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L'era glaciale

Il primo ospite della serata è Filippo Timi. Sono contemporaneamente nelle sale due suoi film (“Vincere” di Marco Bellocchio e “Come Dio comanda” di Gabriele Salvatores) e un libro “Peggio che diventare famoso” (pubblicato per Garzanti). Daria Bignardi inizia con lui a parlare di vincere che pur essendo stato presentato a Cannes e avendo avuto ottime recensioni non ha vinto alcun premio (comunque recentemente è stato candidato anche ai Nastri d’argento). Si parla anche della puntata di “Porta a Porta” in cui è stato presentato il film e in cui era presente anche Alessandra Mussolini. La nipote del dittatore sosteneva imperterrita che che tutta la storia di cui parlava il film era falsa e che Ida Dalser non è mai stata la moglie del nonno, ne ha mai avuto un figlio da lui. Sempre la Mussolini poi pare che abbia sostenuto che Michela Cescon (l’attrice che interpreta nel film sua nonna Rachele Guidi) sia stata apposta conciata da racchia e fatta sfigurare si fronte alla Mezzogiorno/Dalser). Timi risponde che Giovanna Mezzogiorno era la protagonista ed è normale risultasse più bella. Timi dice anche che la prima volta che ha visto il film tutto per intero era molto emozionato; la seconda è riuscito a goderselo al meglio e si è piaciuto. La Bignardi quindi riferisce di Natalia Aspesi che è uscita venti minuti prima della fine della prima proiezione e che nella prima recensione non è stata molto benevola, criticando Timi (tra le altre cose) per una recitazione molto caricaturale. Timi risponde inanzitutto che la Aspesi si è poi corretta il giorno dopo cambiando il suo giudizio nel film e che comunque lui si è ispirato ai filmati d’epoca su Mussolini e che in confronto alla sua retorica la sua recitazione è minimale. La Bignardi chiede a Timi se si aspettava che il film vincesse qualcosa e lui senza falsa modestia dice che effettivamente si aspettavano di vincere o comunque di ritirare un premio e comunque che ancora adesso non si spiegano il perchè non sono stati premiati. La Bignardi mostra un filmato in cui fa la stessa domanda a Bellocchio. Il regista si dice amareggiato per come è stato accolto il film dagli italiani e per il fatto di essere stato trattato peggio che dai giornali esteri. Bellocchio si dice sicuro di non voler partecipare più ad alcun festival cinematografico. Poi si parla del suo libro che a differenza del primo (E lasciamole cadere queste stelle) dove era povero, cieco, balbuziente e sessualmente confuso; in questo è famoso e sciupafemmine. Il libro è molto ironico ed è fatto tutto di dialoghi telefonici con la madre. Timi (nato a Perugia) racconta di aver cercato per anni di cancellare la pronuncia dialettale e che solo quando ha smesso di reprimerla hanno cominciato a farlo recitare.
I secondi ospiti sono Fabri Fibra e Antonio Moresco (il primo rapper e il secondo scrittore). La Bignardi dichiara che ha voluto intervistarli insieme perché su entrambi dividono l’opinione pubblica; o sono pensati come i migliori nel loro settore o come delle montature. Morescoè il meno conosciuto è ha iniziato a scrivere a 47 anni (adesso ha 61 anni) ed ha appena pubblicato un libro “Canti del caos” (1072 pagine). Moresco proviene da una famiglia povera (mantovana la madre, vicentino il padre) lavoravano come domestici presso una famiglia ricca. Anni dopo in quella casa venne girato “Novecento” di Bertolucci. Per l’occasione però fu risistemata, perché quando era abitata anche da lui era un po’ in decadenza. Per dieci anni militò in politica e finì anche in carcere con l’accusa di calunnie verso l’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone. Dopo aver letto il parere di Roberto saviano su di lui, La Bignardi chiede riferendosi proprio alle condizioni di vita dello scrittore napoletano se è meglio vivere o scrivere. Moresco dice che le due cose possono anche coincidere e che Saviano per vivere (anche se male) ha dovuto dire le cose a cui lo obbligava la sua coscienza. Segue un video con i pareri (tutti benevoli) su Moresco degli scrittori Barbara Alberti, Dario Voltolini e Tiziano Scarpa. Moresco si mostra sorpreso che in un mondo come quello dei libri pieno di invidie abbia ricevuto dei complimenti da suoi colleghi contemporanei e comunque dice che visto che nella vita ha ricevuto solo calci anche se alla sua età riceve qualche carezza non si trasformerà certo in un pallone gonfiato. A questo punto la Bignardi fa intervenire Fabri Fibra che dice (riferendosi all’esperienza appena ascoltata di Moresco) che è allucinante aspettare così tanto tempo tra la scrittura e la pubblicazione della prima opera. La Bignardi chiede a Fibra come mai si propone come un personaggio scomodo nonostante abbia venduto molte copie dei suoi cd. Fibra dice che proprio per le vendite che ha fatto non può considerarsi una persona scomoda, perché alle cose scomode nessuno si avvicina. L’ultimo album di Fabri Fibra è “Chi vuol essere Fabri Fibra” e la Bignardi gli chiede perché l’ha chiamato così. Fibra risponde che si intende chi vuole entrare nel suo mondo. Porta l’esempio di un incidente automobilistico fatto due mesi fa. Una persona li nelle vicinanze subito dopo l’incidente si avvicinò e gli chiede di fare una foto con lui. Fibra rispose di no, non perché voleva fare l’antipatico; ma perché in quel momento non era Fabri Fibra, ma una persona che aveva fatto un incidente e voleva essere lasciato in pace. Ma magari – conclude Fibra – quella persona andrà in giro ha raccontare che l’ha incontrato e che è effettivamente antipatico come sembra. Per Fibra il sentimento di traino dell’Italia non è l’amore, ma l’invidia. Perché l’amore costa, mente l’invidia è gratis. Se c’è qualcuno che cerca di dire le cose come stanno, bene che vada gli si dice che ha ragione, ma che si sta bene così come si sta in quel momento.
L’ultimo ospite della puntata è Emilio Solfrizzi. Solfrizzi è reduce da “Tutti pazzi per amore”, la fiction con maggior successo nel corso della stagione con Stefania Rocca e Neri Marcorè. Solfrizzi conferma le voci secondo le quali la Rocca non sarà presente nella seconda serieperché incinta e sarà sostituita da Antonia Liskova. Solfrizzi racconta della passione che i genitori gli hanno passato per la musica classica che gli facevano ascoltare in casa; ma che non lo portavano con loro quando andavano al Petruzzelli. Solfrizzi racconta di essere appassionato di arti marziali (anche se adesso non li segue più) e di assersi iscritto in gioventù all’Accademia di arti marziali. Si è laureato al Dams a Bologna; ma al termine degli studi invece di andare a Roma o a Milano è tornato nella sua Bari. Era diventato molto famoso con il duo Toti e Tota, anche se non riusci mai ad approdare nelle tv nazionali e cambiò quindi lavoro diventando attore drammatico e facendo tutta la strada che l’ha portato fino a “Tutti pazzi per amore”. La Bignardi parla del sito di Solfrizzi dove si è accorta dalle donnande che fanno che i fan di Solfrizzi sono un po’ particolari. Cerca quindi di fargli rispondere ad alcune di quelle domande. Infine gli chiede tra Cassano in nazionale, il Bari in A e il Petruzzelli riaperto cosa preferirebbe accadesse per prima. Solfrizzi risponde che devono accadere tutte e tre le cose contemporaneamente. 

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