La «forte impressione» è che, nel piano Usa sull'Iraq «l'aspetto fondamentale continui ad essere quello dell’azione militare e del suo rafforzamento e questo aspetto non ci convince». Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema stamani a Doha. Poi continuando a parlare di questioni mediorientali un accenno alla questione palestinese sottolineando la necessità di una accelerata: «bisogna accelerare il raggiungimento di un accordo che consenta la nascita, entro il 2007, di uno Stato palestinese».
A Doha D’Alema è giunto stamani come seconda tappa del suo giro di visite nei Paesi del Golfo e sta incontrando le autorità locali, in serata si trasferirà ad Abu Dhabi, terza tappa del suo viaggio.
D’Alema nella capitale del Qatar ha incontrato l’emiro Hamad Bin Kalifa al Thani e il ministro degli Esteri Hamad Bin Jassim al Thani con i quali ha discusso delle maggiori tematiche mediorientali, con l’Iraq naturalmente in primo piano.
Il titolare della Farnesina, rispondendo ai giornalisti, ha spiegato che una soluzione alla situazione irachena non può passare attraverso l’incremento della pressione militare ma «piuttosto attraverso il rafforzamento delle istituzioni irachene e la costituzione di forze di polizia con un carattere multietnico e multireligioso. Questo tipo di forze dovrebbe e potrebbe essere in grado di prevenire uno scontro a carattere etnico e religioso e – ha detto D’Alema – non si capisce come possa essere impedito dall’azione di un esercito straniero».
Il capo della diplomazia italiana ha insistito sulla necessità di incoraggiare «il dialogo nazionale» e di «mettere l’accento» sugli aspetti politici ed economici.
La convinzione di D’Alema è che un vero ed articolato dialogo nazionale potrebbe «isolare il terrorismo» anche offrendo alla comunità sunnita una «piena integrazione» nella vita pubblica e nelle istituzioni del nuovo Stato.
Nel nuovo piano per l’Iraq prospettato dagli Stati Uniti ci sono «aspetti apprezzabili» come l’intento di disarmare le milizie, ha riconosciuto D’Alema il quale, tuttavia, ha detto di avere la «forte impressione» che «l'aspetto fondamentale continui ad essere quello dell’azione militare e del suo rafforzamento». «E questo aspetto non ci convince», ha detto.