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Massimo D'Alema

Per D'Alema «non si fanno su base sociologica ma politica e programmatica». Quindi «è doveroso realizzarle tra le forze che si oppongono alla destra ma senza snaturare il senso del nostro partito». Certo, «guai se ci si rifugiasse nel settarismo», ma il canale deve restare aperto.

Così sul partito nuovo, l'ex vicepremier rivendica l'indicazione di «una struttura federale», che però non abbia nel territorio «dei fiduciari ma dei leader, che devono quindi avere un peso nella vita politica nazionale».

Quanto al rapporto con la maggioranza berlusconiana per le riforme, D'Alema esprime forti perplessità. «Se guardo al passato - afferma ricordando il suo passato come presidente della Bicamerale - l'esperienza del dialogo sulle riforme è stata molto negativa». Certamente, precisa «ciò che riserva il futuro non è sempre ciò che arriva dal passato». Ma, avverte, «la destra ha una concezione padronale delle istituzioni, quella per cui chi vince ne è padrone. Quell'is tinto c'è ancora, spero che la destra riesca stavolta a dominarlo». « Si può sperare, ma non è facile», conclude. Tentare è doveroso, dunque, anche perché « alcune grandi riforme si possono fare solo con un certo grado di convergenza». Ma con prudenza.

D'Alema durante la mezz'ora di colloquio in diretta con la sua interlocutrice tocca anche altri temi, di attualità. Come la vicenda delle dichiarazioni dei redditi messe online. Una vicenda su cui non si sente molto indignato di fronte alla possibile violazione della privacy. «Sinceramente, si può ragionare sull'opportunità ma non mi sembra una violazione così paurosa», dice.

La Annunziata gli pone una domanda sul tasso di coerenza dei critici della «casta» misurato sul loro reddito, e l'ex ministro risponde con una frecciata verso i giornalisti: «Sapevo già che alcuni di quei moralisti che scrivono sui giornali guadagnano 10 volte quello che guadagniamo noi politici, malgrado che questo non corrisponda minimamente a un valore di mercato, visto - sottolinea - che i giornali in Italia non si vendono. È una casta anche quella, ma molto meglio protetta della nostra».

Ma la sua non è la crociata di Beppe Grillo contro la «casta dei giornalisti». «Grillo non lo seguo, esprimo opinioni fondate su dati di fatto», rivendica D'Alema che comunque rinnova la stoccata quando si tocca il tema dei poteri forti che «utilizzano i mezzi di informazione per tenere la politica sotto scopa».

A D'Alema in tv, risponde da Chianciano nella giornata conclusiva dell'assise dei Mille, Marco Pannella, che a proposito della riflessione sulla necessità del Pd ora di non isolarsi, dice: «Se otto mesi fa fosse stata fatta una riflessione simile, ci saremmo risparmiati la sconfitta». Per Pannellala «sconfitta è figlia della inadeguatezza del Pd». E se D'Alema ha prospettato di «cercare di coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra», il leader dei Radicali va oltre apprezzando invece l'intervento di Cesare Salvi di Sd per aver proposto a Chianciano di costruire «un nuovo centrosinistra».

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