L'ultimo ospite è Nichi Vendola. Nichi Vendola non intende affatto aspettare l’anno prossimo per mettere in agenda la famosa “alternativa”. Anzi. Dagli schermi di RaiTre, il presidente della Regione Puglia ha impietosamente messo in fila i limiti della sua coalizione, a cominciare da quello ai suoi occhi più grave: la totale assenza di un progetto complessivo da contrapporre allo strapotere culturale di Silvio Berlusconi. Ha puntato il dito contro il timore del centrosinistra di cimentarsi con il ritorno alle urne, collocando qui la sua verità: la sinistra, ha accusato Vendola, sarebbe priva di un’idea di società, premessa indispensabile per poter affrontare il problema dei problemi, che non è politico ma giustappunto culturale: che cosa contrapporre alla schiacciante vittoria berlusconiana? Quale modello si può provare a costruire? Il leader pugliese ha articolato i suoi pensieri in modo meno immaginifico del solito, tentando di rendersi più comprensibile alla gente semplice. Ha poi spiegato a chiare lettere che il punto cruciale di una sinistra interessata a cimentarsi nuovamente con l’egemonia dovrebbe essere quello di bandire i leaderismi, in quanto contraddittori rispetto al primato del progetto alternativo, di cui però non ha saputo definire nemmeno i contorni. Una battuta del programma è apparsa a questo proposito esemplare delle difficoltà a dipanare una matassa aggrovigliatissima: se Vendola ha supportato la sua tesi indicando programmi come ‘Beautiful’ o i reality in quanto simboli della sconfitta culturale contro cui occorrerebbe attrezzarsi, Fabio Fazio ha replicato “giustificando” la scelta di Bersani di tenersi alla larga dall’ipotesi di voto anticipato. Proprio perché la battaglia “culturale” richiederebbe tempi dilatati. Di rimando, Vendola ha contestato la tesi sostenendo di voler tenere assieme i due aspetti (quello contingente e quello di lunga lena), ricorrendo ad una delle sue immagini: “Noi dobbiamo riconquistare i volti, non i voti”.