Ma dopo l'altalenante nottata domenicale, ieri mattina il Pd si risvegliato più magro - e questo si era capito subito - ma anche più bianco. E questa è la vera novità. Un Pd più bianco perché la quota di voto di sinistra si è ulteriormente abbassata dopo che il Pdl è diventato il primo partito in due regioni rosse, come Umbria e Marche. Più bianco perché dei 22 europarlamentari eletti, soltanto la metà sono ex ds, con un recordman delle preferenze, David Sassoli, fortemente voluto da Dario Franceschini. Più bianco, perché per dirla con Pierluigi Castagnetti «le difficoltà dei partiti socialisti europei hanno chiuso la prospettiva socialdemocratica e hanno intrecciato i nostri destini». Ma anche un Pd più magro, molto più magro: secondo quanto rilevato dall’Istituto Cattaneo di Bologna, il Partito democratico ha perso 2 milioni di voti rispetto alle Europee del 2004 e oltre 4 milioni rispetto alle Politiche del 2008.
E così, da ieri si è ufficiosamente aperta la stagione congressuale, in vista della resa dei conti genericamente fissata per ottobre. Per il momento il gioco delle parti ha proposto un auto-candidato, l’ex ds Pierluigi Bersani, che non ha mai ritirato la sua disponibilità; e un segretario in carica, Dario Franceschini, che ha sempre detto che lui avrebbe traghettato il partito sino al congresso e poi si sarebbe messo da parte. Andranno fino in fondo entrambi, l’uno candidandosi e l’altro ritirandosi? Chi lo conosce bene, assicura che Franceschini, accetterà la nomination soltanto se glielo chiederanno, perché non ha intenzione di lanciarsi in un «corpo a corpo» contro Bersani. Vero? Verosimile? Una cosa è certa.
Due giorni fa, chi attraversava il «piano nobile» di largo Nazareno, ha carpito una battuta scherzosa di Walter Verini, braccio destro di Veltroni: «A me interessa soltanto il risultato della Serracchiani!». Certo, una battuta, ma intanto Veltroni è salito sino in Friuli per fare un comizio assieme a Debora. E la Serracchiani ha dietro di sé anche un drappello di accaniti innovatori, i«piombini» guidati dal prodiano Sandro Gozi e dalla veltroniana Paola Concia e che si sono già dati appuntamento al Lingotto per fine giugno. Dice la Concia: «Con il Pd competente e chiaro incarnato dalla Serracchiani, Berlusconi si può battere».
Bersani aveva spiegato ieri, in un post sul suo blog, le ragioni della sua decisione. Questi i passaggi salienti: "Con i ballottaggi si è chiuso un appuntamento elettorale difficile. Bisogna riconoscere l'impegno e la mobilitazione senza risparmio di centinaia di migliaia di militanti, candidati e dirigenti, segretario in testa. Abbiamo davvero combattuto e non sono mancate le buone prove, sia dove abbiamo vinto sia dove abbiamo perso. Nell'insieme non è stato un risultato buono per noi, ma non tanto cattivo da impedirci di vedere che la destra deve ridimensionare le sue aspettative e che noi possiamo riprendere il cammino".
Il segretario del Pd Dario Franceschini annuncia la sua candidatura alla leadership del partito in vista del congresso del 25 ottobre: «Non posso riconsegnare il partito a quelli che c'erano prima di me, molto prima di me. Non farò accordi di palazzo, nessun patto ma presenterò la mia proposta alla base degli iscritti», dice Franceschini. «Avevo detto - spiega - che il mio lavoro sarebbe finito ad ottobre e pensavo di passare il testimone alle nuove generazioni. In questi giorni, però, ho visto riemergere molti errori con l'emergere di protagonismi e della litigiosità». Per questo, per non tornare al passato, sostiene il leader Pd, «non mi sento di tradire gli impegni che avevo preso e mi candido».