Dal 18 marzo su RaiUno torna Raffaella Carrà con uno show dedicato alle adozioni a distanza intitolato Amore.
"È ora di aiutare i meno fortunati", dichiara a Repubblica la conduttrice che ha sette "figli" adottati a distanza in diversi Paesi del mondo, "All'inizio non ne volevo uno mio, quando ci provai la natura disse no". Per questo, dopo il congelamento causa budget del progetto di riproposta di Milleluci, celebre varietà del 1974, la Carrà spiega di volersi occupare "di chi ha avuto meno fortuna".
Il progetto è una specie di salto nel buio, certamente a rischio flop in termini di audience, ma Raffaella non si preoccupa dei pochi ascolti: "la speranza è che questi bambini, crescendo nelle loro famiglie, possano mangiare, studiare, essere curati, diventare cittadini consapevoli". A chi poi l'accusa di buonismo eccessivo risponde: "non voglio sentirmi dire 'brava', affronterò il tema con garbo e misura".
Nel progetto sono coinvolte quindici Onlus specializzate in adozioni a distanza e la
supervisione del Segretariato sociale della RAI. Durante la settimana sarà possibile proporsi come padrini dei bambini da adottare a distanza e le Onlus gestiranno le richieste. Durante la trasmissione saranno poi trasmessi filmati dedicati a storie generiche, realizzati in India, Cambogia, Filippine, Marocco, Congo, Kenya, Brasile, e testimonianze sull'argomento di gente comune e personaggi noti.
Ci sarà anche spazio per il divertimento con personaggi comici come ospiti nonché le performance di ballo e canto della stessa Carrà che, a 60 anni suonati, rassicura che "non sarà mai un programma pietoso, magari tenero, anzi, perfino autoironico, e chi dice che mi prendo troppo sul serio avrà una sorpresa".