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Tony Maiello

È il momento di Tony Maiello. Vincitore del Festival di Sanremo per la categoria Nuova generazione, si gode il successo del suo brano «Il linguaggio della resa», firmato insieme con Roberto Cardelli, Fabrizio Ferraguzzo e Fio Zanotti, che ne ha curato l’arrangiamento, sbaragliando ogni previsione.

Una vittoria inaspettata? 
«Non ci avrei mai creduto. Per me tutto questo è ancora un sogno, e credo si sia visto anche sul palco. I miei colleghi erano tutti estremamente bravi».

Una bella sfida, quindi? 
«Sì. Le canzoni della categoria Nuova generazione erano tutte veramente belle e la preparazione dei cantanti era a livello dei professionisti».

Tuo padre è salito commosso sul palco non appena hai ricevuto il premio. 
«Eh sì, è stata anche una sua vittoria. In questi anni anche lui ha investito le sue energie e le sue aspettative su di me e con il suo gesto istintivo ha espresso tutta la sua gioia. Tutta la mia famiglia mi è stata vicino e mi ha sostenuto giorno dopo giorno».

E il supporto della produttrice Mara Maionchi? 
«Fondamentale, insieme con quello di suo marito Alberto Salerno e di tutto lo staff che ha creduto in me».

Pensi di aver vinto come «il bello di X-Factor», come in tanti ti hanno definito? 
«No. Grazie a Mara il pubblico sicuramente avrà riscoperto un altro lato di me, quello cantautoriale. Tra i brani del mio ultimo lavoro ci sono, infatti, novità di tipo stilistico che abbandonano il suono giovanilista di ‘‘Ama calma’’».

E a proposito di cantautori, cosa pensi dell’esclusione definitiva di Nino D’Angelo dalla gara?
«Non sta a me esprimere giudizi. Io credo che ognuno possa decidere liberamente cosa gli piaccia e cosa no. Nino D’Angelo è un mostro sacro della canzone italiana e non è certo il Festival a sancirlo».

E allora è un problema di dialetto? 
«No, nel modo più assoluto. Anzi, molto spesso, noi napoletani siamo apprezzati proprio per quello. In tanti invidiano questa nostra capacità linguistica che, ritmicamente, si sposa bene con la musica».

Ed infatti Mara Maionchi crede che i napoletani siano vincenti in ogni caso. 
«Noi facciamo del nostro meglio. Siamo conosciuti per la nostra caparbietà nell’ottenere quello che si vuole e di certo io ne sono l’esempio lampante. Mi sono conquistato giorno dopo giorno questo premio non senza sacrifici».

Allora credi di aver raggiunto la consacrazione con Sanremo? 
«Il Festival è solo un primo tassello, un trampolino di lancio. Spero che dopo aver raggiunto questo traguardo mi sia data la possibilità di esprimermi nuovamente attraverso la musica. Rimango con i piedi per terra. Per il momento penso alla promozione del mio nuovo album, sarò in giro per l’Italia per un bel po’ e spero di tornare presto nella mia città per assaporare, ancora una volta, quel calore che la rende speciale».

E Castellammare di Stabia ricambia. 
«Con Maiello vince la parte più bella della città»: il sindaco Salvatore Vozza commenta così la vittoria del cantante stabiese. Una famiglia unita, quella di Tony. Il fratello minore, Alfonso, 19 anni, fa il parrucchiere insieme al padre Raimondo: il loro negozio si trova al centro, vicino alla fermata della Circumvesuviana, e da ieri brulica di giovani ammiratori. Si brinda di continuo, arrivano auguri, complimenti, suggerimenti, benedizioni. La madre di Tony, Concetta, non ha potuto seguire il figlio a Sanremo perché deve accudire l’ultima di casa, Annarita, la sorellina di Tony, di soli cinque anni. «Tony ? Era un talento fin da bambino», raccontano i suoi amici, «si rivelò a sei anni, quando cominciò a cantare nel coro della parrocchia San Giacomo». Un talento che non è andato sprecato.

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