra, poggianti su due piloni centrali. Il tutto è formato da grandi blocchi
di pietra d’Istria, un calcare compatto e resistente che non esiste
nella zona, e che quindi presumibilmente fu importato per via di mare.
E’ lungo
complessivamente, da sponda a sponda, m. 24,20; le tre arcate hanno una
larghezza massima interna di m. 6,50 mentre l’altezza massima degli archi
dalla base è di m.8,25.
Nel corso dei secoli il
ponte romano subì varie modificazioni e rimaneggiamenti. Nel 1450
Sigismondo Pandolfo Malatesta fece asportare le spalline o parapetti
laterali usando i blocchi di pietra come materiale per la costruzione del
tempio Malatestiano di Rimini. Tra il XIV e il XVII secolo furono
sovrapposte al ponte due torri quadrangolari, che servivano da porte
di ingresso al castello e al paese e avevano una funzione di difesa e di
controllo.
Dopo aver resistito per
secoli a vicende atmosferiche e guerre, il ponte romano fu fatto saltare con
l’impiego di cariche di esplosivo dall’esercito tedesco in ritirata nel
settembre del 1944. I blocchi di pietra furono però successivamente quasi
tutti recuperati, numerati e infine ricollocati al loro posto per la
ricostruzione, realizzata tra il 1963 e il 1965. Nella ricostruzione fu
fatta la scelta di eliminare ogni sovrastruttura posteriore all’epoca
romana; perciò non furono ricostruiti né il rivestimento medievale di
mattoni intorno ai piloni centrali, né le due spalline laterali pure in
mattoni, sostituite da una semplice ringhiera in ferro.