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Che tempo che fa

Il primo ospite è Michael Bublè. Di nonni italiani, ha riottenuto la cittadinanza italiana e conservato quella canadese. “Qualcuno mi accusa di non avere un marchio di fabbrica, insomma di cantare brani degli altri? Non so se sia meglio essere l’unico oppure il migliore – continua Bublé, pescatore per marchio di famiglia e crooner del Duemila per talento - certi pregiudizi sono duri a morire: io non sono un bellimbusto che canta canzoni da ascensore". D'altronde, lo strano ibrido che si concentra nel suo personaggio gli permette di essere estremamente sicuro del suo lato artistico: 34 anni, figlio e nipote di pescatori, cresciuto nel gelo di Vancouver e dell’Oceano Pacifico dove "il primo salmone pescato doveva essere afferrato a turno da tutti i pescatori per essere baciato sulla bocca: in quel momento sentivi l’odore inconfondibile del pesce appena uscito dall’acqua". Ma anche cantante con una lunghissima gavetta alle spalle, scoperto a un matrimonio dal superproduttore David Foster, che ha capito come Bublé non avrebbe sfigurato nei panni di Dean Martin del nuovo millennio. E avrebbe fatto impazzire anche la ragazzine. Gli piace la politica e quando ha chiesto a dei suoi amici italiani come stanno andando le cose gli hanno detto se si poteva cambiare argomento.

Il secondo ospite è Ignazio La Russa. Fazio chiede subito conto delle dichiarazione del Times che accusano l’Italia per ben tre giorni di fila di aver dato dei soldi ad alcuni talebani per non essere attaccati. La Russa precisa che queste accuse sono state già fatte tempo fa agli statunitensi e agli inglesi e ai tempi era stato chiarito l’equivoco. Glieserciti occidentali infatti per essere ben voluti dalla popolazione afgana costruiscono strade, ospedali ecc. Ma nessun esercito ha mai comprato i talebani e infatti il fatto che gli stessi francesi (a cui questa situazione sarebbe andata a discapito), ma anche inglesi e statunitensi conferma questo è la prova che gli italiani non hanno fatto quanto gli si imputa. Il motivo per il quale si era andati in Afghanistan – continua La Russa, era quello di impedire al terrorismo di aver una solida base e quindi anche quello di rendere più difficile la progettazione di attentati nelle capitali occidentali. Per La Russa gran parte di questo lavoro è riuscito e quindi prima o poi arriverà il momento di tornare a casa. Le regola di ingaggio sono invece basilari, ma non è necessarie cambiarle. Noi non siamo in guerra, dice il ministro; sono piuttosto i talebani che si considerano in guerra con noi. Fazio richiama un’intervista di la Russa al Corriere della Sera del 13 ottobre scorso in cui auspicava un clima più disteso e consenso per le riforme. Il ministro conferma e dichiara che in realtà si diceva d’accordo ad un appello del direttore del Corsera stesso. Per La Russa sarebbe utile fare la riforma della legge elettorale in direzione presidenziale partendo magari dalla bozza bicamerale fatta ai tempi della commissione d’Alema. Fazio fa notare che è difficile chiedere un dialogo quando il premier attacca l’opposizione e non solo in ogni modo. La Russa dice che il punto è capire se quello che viene detto da ogni parte corrisponde al vero o meno. Infine La Russa vorrebbe una Rai senza canone (ma finchè c’è lo paga) e confessa di guardare Sky.

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