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Che tempo che fa

Il primo ospite della serata è Giuseppe Scaraffia. Insegna all'Università di Roma La Sapienza dal 1976. Collabora al supplemento letterario del “Sole 24 Ore”, al “Foglio”, a ”Panorama”. E' stato da poco ripubblicato un suo libro "Torri d'avorio". "L'arredamento", diceva Robert de Montesquiou, "è uno stato d'animo". Prima ancora che sulla carta, ogni scrittore proietta la sua creatività sui muri che lo circondano. Non importa se sia povero o ricco: gli oggetti che sceglie per arredare lo spazio in cui lavora sono le tessere di un mosaico con cui esprime la sua idea dell'arte. Dai mobili preziosi dei fratelli Goncourt alle ragnatele di Jarry, si tratta sempre di un alfabeto muto in cui gli scrittori traducono la loro visione del mondo. Per questo le case degli scrittori francesi del XIX secolo sono interessanti per qualsiasi lettore, perché sono delle palestre della creazione. Un tipo di creazione, quello dell'arredamento, con cui ognuno può e deve misurarsi.

Il secondo ospite è Andrea Camilleri che è appena uscito in libreria con il suo ultimo libro "Il nipote del Negus" edito da Sellerio. Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri, "Il nipote del Negus", prende spunto da un fatto realmente accaduto: negli anni Trenta il nipote del Negus, personaggio interessante e originale, venne a studiare nella scuola mineraria di Caltanissetta. Nell'agosto del 1929 il nipote del Negus Ailè Selassiè si iscrive alla Regia Scuola Mineraria di Vigata. La cosa provoca un generale scompiglio: al nipote regale deve essere riservata una accoglienza all'altezza del suo rango; questo è l'argomento dell'esilarante corrispondenza tra ministero degli Esteri, Prefetto, Questore di Montelusa, federale di Vigata, direttore della scuola, ognuno preoccupato, in realtà, di salvare il posto. A far crollare la situazione sopraggiunge una missiva di Mussolini in persona, che sollecita il principe a scrivere una lettera di elogi spropositatati sul fascismo allo zio Ailé, allo scopo di facilitare la risoluzione del contenzioso aperto sui confini della Somalia. Il nipote del Negus temporeggia in vario modo e la vicenda prende la piega della farsa. Camilleri riscopre in questa narrazione la buona vecchia piega di caustica comicità che colorava le sue prime opere, mescolando realtà e fantasia con la maestria a cui sono avvezzi i suoi lettori.

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