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Romano Prodi

La lettera della Bonino
"Ho scritto una lettera a Prodi per lasciare a lui la valutazione rispetto al mio permanere al governo. Non sono qui a minacciare alcunché, tanto meno le dimissioni, ma puramente per rimettere nella sue mani il mio incarico". Lo ha detto Emma Bonito, ministro per le Politiche europee e il Commercio con l'estero, nel corso di una conferenza stampa convocata oggi pomeriggio nella sede radicale di Via Torre Argentina, durante la quale ha ribadito le sue critiche alle trattative in corso tra governo e sindacati sulle pensioni.

"Il rischio è che, sulla spinta della sinistra comunista e dei leader sindacali, il nostro Paese, unico nel contesto europeo, operi persino per una riduzione dell'età pensionabile con un aggravamento dei costi complessivi della previdenza" ha affermato Emma Bonino.   

Il ministro per le Politiche comunitarie si richiama al documento programmatico del governo e all'annuncio di una proposta sulla riforma delle pensioni proprio da parte di Prodi per ribadire di aver ritenuto "corretto necessario e urgente non minacciare alcunché, ma semplicemente rimettere nelle mani del presidente Prodi l'incarico perché sia il presidente a decidere se il mio permanere al governo sia opportuno o compatibile con le ragioni stesse del suo compito e mandato o se lo siano le posizioni conservatrici o reazionarie della sinistra comunista e sindacale".

Il ministro ribadisce la propria contrarietà all'ipotesi che si abbassi l'età pensionabile e dunque spiega nel corso di una conferenza stampa come abbia trovato giusto che "ora sia Prodi a decidere se il mio permanere sia opportuno e compatibile con le ragioni spesse del suo compito e del suo mandato o se lo
siano le posizioni conservatrici della sinistra e dei sindacati.  "Chiedo a lui - dice Bonino - e a lui affido il mio permanere" nella compagine di governo, perché siamo di fronte a "un momento cruciale per il paese".

Il discorso dell'esponente radicale parte da un riconoscimento al governo, che "ha il merito di aver messo il risanamento dei conti pubblici al primo posto dell'agenda politica, avendo ereditato l'uscita dai parametri europei, l'innalzamento della spesa pubblica e il rinvio della riforma previdenziale al 2008".

Per Bonino, tuttavia, "lo sforzo, fatto a costo dell'impopolarità nel 2006, era stato quello di rimettere in ordine i conti pubblici. Ma oggi questo sforzo rischia di essere vanificato già nel 2007 in assenza di scelte chiare per la riduzione della spesa pubblica e per la riforma del sistema previdenziale, a favore dei giovani, delle donne, delle famiglie e degli esclusi socialmente".

Secondo il ministro, a motivare la sua decisione di affidare al premier il suo mandato, sono state fra l'altro "le univoche e convergenti prese di posizione europee, delle istituzioni internazionali, della Corte dei Conti e del governatore di Bankitalia Mario Draghi", prese di posizione che "hanno rafforzato la storica posizione dei radicali, che fin dagli anni  '80 si sono battuti contro il debito pubblico incontrollato".

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