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Sanremo 2010

La politica resta lontana dall’Ariston? Quella di quegli anni sì, ma si annunciano polemiche per «Va’ pensiero», aria del Nabucco di Verdi che da metafora sulla lotta contro l’Austria si è trasformata nell’inno della Lega. Lo canterà, per parare accuse e strumentalizzazioni, il pugliesissimo Al Bano. È anche il brano più antico che sentiremo in quella serata. Rimanendo nell’Ottocento, la scelta degli artisti e della coppia Morandi- Mazzi ha premiato «Addio mio bella addio», canto risorgimentale che avrà le voci di Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario, e «’O sole mio» affidata alla Oxa. Ha scelto il napoletano anche Roberto Vecchioni con «’O surdato ’nnammurato». Al ventennio, ma senza coloriture politiche, si ispirano Patty Pravo («Mille lire al mese»), Anna Tatangelo («Mamma ») e i La Crus («Parlami d’amore Mariù»). «L’abbiamo scelta — spiega Joe Giovanardi — perché è un pezzo dell’immaginario collettivo e perché la cantò De Sica: il mio album solista in arrivo ha un taglio cinematico». L’emigrazione è il tema affrontato da Max Pezzali con «Mamma mia dammi cento lire»: «Me la cantava mio nonno, contadino della bassa pavese — ricorda —. Pur avendo una melodia semplice, racconta di tempi duri, quando anche i lombardi, i piemontesi e i veneti erano costretti a imbarcarsi sui bastimenti per cercar fortuna». Si salta poi ai mitici Sessanta con «La notte dell’addio» per la coppia Luca Madonia-Franco Battiato e «Il cielo in una stanza» affidata a Giusy Ferreri: «L’hanno riletta in tanti e Mina resta eccezionale — dice la cantante — ma se penso che ha lanciato l’autore Gino Paoli come interprete per me assume un significato ancora più forte». Il decennio successivo è rappresentato dall’impegno civile contro la pena di morte, chiave scelta da Emma e i Modà con «Here’s to You — La ballata di Sacco e Vanzetti», e da «Il mio canto libero» di Battisti per Nathalie, vincitrice di «X Factor». Il lumbard Davide Van De Sfroos porterà «Viva l’Italia» di De Gregori: «È un’incitazione ad andare in avanti in un momento così duro. Sono contento di appartenere all’Italia. Non mi sono mai vergognato, al limite ho sentito dolore, per quello che accadeva nel nostro paese». La canzone più recente è «L’italiano» di Cutugno rivista da Tricarico. Dopo gli Ottanta, il vuoto.

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