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Che tempo che fa

Tiziano Ferro è il primo ospite della puntata. Lui ormai vive a Londra (ma in periferia) dove però nessuno lo conosce perché li non è nemmeno pubblicata in quanto agli inglesi tradizionalmente piacciono di più le canzoni fatte nella loro lingua. Poi Tiziano Ferro si è iscritto ad un corso di hip hop e proprio ieri ha tenuto il saggio di fine anno. Con il nuovo anno uscirà con il suo ultimo album in Francia e perciò sta cercando di imparare anche il francese. Solo in Italia “Alla mia età” ha venduto oltre 500 mila copie essendo disco di diamante. Ultima chicca. Ferro dice di aver sognato di comprare una macchina in Messico; ma che non gli accordavano un leasing e che quindi ha detto di averla fatta mettere sul conto di Fabio Fazio.

L’ultimo ospite della Puntata è Marco Pannella. Pannella ha scritto con Stefano Rolando  il libro “Le nostre storie sono i nostri orti, (ma anche i nostri ghetti)”. Fazio fa notare gli ottant’anni di Pannella e che fa politica dal 1945. Dice che è da considerare “padre della patria”. Pannella rivendica la vittoria del referendum sul divorzio e dice che oggi ci sono un mln settecento mila famiglia grazie a quella legge. Pannella poi fa un monologo sul fatto che l’Italia non è più una democrazia e che loro ( i radicali) sono ridotti ad essere clandestini ecc. Poi parla del finanziamento pubblico ai partiti che loro con un referendum hanno fatto cancellare (80% di affluenza e 85% per l’abrograzione); poi quattro mesi dopo ci sono state le elezioni e loro hanno ottenuto il 2% contro il 98 % dei partiti pro finanziamento pubblico. E’ finita che l’erogazione del finanziamento è stata quintuplicata ribattezzandola “rimborso elettorale”. Fazio fa presente che non stanno parlando del libro e Pannella dice che lo annoia parlare di se stesso anche se il libro di cui è co-autore è in pratica una biografia. Fazio chiede come mai tante persone che hanno militato tra i radicali poi sono andati verso altri partiti. Pannella risponde che arrivano nel partito ventenni e poi crescendo non hanno voglia di essere continuamente citati in giudizio, di fare scioperi della fame e raramente essere eletti. Infine Pannella difende il Dalai Lama e il popolo del Tibet sperando che la comunità internazionale si deve interessare di quella questione anche perché il Tibet non chiede l’indipendenza, ma solo l’autonomia.

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