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Che tempo che fa

E’ necessario diventare infelici per rendere gli altri felici?
Io faccio la comica ma molto spesso, dopo uno spettacolo, qualcuno viene a trovarmi e mi dice “mi sono commosso”. Questo vuol dire che quando la comicità ha una certa profondità, tocca qualche corda personale. Io sono attrice comica ma soprattutto ho scritto quasi tutto quello che ho recitato.

Lei da piccola, educata con Stendhal, Cocteau, Flaubert, Balzac, che ha letto Proust in lingua originale, è andata poi a fare cabaret. Come è successo?
Ho cominciato facendo quello che noi chiamavamo cabaret da salotto, dicendo cose di una certa serietà di contenuto. Poi da questo tipo di testo rapido e pungente sono passata alle commedie.

Ma in casa come l’hanno presa?
La mia è stata un’educazione borghese di una famiglia intelligente e quindi è stata un’educazione che teneva d’occhio l’educazione del bambino. Quando ho cominciato la carriera negli anni ‘50, i grandi erano molto più benevoli di quanto lo sono adesso. Io ho una grande tenerezza per i giovani che cominciano adesso.

Le sue leggendarie pause comiche: c’è una tecnica o sono naturali?
Ci sono entrambe le cose. Le idee non hanno tecnica, vengono…

…avendole!
Io sono veramente una sacerdotessa della pausa che in teatro ha una grande importanza.

Come mai ci sono sempre poche donne che fanno comicità.
Adesso ce ne sono. Non moltissime, ma siccome la donna ha subito un’evoluzione importante, anche la comicità femminile va verso delle mete impegnate.

Che cos’è il talento?
Il talento è certamente una cosa istintiva, un dono di Dio. Però il talento è timido perché il vero talento non ha voglia di buttarsi in pasto, viene fuori  a poco a poco secondo quello che piace dire a lui, non quello che vogliono fargli dire.

Nella prefazione del suo nuovo libro “Di tanti palpiti”, della musica dice che è aria, fremito, forse Dio. Significa che la musica rivela molto più delle parole?
La musica è qualcosa di miracoloso. Forse chi la compone ha una capacità magistrale di arrivare al suo scopo, ma per chi l’ascolta è veramente qualche cosa di incomprensibile.

Le due grandi passioni della sua vita sono state il comico e il melodramma: c’è un nesso o è una necessaria schizofrenia?
C’è un nesso perché il melodramma è la forma di teatro perfetta. Io penso alle mie impressioni di bambina a cinque o sei anni. La prima cosa che ti impressiona è la scena, questo mondo assurdo dove si muovono le persone, poi gli interpreti, i costumi… E poi viene l’orchestra, questa cosa miracolosa che ti fa parlare ti fa cantare. Per me l’orchestra era forse la cosa più magica insieme al direttore, quel signore che faceva muovere tutto. In quei momenti pensavo qualcosa di religioso. Però non ho mai pensato di parteciparvi come cantante, né come musicista.

Perché non ci ha mai pensato?
Non lo so. Per rispetto forse.

Cos’è che la fa ridere oggi?
Poche cose e imprevedibili, però io rido poco per esempio a teatro. Rido molto volentieri quando sto a letto e leggo un libro dove ci sono delle cose comiche.

Lei ha mai lavorato improvvisando sul palcoscenico?
No, non amo l’improvvisazione anche se mi è capitato di imbroccare qualche battuta spontanea e in genere è stato un momento felice e poi l’ho mantenuta. Mi ricordo per esempio che facevo uno spettacolo Recital dove fingevo di entrare. Qualcuno lanciò dei fiori e io raccogliendoli, vedendo che erano finti, dissi:” Toh, fiori finti… si prevedono repliche”.

In un suo precedente libro “Una signora molto snob” lei ha scritto che l’ultima cosa che ancora interessa la donna è l’uomo, anche quando non lo ama più. Conferma?
Mi interessa perché è qualche cosa che si muove, che parla, che vive, che ti sta vicino… un essere vivente. Io adoro le mie amiche, sono felice di avere delle amiche. Mi piacciono le donne intelligenti. Ma certo, l’uomo è diverso…

Si è divertita tanto a lavorare con Sordi?
Con chi?

Con Sordi…
E chi non si sarebbe divertito. Sul lavoro era una persona seria, come fosse stato una persona seria. Anche lui non improvvisava se non ogni tanto in modo geniale.

Ripensavo l’altro giorno al suo film “Il vedovo”. In quel film c’è la contrapposizione del cinismo caldo, romano, e il cinismo freddo, milanese… difficilissimi da coniugare.
Lui aveva questo cinismo che finiva per diventare bonario. Io avevo un cinismo un po’ acido, più milanese. E nota che i milanesi sono… buoni, però quando ci si mettono stanno un po’ sulle loro, come si dice.

So che ha scritto una nuova commedia.
Sì, ho scritto un’altra commedia e mi rifiuto di dire “un’ultima commedia” che però a modo suo ha qualcosa di conclusivo perché si intitola “Non tutto è risolto”.

Quando andrà in scena?
Eh, problemi del momento… Io spero presto, ma sai com’è il teatro adesso? Naviga in acque molto difficili. Ci sono dei problemi proprio di struttura…

Però adesso basta abbattere, ricostruire col 35% in più di cubatura… e si potrebbe risolvere.
Ecco, potrei abbattere qualche struttura antipatica e farmi un teatro!

 

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