La prima ospite è Margherita Hack, che pubblica per Rizzoli il suo ultimo libro “Libera scienza in libero stato”. Margherita Hack ha affermato che la “Riforma Ruberti” fu un fatto positivo per la ricerca in Italia. Antonio Ruberti, aversano, fu Ministro senza portafoglio per il coordinamento della Ricerca Scientifica e Tecnologica (1987-1989), poi fino al 1992 è stato Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica; e con vari provvedimenti legislativi ha posto le basi per la realizzazione dell'autonomia universitaria e degli enti di ricerca, per un nuovo ordinamento degli studi universitari (che prevedeva i diplomi universitari e l'insegnamento universitario a distanza), per un nuovo concetto di diritto allo studio. Fu lui a proporre la riforma dell'Università, contro la quale si oppose il movimento della Pantera del '90. Inoltre la Hack dichiara: "La laicità dello Stato è sancita dalla Costituzione; in realtà il Governo è molto più succube del Vaticano della Dc che era più indipendente sia del Pdl che del Pd". Sono le parole dell'astrofisica atea Margherita Hack. La scienziata ha da poco pubblicato un libro dal titolo "Libera scienza in libero stato" che riecheggia il celebre motto del francese De Montalembert, teorico del cattolicesimo liberale, poi ripreso anche da Cavour per affermare che il potere del Papa doveva limitarsi a quello sull'anima. Abbiamo chiesto a Margherita Hack di fare alcuni esempi su come l'ingerenza del Vaticano influisce sulla ricerca scientifica e sulla vita degli italiani. "Basti pensare alla legge 40 sulla fecondazione assistita. Oppure alle leggi sull'embrione umano: si vieta ai genitori affetti da malattie gravi di sapere se l'embrione è sano e se ci saranno effetti negativi sul nascituro. Oppure alle coppie di fatto: cittadini come tutti gli altri che non godono degli stessi diritti. In questo caso viene a mancare un diritto fondamentale, quello di uguaglianza".
Il centrosinistra, pur essendo "una grande forza di modernizzazione del Paese", è "inidoneo a fare le riforme sociali", perché ha al suo interno componenti moderate che gli impediscono di farle. A dirlo è l'ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, durante il suo intervento alla trasmissione "Che tempo che fa" in onda questa sera.Bertinotti ha spiegato che "questo Paese ha fatto cose di sinistra quando la sinistra non era al governo", citando la nazionalizzazione dell'energia elettrica ad opera del governo Fanfani agli inizi degli anni Sessanta o lo statuto dei lavoratori negli anni Settanta. Invitato per presentare il suo ultimo libro "Devi augurarti che la strada sia lunga", Bertinotti ha tenuto a precisare che sta "continuando a fare politica, anche se senza incarichi di direzione" e che gli "manca di più la Camera del lavoro che la Camera dei deputati". Parlando di lavoro, ha spiegato di considerare scandaloso "che i contratti possano essere stipulati da una minoranza dei sindacati e considerati vigenti senza che i lavoratori verngano interpellati" e che la politica italiana "sembra non occuparsi delel questioni decisive della vita di milioni di lavoratori". Bertinotti ha poi detto che la sinistra "è stata sconfitta" e che questo risultato è ancora più negativo perché la sua parte politica "ha smesso di pensare con la sua testa", che "non esiste più una sinistra in Europa" e che "il nostro difetto più grande è stato essere stata una sinistra elitaria". Quanto al futuro, l'ex presidente della Camera ha auspicato che, dopo le elezioni, tutte le forze di opposizione si riuniscano in una grande assemblea nazionale per costruire in prospettiva "una sola grande sinistra italiana".