È scontro aperto all’interno di Rifondazione Comunista. La resa dei conti dopo la batosta elettorale che ha catapultato la Sinistra Arcobaleno fuori dal Parlamento, è cominciata già da qualche settimana. Ma in vista del congresso del partito che si terrà a Chianciano dal 24 al 27 luglio si affilano i coltelli.
Due le principali fazioni che si sfidano. La prima è quella capitanata dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che raccoglie l’eredità di Giordano e Bertinotti e che crede ancora nel processo unitario con le altre forze della sinistra. L’altra ha in testa l’ex ministro Paolo Ferrero, convinto invece che l’esperienza della Sinistra Arcobaleno sia morta e sepolta il 14 aprile. E che non vada minimamente resuscitata. Oltre a loro, comunque, a congresso ci saranno anche altre tre mozioni: quella Ferrero-Grassi-Mantovani, quella delle due minoranze organizzate, Falce e martello guidata da Claudio Bellotti e l'Ernesto di Gianluigi Pegolo, Fosco Giannini e Leonardo Masella. Infine quella di Walter De Cesaris e Franco Russo, componenti della ex maggioranza che tentano una mediazione fra i due gruppi principali in lotta.
Nella prima giornata del weekend occupato dal Comitato Politico Nazionale si è discusso soprattutto delle regole che dovranno governare il congresso: anche la semplice decisione se votare subito dopo il dibattito o se dare più tempo ai militanti del partito cambierebbe la posta in gioco. In linea teorica, infatti, la prima procedura favorirebbe Ferrero, che ha disposizione quelle che alcuni nel partito chiamano «truppe cammellate militarizzate». Dare più tempo per il voto, invece, consentirebbe a Vendola e ai suoi di contare anche sugli iscritti che meno partecipano alla vita del partito.