Il primo ospite è Toni Capuozzo, vice direttore del tg5. La Bignardi inaugura l’intervista dicendo che ha avuto l’impressione che come inviato al funerale dei morti nel terremoto di L’Aquila facesse in modo per parlare il meno possibile. Capuozzo racconta che appena ventenne ha assistito come cittadino normale al terremoto del Friuli, pur vivendo ad Udine e quindi non essendo un terremotato e si ricorda quei momenti. Non sembrava di essere a funerali di stato proprio per lo stato d’animo della gente. Capuozzo ha fatto un servizio al carcere de l’Aquila e parlando con il direttore si è fatto raccontare quello che era successo in carcere la notte del terremoto. Il carcere non è crollato e non ha avuto apparentemente danni, anche se poi i detenuti sono stati trasferiti. Certo che trovarsi in carcere durante un terremoto – continua Capuozzo – è ancora peggio che subirlo da liberi. Sul caso Santoro-Vauro dice che non gli è mai piaciuta la censura, anche se quello è un tipo di giornalismo che a lui non piace. A lui piace seguire una notizia e scoprire il perché delle cose; mentre quello di Santoro gli sembra sempre pronto a difendere una sua verità. Per quanto riguarda Vauro lui (ma anche la Bignardi non trovano la vignetta incriminata così lesiva per il dolore dei morti; anche se c’è da dire che in molte altre occasioni ne ha fatte di peggiori come quando alla morte di Fabrizio Quattrocchi in Iraq disegnò un dollaro a mezz’asta anziché una bandiera per segnalare che era morto un mercenario. Per il licenziamento di Mentana, Capuozzo dice di essere dispiaciuto e di non aver ricevuto offerte per sostituirlo alla guida di Matrix (cosa che per altro avrebbe rifiutato come tutti i suoi colleghi già in forza al tg5). La Bignardi, però gli chiede se non sia comodo dire solo che dispiace invece di fare un’azione concreta come uno sciopero. Capuozzo risponde che azioni sindacali sarebbero sicuramente scattate in caso del siluramento di un redattore; ma li ci si trovava di fronte a un accordo tra dirigenti. Sulla libertà d’informazione in Italia, Capuozzo commenta che mai come in questa epoca in Italia si può dire tutto quello che si vuole. In passato invece i giornali locali rappresentavano i poteri locali (dalla curia alla confindustra del posto), quelli nazionali erano sempre filo-governativi e quelli di partito rispondevano al loro campanile. Nel futuro di Tony Capuozzo non c’è la politica, dice che non vuole seguire l’esempio del collega David Sassoli e che anche se in gioventù ha fatto una sbornia di politica, ora è praticamente astemio.
Il secondo ospite della serata è Massimo D’Alema. La Bignardi fa subito i complimenti per i suoi 60 anni che compirà fra pochi giorni (mercoledì prossimo) e D’Alema dice che è un’età in cui si fanno dei bilanci e che lui è contento di essere vissuto da protagonista in un’epoca di cambiamenti in modo intenso. Il bilancio è certamente positivo. Per quanto riguarda l’età però, nonostante in Italia qualcuno si crede immortale (chiaro riferimento a Berlusconi) e che comunque lui sia più giovane dell’età media della classe dirigente attuale, comunque pensa che è arrivato in un’età in cui deve iniziare a mettersi da parte. Dopo aver fatto vedere un video che lo mostra nelle vesti di capo dei giovani comunisti intento in unadiscussione con il suo omologo socialista Villetti, D’Alema commenta che non è cambiato poi tanto da allora, ma solo diventato un filo più liberale. La Bignardi stuzzica D’Alema sul Pd e gli chiede di prevedere quando potrà tornare vincente. D’Alema dice che non prevede una crisi di governo in questa legislatura e che quindi se ne parlerà per le elezioni politiche del 2013. Per quanto riguarda il Pd anche se si è indiscutibilmente in una fase negativa non ha dubbi che il progetto sia importante e che il Pd anche se nopn sarà mai autonomo (perché gli italiani sono poco avvezzi al bipartitismo); ma sarà comunque e sempre il fulcro di una possibile maggioranza di centrosinistra. D’Alema ricorda come nella scorsa legislatura il governo in politica estera è riuscito (per citare siolo due cose) a far approvare la moratoria contro la pena di morte all’Onu e a mettersi a capo di una missione di pace in Libano. In generale il governo Prodi II° ha dovuto risanare i conti che la destra aveva lasciato. D’Alema ritiene l’Italia uno strano paese dove capita l’opposto degli altri paesi europei e cioè che la destra spende e la sinistra deve rimettere i bilanci apposto. La Bignardi chiede conto a D’Alema del fatto che nessun governo di centrosinistra ha mai approvato una legge sul conflitto di interessi. D’Alema risponde che ci hanno provato, ma che le lungaggini del parlamento e le varie crisi lo hanno impedito. Sostiene inoltre che comunque non sarebbe servito a niente perché in definitiva Berlusconi comunque avrebbe potuto continuare a fare politica, cedendo le sue imprese a familiari e che comunque sono gli italiani che decidono di eleggere Berlusconi presidente. Bisogna quindi far capire agli italiani che il scegliere Berlusconi è sbagliato e per due volte il centrosinistra ci è riuscito. Sulla questione del referendum D’Alema risponde che avrebbe preferito si tenesse il 7 giugno e non il 21 come sembra e che comunque Berlusconi ha confessato di aver fatto quella scelta perché nel caso contrario Bossi avrebbe lasciato cadere il suo governo. D’Alema afferma che voterà si al referendum; ma non perché vuole una legge più bipartitica; ma che il referendum in Italia è solo abrogativo e questo questio permetterebbe di cambiare la legge elettorale attuale che secondo lui è vergognosa. Successivamente il parlamento sarebbe pienamente legittimato a confezionare una legge elettorale decente. D’Alema fa anche presente che anche nel caso il referendum passasse non si permetterebbe agli italiani di poter scegliere il proprio candidato. Sul caso Bettini, che ha scelto di non candidarsi alle prossime europee dopo aver saputo che il nr 1 della lista pd del centro Italia non era lui, ma il giornalista David Sassoli; D’Alema si è dichiarato dispiaciuto e ha detto al collega di ripensarci perché non c’è nulla di disdicevole in questo. Ha infatti raccontato di quando gli chiesero di fare il nr2 di De Mita nella lista Campania 2 perché si pensava che gli elettori più di sinistra non votassero De Mita con piacere. Lui ha accettato senza storie. La Bignardi chiede a D’Alema dei suoi rapporti con Veltroni e lui conferma che in questo momento non sono ottimi; ma che tutto passa e che loro si conosco da tantissimo tempo e che hanno passato periodi di intenso lavoro assieme a delle crisi. In questo momento – conclude D’Alema – Veltroni è amareggiato. La Bignardi conclude l’intervista con D’Alema e cioì facendogli vedere un video con gli auguri per i suoi 60 anni da parte di due giovani esponenti politiche (una del centrosinistra e una del centro destra). Per il centrodestra c’è Michaela Biancofiore (Pdl) che gli augura per quell’occasione di fare un corso di immagine, ispirandosi magari a Berlusconi perché appare molto spocchioso. Per il centrosinistra c’è invece Debora Serracchiani (Pd) che lo invita ad applicare quello che lui diceva del Pci e cioè che ogni classe dirigente doveva coltivare quella che gli sarebbe succeduta in modo di poter “cacciare fra quattro anni il vecchio Berlusconi”. Dopo il video D’Alema commenta con positività la richiesta della Serracchiani e la Bignardi gli ricorda che quando quest’ultima è stata in studio da loro gli ha dato un cinque, mentre a Veltroni un 6+. D’Alema dice che ambisce all’otto e che in assenza di quello preferisce tenersi il cinque.
Il terzo ospite della serata è Renzo Rosso, imprenditore e presidente della linea di abbigliamento Diesel. Rosso dice che anche loro a Bassano del Grappa sentono la crisi; ma che producendo dei beni non di lusso probabilmente la subiscono meno. Per lui in un’azienda la cosa più importante è il prodotto e quando si indovina quello tutto viene a ruota. E’ anche importante l’immagine che al prodotto si da. Ha seimila dipendenti di cui molti in Italia (dice di esser rimasto uno dei pochi a non aver delocalizzato). Ha sei figli, di cui i due più grandi lavorano in azienda con lui. Dice di non aver mai condizionato i suoi figli e di non aver loro mai chiesto di lavorare con lui; salvo ovviamente essere contento quando hanno decido di farlo loro. Frequenta molto il mondo delle celebrities per lavoro; ma dice di preferire di gran lunga stare attorniato da gente comune. E’ amico del Dalai Lama e una volta in particolare gli ha dato un passaggio col suo elicotteroe hanno avuto modo di parlare per tre ore da Edimburgo a Roma; il quel periodo Rosso voleva affidare ad altri la sua azienda per dedicarsi a qualcosa di più sociale, ma il Dalai Lama gli ha detto che la sua natura è quella e che deve lasciare le cose più sociali ad altri. In ultimo dice che stima Berlusconi perché si circonda di gente giovane, a differenza di governi precedenti la cui tenuta dipendeva dal parere di alcuni senatori a vita ultranovantenni.
L’ultimo ospite della serata è Fabio De Luigi. La Bignardi e De Luigi scherzano sul suo essere considerato un ragazzo modello e lui dice che nella realtà ne combina di cotte e di crude. De Luigi riceve i complimenti per aver riscosso successo sia in campo televisivo, teatrale, nei cinepanettori e negli altri film. De Luigi rivela che cerca di differenziare molto il suo lavoro anche se purtroppo nel cinema ha sempre delle porti dello sfigato, che gli piace fare, ma che preferirebbe ogni tanto sostituire con altro.