Luciana Banchelli è nata a Montalto Dora il 31 maggio 1954 ed ancora vi risiede. Terminati gli studi magistrali iniziò il suo variegato cammino lavorativo sino al momento in cui le circostanze le permisero di dedicarsi a ciò che da sempre stimola il suo interesse: la pittura e la scrittura. Poesia e narrativa riempiono i suoi pensieri sino alla stesura di un primo romanzo, scritto con Vincenzo Di Benedetto, un medico appassionato come lei di ricerca storica inerente il proprio paese. Il titolo è: “Lorelleth, l’energia dell’eternità” segno celtico in una notte di plenilunio edito nel 2002 da “Progetto e stampa” editrice in Ivrea. Il testo riscuote successo e ne segue una ristampa. Viene presentato in molti comuni piemontesi, ma successivamente l’interesse si estende in altre regioni italiane. Nel 2004 ad ospitare gli autori fu il prestigioso festival di Portovenere. Fu proprio il suo paese natìo, Montalto Dora, a stimolarla. Immerso nel mirabile verde Canavese, si estende tra i confini di Ivrea e Borgofranco, zone collinare pregne di suggestiva bellezza, favorite di un clima mitigato da laghi di origine morenica. Tracce dell’uomo vissuto in epoca neolitica sono state rinvenute sull’isolotto del lago Pistono ed incisioni, seppur sporadiche, riaffiorano col loro passato, mentre i romani costruirono un acquedotto sulle colline del paese per trasportare acqua nella città di Eporedia (l’odierna Ivrea). Per Luciana inizia una complessa ricerca sulla toponomastica del territorio montaltese, alla quale segue la rilevazione di incisioni rupestri in territori limitrofi. Comparazioni indispensabili per la ricerca. In questo impegno viene affiancata da archeologi ed appassionati ricercatori. Ferma nel proposito di non danneggiare l’ambiente e l’uomo antico che in esso ha vissuto, si astiene dal compiere scavi perché, come sempre afferma, il suo scopo è quello di far rivivere il passato attraverso tracce evidenti, inalterate dal tempo, testimonianze dei nostri predecessori. E così si legge sulla retro copertina del libro: “Adesso questo è il nostro compito: riacquistare ed insegnare il contatto con la Natura per ricostruirla e ripristinarla nella sua giusta energia. Seduti sotto un albero sulle sponde del lago, o accanto ad una pietra, chiudere gli occhi per qualche istante e respirare quest’aria libera e pura, ascoltare il silenzio della sua musica e guardare dentro di noi. Solo così l’energia continuerà a vivere nella sua dimensione infinita.” A tal proposito si collega la definizione che ella dà alla sua tecnica pittorica: “Simbolismo concettuale materico”. Infatti, la figura femminile sempre presente nelle sue tele riveste un ruolo simbolico che si perde nella notte dei tempi da quando l’uomo antico adorava la Madre terra, simbolo di fecondità, rappresentandola su statuette d’argilla dalle sembianze di donne, le caratteristiche venere steatopige. Con l’applicazione materia abbinata al colore e all’utilizzo di sostanze preparate e lavorate da lei, prendono vita le sue figure, sue non solo perché Luciana è la sola pittrice a sviluppare una simile tecnica, ma perché appartengono ad un’introspezione psicologica. Alcune sono dame retrocesse ad un passato fiabesco; altre rievocano l’antico tempo di menestrelli e cavalieri come il pannello “Chanson de geste” nel quale fa da sfondo l’avito castello di Montalto ed una appariscente luna rossa, peculiarità simbolica che appare frequentemente sulle tele. Altre figure coesistono con frammenti di specchi, quadri nei quali sia la materia che plasma la figura, sia l’osservatore, trovano il loro spazio. Il simbolismo nelle opere di Luciana spazia liberamente quanto i colori bianco e nero che rivestono le dame, come si evince dal pannello “Secolare reminiscenza” esposto nel 1998 al Circolo degli Artisti di Torino, ente storico e prestigioso fondato nel 1847, luogo di studio e cenacolo dei maggiori e più rappresentativi artisti e statisti piemontesi. Annualmente espone alla Promotrice delle Belle Arti di Torino, altro ente storico ottocentesco. In mostre personali e collettive le sue opere mostrano, a quanti sappiano coglierlo, un significato profondo, una dualità sempre presente nell’angolo più recondito del pensiero umano, dove il conscio e l’inconscio sono costantemente messi in discussione. Attualmente si sta occupando dello studio della chiesetta di san Rocco, ubicata sulle pendici collinari di Montalto Dora. Pregiati affreschi del 1400 ed alcuni elementi simbolici l’hanno stimolata, insieme al ricercatore Vincenzo Di Benedetto, alla stesura di un secondo romanzo storico proiettato nel medioevo. Un monaco in viaggio tra alchimisti e templari costituirà il contenuto del libro in fase di ultimazione. Perché, dunque, non trasmettere le conoscenze acquisite in anni di studio dal suo gruppo di amici? E così, nel giugno del 2004 Luciana istituisce l’associazione storico-culturale “Luci” con sede in Montalto Dora (To) piazza IV Novembre 1, organizzando mensilmente serate culturali di vario genere.


Vincenzo Di Benedetto è Medico Chirurgo Laureato nel 78 all’Università di Pisa Specialista dal 1982 in DIABETOLOGIA e Malattie del Ricambio all’Università di Genova. Vissuto nel clima marino di La Spezia, comincia subito dopo a esercitare la professione di Medico di Medicina Generale convenzionato, attualmente.con l’asl 9 di Ivrea (Torino) dal 82. Medico Animatore SNAMID di Formazione in Medicina Generale dal 2002. E' Esperto in MASSAGGIO DOLCE CINESE DELLO SHIATSU E MEDICINA TRADIZIONALE CINESE dal 94. Membro della SOCIETA' EUROPEA DI APPLICAZIONI BIOMEDICHE e ISTITUTO di MEDICINA NATURALE dell'UNIVERSITA' STATALE di MILANO, si occupa di diagnostica bioenergetica e Medicina Naturale. Ha conseguito il I e II livello Rei-ki, Esperto in Massaggio Metamorfico. Ha svolto numerose conferenze di Medicina Olistica e del buon umore, grazie all'amicizia-incontro con il medico-clown Patch Adams e le sue tecniche. Avviato alla scienza Rabdomantica da Aresu, a Palau nel 98, comincia un percorso individuale di ricerca nei boschi del Canavese, le Isole Canarie, Messico, Grecia, Germania, Venezia e altre città d'Italia misurando l'energia di tutti i siti archeologici e le costruzioni di ogni tipo, creando una mappa di dati identificativi per risalire alle funzioni di utilizzazione da parte dell'uomo antico. Nel 2000 decide di ampliare la metodica utilizzando anche la scrittura medianica. Nasce così l'Archeologia Rabdomantica, grazie alla quale e alla felice collaborazione con Luciana Banchelli pubblica con lei nel 2002 il primo romanzo celtico del Canavese "Lorelleth-L'Energia dell'Eternità". Nel 2004 conosce Enrico Calzolari, archeoastronomo ed esperto di Templarismo di La Spezia, col quale attualmente svolge una ricerca sui simboli templari e sui siti complessi della Liguria. E' inoltre autore di diversi articoli di archeologia, pubblicati nei siti celtici più "cliccati".


Per informazioni culturali o aquisti rivolgersi a:        Vincenzo Di Benedetto