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Treni Italia L’incidente di Viareggio ha segnato la storia del trasporto ferroviario delle merci in Italia. La magistratura sta indagando e arriverà a stabilire le responsabilità del disastro, ma basta ascoltare i testimoni della vicenda, per capire che le norme vigenti in Italia sulla sicurezza dei treni che trasportano merci pericolose sono inadeguate. E visti gli incidenti degli ultimi mesi è probabile che ci si debba mettere presto mano. Se si vuol competere e decongestionare le strade dai camion, bisogna avvicinarsi agli standard europei e investire sul trasporto su rotaia. In Italia oggi, solo il 10% delle merci viaggia su rotaia, mentre in Germania si arriva al 25% e in Austria al 35%. Il trasporto su gomma è avvantaggiato perché, dice l’amministratore delegato di Ferrovie, può contare di maggiori finanziamenti. In effetti tra il 2000 e il 2008 solo il 14% dei finanziamenti legati alla Legge Obiettivo ha riguardato le Ferrovie, mentre circa il 70% è stato convogliato per migliorare strade e autostrade. Ma chi trasporta su gomma può anche usufruire di rimborsi e esoneri fiscali, contributi per l’acquisto dei camion, riduzioni delle accise e dei pedaggi autostradali. Inoltre con il camion puoi ritirare la merce ovunque mentre mancano i collegamenti tra i porti e le ferrovie. E là dove gli investimenti sono stati fatti, si scopre che sono operazioni di facciata, per compiacere alcuni enti locali, ma che non lasciano intravedere i tempi di completamento delle infrastrutture. Il raddoppio della linea che dovrebbe collegare il Brennero con il Tirreno, ossia la Parma - La Spezia, è in discussione da 30 anni. Una linea di 100 km a binario unico che risale al 1890 e dove oggi per spingere un treno merci occorrono 2 locomotori.

Come è andata a finire - Schiavi del lusso A due anni dall'inchiesta che ha svelato i metodi fraudolenti a cui le grandi griffe italiane e francesi ricorrono (uso di cinesi in Italia e produzione di alcune parti all'estero), Report torna sulla questione per discutere della proposta di legge sulla protezione del Made in Italy che costringerebbe le griffe a dichiarare la verità. Come la stanno prendendo gli addetti al settore? 

Goodnews - Ragioniamo con i piedi Si moltiplicano in tutta la penisola i Gas, acronimo di Gruppi d'Acquisto Solidale. Ma la buona notizia è che oltre alla frutta e verdura del contadino, il meccanismo funziona anche per altri prodotti ben più costosi. Questa volta è il turno delle scarpe, che il negozio rivende con un ricarico di due o tre volte, e a volte, se c'è un marchio prestigioso in ballo, anche di più. Fabio Travenzoli e Pierluigi Parinello si sono ribellati a questa logica ed hanno cominciato a produrre e vendere esclusivamente ai GAS scarpe a 40 euro, scarpe che in negozio costerebbero circa 150 euro. 

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