LA
GEOMETRIA DI GIZA 2002 |
Il rilievo del sito di Giza |
Dopo l'opera
del colonnello Howard-Vyse e di Perring nel 1837, è generalmente riconosciuto che il
primo serio lavoro archeologico sulle piramidi egiziane fu The Pyramids and Temples of
Giza di Sir W.M. Flinders Petrie, pubblicato a Londra, 1883. L'archeologo, dotato di
grande determinazione e dell'attrezzatura più avanzata dell'epoca, condusse fra il 1880 e
il 1882 il primo dettagliato rilevamento topografico, giungendo a dati sostanzialmente
confermati dai rilievi e dagli studi condotti successivamente, e pertanto in larga misura
ancora oggi accettati. Nelle tabelle che seguono sono riportati, desunti dall'opera di Petrie, i dati più rilevanti concernenti il posizionamento e le dimensioni delle piramidi di Giza; le misure sono espresse sia nell'unità adottata originariamente dallo studioso - pollici inglesi -, sia in metri. Il fatto che i rilievi di Petrie non siano ancora stati sostanzialmente messi in discussione, a più di un secolo dal suo magistrale lavoro, ci consente di affrontare l'analisi della "geometria di Giza" con la ragionevole certezza di poggiare le fondamenta su un terreno sufficientemente solido. |
DISTANZE ASSIALI FRA LE PIRAMIDI DI GIZA | ||
da N a S |
da E a O |
|
Fra la 1a e la 2a piramide | 13.931,6" (353,86 m) |
13.165,8" (334,41 m) |
Fra la 2a e la 3a piramide | 15.170,4" (385,33 m) |
9.450,2" (240,03 m) |
Fra a 1a e la 3a piramide | 29.102,0" (739,19 m) |
22.616,0" (574,45 m) |
DIMENSIONI DELLE PIRAMIDI DI GIZA | ||
lato di base |
||
1a piramide (Khufu) | 9.068,8" (230,35 m) |
|
2a piramide (Khafre) | 8.474,9" (215,26 m) |
|
3a piramide (Menkaure) | 4.153,6" (105,50 m) |
Esiste un progetto di Giza? |
Secondo la teoria
tradizionale le tre piramidi di Giza furono costruite in successione dai faraoni Khufu,
Khafre e Menkaure nell'arco di un secolo circa; è inoltre convinzione comune che Khafre e
Menkaure non avessero potuto competere col loro predecessore, nella grandiosità
dell'opera, per mancanza di sufficienti risorse: da qui la necessità di accontentarsi di
strutture più piccole e semplici e anche meno accurate. Il fatto sembrerebbe
particolarmente evidente nella terza piramide. |
L'allineamento diagonale delle tre piramidi |
Ad un primo superficiale sguardo le tre piramidi di Giza sembrano disporsi lungo un allineamento diagonale a partire dalla Grande Piramide (fig. 1); il secondo aspetto che appare evidente è il preciso orientamento di tutte e tre le piramidi rispetto ai punti cardinali. Uno schema di questo genere non implica necessariamente l'esistenza di un preciso disegno generale: infatti è sufficiente avanzare la ragionevole ipotesi che ciascuno dei faraoni che succedettero a Khufu avesse considerato la piramide del predecessore e i punti cardinali come riferimenti fondamentali nella costruzione della propria. Non ci sarebbe dunque nulla di sconvolgente per le concezioni dell'egittologia tradizionale. |
Fig. 1 - L'asse diagonale della Grande Piramide |
Tuttavia c'è
qualcosa che non convince in questa ipotesi. L'allineamento delle tre piramidi rispetto
all'asse diagonale è poco preciso, molto meno preciso di quanto ci si potrebbe aspettare
anche disponendo solo di rudimentali strumenti di controllo e rilevazione, e neppure la
morfologia della piana di Giza può essere chiamata in causa a giustificare tale
imprecisione, giacché non si trovano, nella piana, formazioni rocciose o alture che
possano aver forzato i costruttori a scostarsi dall'allineamento desiderato. |
Geometria nascosta |
Qualsiasi pretesa di considerare la configurazione del sito di Giza come il frutto casuale dei successivi interventi di tre faraoni, senza la guida di un progetto d'insieme generale, viene immediatamente spazzata via da un dato di fatto inconfutabile. In una vista planimetrica zenitale (fig. 2) le tre piramidi possono essere contenute entro un rettangolo che va dall'angolo nord-est della prima piramide (quella di Khufu) all'angolo sud-ovest della terza (quella di Menkaure); sulla base del rilievo di Petrie, le lunghezze dei lati di tale rettangolo sono 742,37 m (est/ovest) e 907,12 m (nord/sud), corrispondenti rispettivamente a 1.416,6 e 1.731,0 cubiti reali egizi (si assume per il cubito reale il valore di 0,524 m stabilito dalle misurazioni effettuate da Petrie nel corso della sua campagna di studi in Egitto). |
Fig. 2 - I rettangoli di Giza |
Ora, si dà il caso
che 1.416,6 cubiti equivalga a radq(2)*1.000 cubiti (l'errore è di +2,4 cubiti pari a circa +0,2%) e
1731,0 cubiti a radq(3)*1.000 cubiti (l'errore è di -1,1 cubiti pari a circa -0,1%): si tratta di
scarti così piccoli da escludere la semplice casualità, e possiamo pertanto affermare
che, con ogni probabilità, gli antichi costruttori intendessero proprio inscrivere le tre
piramidi entro un rettangolo i cui lati misurassero radq(2)*1.000 cubiti e radq(3)*1.000 cubiti; questo significa, inoltre, che la lunghezza
della diagonale di tale rettangolo (pari a 1.172,17 m, ossia 2.236,8 cubiti) può essere
espressa con buona approssimazione come radq(5)*1.000 cubiti (l'errore è di +0,7 cubiti, assai meno di
+0,1%). Questa circostanza, messa in luce da John Legon ormai vent'anni fa, è già di per
sé assai significativa, poiché dimostra la conoscenza dei numeri irrazionali da parte
dei costruttori, ma non è tutto. In primo luogo il valore radq(5) è strettamente legato ad un altro
fondamentale numero della geometria, il numero FI (il numero
"aureo"), che vale esattamente (radq(5)+1)/2 ~ 1,618. In secondo luogo (fatto che neanche John Legon
sembra aver notato) si dà il caso che la somma dei numeri radq(2) e radq(3) costituisca un'ottima
approssimazione di PI (il numero "pi greco"): infatti radq(2)+radq(3) vale 3,146, un valore
assai prossimo a 3,142 (il reale valore di PI); da ciò consegue, pertanto,
che il perimetro del rettangolo (pari a 6.295,2 cubiti) equivale, con buona
approssimazione, alla circonferenza di un cerchio di raggio 1.000 cubiti (l'errore è di
+12,0 cubiti pari a circa +0,2%). |
DIMENSIONI DEI RETTANGOLI DI GIZA (in cubiti reali) | |||
reale |
riferimento |
errore |
|
Diagonale rett. magg. | 2.236,8 c |
radq(5)*1.000 c |
+0,1% |
Diagonale rett. min. | 1.786,4 c |
- |
- |
Lato N-S rett. magg. | 1.731,0 c |
radq(3)*1.000 c |
-0,1% |
Lato E-O rett. magg. | 1.416,6 c |
radq(2)*1.000 c |
+0,2% |
Lato N-S rett. min. | 1.410,5 c |
radq(2)*1.000 c |
-0,3% |
Lato E-O rett. min. | 1.096,2 c |
1.100 c |
-0,4% |
Per molti egittologi tradizionali tutto questo sarebbe frutto del Caso; ma certo il Caso, per codesti signori, deve aver lavorato parecchio a Giza… Facciamo entrare in gioco anche la Sfinge e vediamo cosa succede: ebbene, se puntiamo il compasso al centro della diagonale del rettangolo maggiore e tracciamo un cerchio di raggio pari a metà della diagonale (ovvero tracciamo il cerchio che circoscrive il rettangolo) vediamo che tale cerchio attraversa in pieno la Sfinge (fig. 3). Caso o progetto? |
Fig. 3 - Il cerchio che circoscrive le piramidi di Giza e incrocia la Sfinge |
Aritmetica nascosta |
Questo quadro dovrebbe essere già a dir poco sorprendente per chi ancora non volesse credere all'esistenza di un progetto generale a Giza, ma ulteriori soprese ci vengono riservate qualora si convertano in palmi egizi (un cubito reale si divide in sette palmi egizi) le stesse misure riportate nel paragrafo precedente, come si può vedere nella seguente tabella. |
DIMENSIONI DEI RETTANGOLI DI GIZA (in palmi) | |||
reale |
riferimento |
errore |
|
Diagonale rett. Magg. | 15.658 p |
PI*5000 p |
-0,3% |
Diagonale rett. Min. | 12.505 p |
PI*4000 p |
-0,5% |
Lato N-S rett. Magg. | 12.117 p |
11*1100 p |
+0,1% |
Lato E-O rett. Magg. | 9.916 p |
9*1100 p |
+0,2% |
Lato N-S rett. Min. | 9.874 p |
9*1100 p |
-0,3% |
Lato E-O rett. Min. | 7.673 p |
7*1100 p |
-0,4% |
Da questa tabella appare manifesto che le due diagonali sono multiple della lunghezza PI*1.000 palmi, mentre i lati sono multipli della lunghezza 1.100 palmi; ma questa lunghezza, riconvertita in cubiti reali, fornisce il valore 157,1 cubiti che ci rimanda ancora una volta a PI attraverso il rapporto numerico 22/7 che ne è un'ottima approssimazione, anzi, la migliore che sia possibile ottenere con operatori a non più di due cifre. Vediamo come: 1100 palmi, riconvertiti i cubiti reali, equivalgono a 1.100/7 = (22/7)*50 ~ 157,1 ~ PI*50 cubiti (l'errore è inferiore a +0,1%). La conoscenza del rapporto 22/7, e dunque del valore pressoché esatto di PI, è tradizionalmente attribuita al matematico e filosofo greco Pitagora (vissuto nel V sec. A.C.), ma evidentemente anche i costruttori del sito di Giza dovevano esserne a conoscenza poiché ne hanno fatto largo uso: la troviamo nel caso appena descritto con l'esistenza di un modulo di 1.100 palmi corrispondenti a PI*50 cubiti; lo troviamo nel fatto che le lunghezze dei lati dei due rettangoli maggiore e minore si possono esprimere come 11M, 9M, 9M e 7M (dove M = 1.100 palmi ~ PI*50 cubiti) e di conseguenza il rapporto fra il più grande e il più piccolo di questi lati equivale approssimativamente a 11/7 ~ PI/2; troviamo ancora la suddetta relazione nelle dimensioni stesse della Grande Piramide, come da tempo è noto, e precisamente nel rapporto fra semiperimetro di base e altezza. A dire il vero è parimenti noto che la Grande Piramide codifica nelle proprie dimensioni anche il numero FI attraverso il rapporto fra l'apotema e metà del lato di base. Caso o intenzione consapevole? |
Ancora aritmetica nascosta... |
L'analisi del sito di
Giza sotto l'aspetto matematico-geometrico rischia di essere un'avventura paragonabile
all'esplorazione di un pozzo senza fondo: ad ogni livello di lettura emergono nuove
relazioni che in un gioco di rimandi incrociati, come in un labirinto di specchi, creano
una stupefacente sinfonia di numeri ove PI e FI costituiscono
una sorta di leit-motiv ossessivo, come se fossero segnali posti intenzionalmente per
catturare la nostra attenzione... |
Fig. 4 - La piramide di Khafre in relazione alla diagonale del rettangolo maggiore di Giza |
E ancora, dobbiamo sorprenderci (fig. 5) se mezzo lato di base della piramide di Khufu (pari a 115,17 m) è quasi esattamente un quinto del lato est/ovest del rettangolo minore (l'errore è +0,2%), mentre mezzo lato di base della piramide di Menkaure (pari a 52,75 m) è quasi esattamente un quattordicesimo del lato nord/sud dello stesso rettangolo minore (l'errore è -0,1%)? |
Fig. 5 - Le dimensioni della prima e della terza piramide in relazione ai lati del rettangolo minore di Giza |
E si potrebbe
continuare, ma ormai quel che si voleva dimostrare è ampiamente dimostrato: ovvero che la
configurazione del sito di Giza, lungi dall'essere il frutto di successivi interventi
slegati fra loro, è generato da un progetto estremamente sofisticato che denota una
profonda conoscenza della matematica e della geometria. |
Fig. 6 - La posizione della piramide di Menkaure relazionata, tramite il modulo M, all'asse diagonale della Grande Piramide |
Fig. 7 - L'arco di Giza |
Sembra sensato, tanto
per cominciare, esaminare quanto valga il diametro di Giza qualora venga espresso in
unità di misure egizie. Gli egizi disponevano di un sistema di unità di misure piuttosto
articolato: solitamente il cubito reale viene identificato come la principale unità
all'interno del sistema, e gli studi di Petrie assegnano ad esso, come abbiamo detto, un
valore pari a 0,524 m, generalmente accettato. Altre unità di misura scaturiscono da
suddivisioni del cubito reale: un cubito contiene sette palmi, mentre ogni palmo contiene
quattro dita; ancora, altre unità di misura sono multiple del dito, mentre altre sono
multiple del cubito; un'ulteriore unità, infine, è rappresentata dal lato di un quadrato
la cui diagonale equivale a un cubito. |
UNITÀ DI MISURA DELL'ANTICO EGITTO | ||
sistema egiziano | sistema metrico |
|
1 dito (zebo) | 0,01872 m |
|
4 dita = 1 palmo (shep) | 0,07486 m |
|
5 dita = 1 mano | 0,09358 m |
|
12 dita = 1 piccola spanna | 0,22459 m |
|
14 dita = 1 grande spanna | 0,26203 m |
|
1 remen = 20 dita circa | 0,37056 m |
|
24 dita = 1 piccolo cubito | 0,44919 m |
|
28 dita = 1 cubito reale (meh) | 0,52405 m |
|
100 cubiti reali = 1 khet | 52,405 m |
|
120 khet = 1 ater | 6.288,6 m |
|
I PARAMETRI DEL CERCHIO DI GIZA ESPRESSI NELLE DIVERSE UNITÀ DI MISURA | |||
unità di misura | diametro |
arco |
circonferenza |
metro | 4.711,43 |
942,43 |
14.801,41 |
pollice | 185.489,5 |
37.103,5 |
582.732,5 |
dito (zebo) | 251.732,0 |
50.354,1 |
790.839,4 |
palmo (shep) | 62.933,0 |
12.588,5 |
197.709,8 |
mano | 50.346,4 |
10.070,8 |
158.167,9 |
piccola spanna | 20.977,67 |
4.196,17 |
65.903,28 |
grande spanna | 17.980,86 |
3.596,72 |
56.488,53 |
remen | 12.714,39 |
2.543,26 |
39.943,42 |
piccolo cubito | 10.488,83 |
2.098,09 |
32.951,64 |
cubito reale (meh) | 8.990,43 |
1.798,36 |
28.244,26 |
khet | 89,9043 |
17,9836 |
282,4426 |
ater | 0,749202 |
0,149863 |
2,353689 |
Un'attenta analisi dei dati riportati nella seconda tabella mostra che, effettivamente, sussistono diverse significative correlazioni: nella tabella che segue, tali correlazioni sono mostrate esplicitamente e con chiarezza. |
CORRELAZIONI FRA I PARAMETRI DEL CERCHIO DI GIZA E NUMERI SPECIALI | |||
unità di misura | diametro |
arco |
circonferenza |
palmo (shep) | 62.933,0 |
12.588,5 |
197.709,8 |
riferimento |
PI*20.000 |
PI*4.000 |
- |
errore |
+0,2% |
+0,2% |
- |
remen | 12.714,39 |
2.543,26 |
39.943,42 |
riferimento |
radq(FI)*10.000 |
radq(FI)*2.000 |
40.000 |
errore |
-0,1% |
-0,1% |
-0,1% |
piccolo cubito | 10.488,83 |
2.098,09 |
32.951,64 |
riferimento |
FI²*4.000 |
- |
- |
errore |
+0,2% |
- |
- |
cubito reale (meh) | 8.990,43 |
1.798,36 |
28.244,26 |
riferimento |
9.000 |
1.800 |
- |
errore |
-0,1% |
-0,1% |
- |
khet | 89,9043 |
17,9836 |
282,4426 |
riferimento |
90 |
18 |
- |
errore |
-0,1% |
-0,1% |
- |
Ebbene, la
strabiliante conclusione è che i parametri del cerchio di Giza mostrano evidenti
correlazioni con cifre tonde e con i numeri PI e FI; i ridotti
margini di approssimazione (non superiori in valore assoluto a 0,2%) e la rilevanza di
tali correlazioni fanno escludere totalmente la pura e semplice casualità, e inducono
piuttosto a pensare a una precisa intenzione progettuale. Poiché le diverse unità di
misura del sistema egizio sono legate fra loro da rapporti ben precisi, è evidente che
gli antichi costruttori poterono fissare una sola delle correlazioni sopra elencate,
mentre le altre derivano di necessità. A mio avviso, la scelta degli antichi costruttori
fu quella di tracciare il cerchio di Giza con il raggio di lunghezza pari a PI
moltiplicato per 10.000, espressa in palmi: questa è senza dubbio la correlazione più
semplice, diretta e convincente fra tutte quelle viste. |
L'angolo di Giza |
Vi è un dato
ulteriore che emerge: l'arco di Giza è approssimativamente un quinto del diametro, con un
margine di errore straordinariamente piccolo, inferiore a +0,02%. Quest'ultima
osservazione porta a domandarsi se l'angolo di Giza possa anch'esso nascondere una qualche
correlazione matematica. 360°/22,9218° ~ 15,7056 ~ 5*PI ~ 6*FI² ~ 6*(FI+1) In altri termini, ciò significa che l'angolo di Giza può essere
ricavato dividendo l'angolo giro (360°) in 5*PI parti, oppure in 6*(FI+1)
parti: ancora una volta, dunque, i numeri PI e FI che
ricompaiono ossessivamente, quasi fossero scolpiti nelle pietre di Giza. (1) angolo di Giza ~ 22,9218° = gamma (2) 360°/5*PI ~ 360°/15,7070 = 22,9183° = alfa (3) 360°/6*(FI+1) = 360°/15,7082 = 22,9180° = beta Come si vede, risulta che alfa e beta sono identici a meno di una vera inezia (tre decimillesimi di grado). Ciò significa che la relazione (4) 5*PI ~ 6*(FI+1) ~ 15,7081±0,0001 rappresenta una efficacissima approssimazione di PI in
funzione di FI (e naturalmente viceversa), la migliore approssimazione
conseguibile con funzioni lineari. L'angolo intermedio fra alfa e beta
(chiamiamolo mi ) vale 22,91815°: ebbene, gamma (ossia
l'angolo di Giza) differisce da mi per meno di quattro millesimi di grado... probabilità ~ 2*0,004°/240° ~ 1/30.000 Ciò dimostra in maniera schiacciante che la posizione delle tre piramidi non è casuale, bensì assolutamente intenzionale. Il complesso di Giza vuole comunicare, e a questo scopo gli antichi costruttori marcarono il progetto con rapporti e numeri speciali: numeri come PI, FI, radq(2), radq(3) ecc. non sono altro che segnali. Gli antichi costruttori avevano previsto che la nostra attenzione sarebbe stata catturata da tali segnali, e che da quel preciso momento noi avremmo iniziato a cercare il messaggio scritto nella pietra di Giza: da quel preciso momento si sarebbe instaurato un processo comunicativo vero e proprio fra due civiltà che non si sono mai incontrate. Ma per comunicare cosa? |
Conclusioni |
L'insieme di
correlazioni che abbiamo mostrato, e che costituiscono solo una parte di quanto ho potuto
scoprire (il resto sarà mostrato in altra sede), non possono essere attribuite a pure
coincidenze. Nessun ricercatore fornito di un minimo di onestà intellettuale potrebbe
ritenersi pago di una spiegazione siffatta, che peraltro non spiega un bel nulla: meglio,
allora, armarsi del dovuto coraggio e trarre fino in fondo le conseguenze di ciò che si
manifesta con evidenza. |