Il primo ospite è Curzio Maltese. Presenta il libro “La bolla – La pericolosa fine del sogno berlusconiano”. Questo libro denuncia l’abolizione della complessità cioè la colpa del cattivo funzionamento di una cosa non è di un sistema; ma di improbabili accuse umane. Ad esempio dell’Alitalia la cui colpa della crisi è stata attribuita allo stipendio dei piloti che in realtà prendevano meno dei loro colleghi esteri. La bolla è una membrana che ti protegge della realtà e finge di farti volare in alto. E’ dentro chi ci crede e fuori chi la guarda dall’alto. In questi anni il berlusconismo è stato così perché se ci credi ti sembra ogni soluzione a portata di mano; ma in realtà di soluzioni in questi anni non ce ne sono state. La parola intellettuale è diventata un dispregiativo e significa colui che non si fa i fatti suoi e vede il marcio dove non c’è. In Italia c’è chi paga un livello sproporzionato di tasse e chi è completamente evasore fiscale e perciò l’ultima cosa che si dovrebbe fare sono i condoni. Questo segnala una ingiusta disparità per cui viene punito chi paga le tasse (specie se è pubblico dipendente) e premiato (con i vari condoni) chi è evasore.
Il secondo ospite è Niccolò Ammaniti. Racconta di essere andato a vivere in campagna da pochi mesi; ma non sa se resisteràn altre l’inverno. Presenta il suo ultimo libro “Che la festa cominci”. Si parla di una setta satanica, ma in realtà sono dei braviragazzi che non riescono nei loro intenti. Si ritrovano ad una festa organizzata da un palazzinaro dove partecipano numerosissime persone di ogni tipo. Se nella realtà fosse stato invitato a quella festa Ammaniti non crede che avrebbe accettato di parteciparvi. Per Ammaniti Roma è una città ansiogena che non riesce a prendersi in suoi tempi e che è sempre in corsa. Bisognerebbe buttare sulla città tonnellate di psicofarmaci per far stare tutti più tranquilli. Comunque Ammaniti si lamenta perché Fazio sta raccontando troppa trama.
L’ultimo ospite è Pierluigi Bersani. La priorità che si pone il Pd è la questione del lavoro. “È il problema dell'Italia e voglio che sia il problema numero uno del Pd. Se ci mettiamo dalla parte dei più deboli, di chi lavora e produce riusciremo a fare una società migliore per tutti". Dopo averlo ripetuto per tutta l'estate, tra le feste del PD e gli interventi congressuali, è da qui che parte Bersani, quando Fazio gli chiede di dire una cosa "di sinistra". E ha spiegato: "Ci saranno iniziative dove l'emergenza esiste, nel territorio, e anche nelle sedi politiche e parlamentari. Da questa priorità viene fuori l'idea di partito popolare. Un partito dei riformisti italiani, che guardi in avanti. Il problema di oggi è quello di costruire un partito con un profilo di identità politica che rimarchi antiche culture con nuove culture, e sia un partito nuovo senza per questo non poter pronunciare antiche parole come popolare, laico. Abbiamo già fatto un passo avanti, ora va trasmesso alle nuove generazioni il partito nuovo". L'addio di Rutelli, i temi etici. “Sono dispiaciuto ma non molto preoccupato”. Così Bersani ha commentato le dichiarazioni di Rutelli sulla sua volontà di uscire dal partito. “A differenza di quello che pensa lui – ha continuato - noi stiamo facendo davvero il bambino nuovo. I tre milioni di votanti alle primarie ci hanno chiesto di andare avanti, facendo il partito che abbiamo promesso in questi anni, e lavorerò su questo, con spazio per tutti. Sono troppo sicuro del progetto per essere troppo preoccupato dell'uscita di Rutelli”. Bersani si è dimostrato fiducioso che l'addio di Rutelli non avrà grande seguito: “non credo che questa cosa determini fuoriuscite, anzi ho la sensazione di arrivi nel partito". Non è dunque una questione di mondo cattolico dentro o fuori dal Pd. Le decisioni sono personali e vanno rispettate. “Il mondo cattolico sa benissimo che ho una convinzione molto radicata e profonda. Le coscienze etiche, morali e religiose sono una risorsa enorme e non chiederò mai di annacquare il vino, però chiedo l'autonoma responsabilità della politica". Esistono temi di frontiera dove ogni parlamentare sceglie in base alla sua coscienza. I temi etici sono un chiaro esempio di questo tipo. Ma la gente deve sapere con certezza che "sul testamento biologico, il Pd deve andarci con una premessa: io non accetto che metà degli italiani debba decidere come deve morire l'altra metà e quindi voglia che il partito si faccia promotore di una soluzione umana che consenta di esprimere una volontà da parte di tutti. Non credo si debba andare dal notaio. C'è bisogno di una soluzione umana ma cercando convergenze". Alleanze. Quali potrebbero essere le prossime alleanze per il Pd? “E' un tema che deriva da quello di alternativa, che contiene sicuramente il concetto di opposizione. Fare opposizione e preparare una nuova scelta per gli elettori. Questa impostazione porta a dire che non si può far da sé. Bisogna rivolgersi in modo generoso alle altre forze, a cominciare da quelle presenti in Parlamento. Una nobile gara a dare il contributo maggiore per costruire un'alternativa”. È ovviamente un'operazione non semplice e che "non si fa dalla mattina alla sera. Però, io credo che, a cominciare dalle forze che sono in Parlamento, a cominciare dall'Udc e da Di Pietro, che sono all'opposizione, su temi come quelli della democrazia, che subisce in questo periodo delle deformazioni importanti, sui temi economici e sociali, si può ragionare". Marrazzo e la sua difesa. “Occorre capire se nella vicenda Marrazzo, oltre all'errore grave che il governatore del Lazio ha pagato, ci sia stata una trappola. E che trappola". Cosi Bersani sullo scandalo di natura sessuale che ha colpito il governatore del Lazio. Tutta la vicenda lascia “aperti interrogativi da capire meglio. Occorre capire come oggetti, filmati, eccetera, girino di mano in mano in questo Paese, essendo con tutta evidenza oggetti che possono essere strumenti di pressione o di ricatti, e così girino queste cose senza che nessuno prenda un'iniziativa, andare dalla magistratura per esempio". Le dimissioni di Marrazzo sono state “gesto di responsabilità, un gesto doveroso, perché credo che per chi sceglie la vita pubblica debba comunque esserci un elemento di coerenza, di quadro con i comportamenti privati".