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Kim Rossi Stuart

Interpretato dallo stesso Rossi Stuart con il giovanissimo Alessandro Morace, Barbora Bobulova e Marta Nobili, il film si apre in una qualsiasi mattina in un appartamento a Roma dove Renato, 38 anni, operatore freelance, vive con i due figli, Viola, la maggiore, e Tommi, 11 anni. Il padre ha scelto di trattarli da adulti, distribuendo le quotidiane faccende di casa dalla spesa ai piatti, riuscendo a stabilire una certa armonia dove non mancano momenti di affetto e serenità.


L'origine dei problemi è nell'assenza della madre, Stefania, che più volte ha lasciato la famiglia scomparendo nel nulla. Ma una sera torna improvvisamente a casa facendo saltare i delicati equilibri. Tommi comprende e condivide la resistenza del padre ad accettare il ritorno della donna, ma non può fare a meno di lei, arrivando a mettere in crisi il rapporto paterno.

"Sono due genitori complessi e contraddittori" spiega Kim Rossi Stuart, che ha firmato la sceneggiatura con Linda Ferri, Domenico Starnone e Francesco Giammusso. "Innanzitutto perché non ho voluto raccontare un'infanzia agiata e spensierata, ma una situazione che rendesse problematica questa giovinezza senza però disegnare però figure nettamente buone o cattive".

Il regista ha lavorato in maniera particolare sui ruoli del padre e della madre, fondamentali per il piccolo Tommi. " ;Ho cercato di capire e amare questi genitori cercando di andare in profondità nei loro problemi senza raccontarli in maniera completamente negativa" prosegue Rossi Stuart. "La madre è naturalmente il motore di tutta la storia, perché tutto converge su questa presenza/assenza. Stefania non è una casalinga annoiata o una superficiale ma ha nevrosi più profonde, e quando sprofonda nel baratro non può fare altro che scappare dalla sua vita e dai suoi figli".

Più approfondito il personaggio di Renato, che Rossi Stuart rende con grande ironia e sensibilità, diverso dal padre che ha interpretato in Le chiavi di casa di Gianni Amelio. "Renato è più lineare e decifrabile nella sua debolezza e fragilità, tende di imporre il proprio modello sul figlio che preferisce il calcio al nuoto ma ha anche momenti di solarità. Quella di Tommi non si può definire un'infanzia infelice, semmai dura, a volte solitaria ma", ribadisce il regista, "quello di Renato non è un modello educativo totalmente negativo".

La vera sorpresa del film è il giovanissimo protagonista Alessandro Morace, che è stato in grado di assorbire e trasmettere lo sguardo dell'autore dando carattere e personalità al piccolo Tommi. "Per il mio primo film da regista ho voluto guardare il mondo con gli occhi dell'infanzia, esprimendo la capacità dei piccoli a vedere il mondo dei grandi. Il bambino era quindi il protagonista assoluto e l'ho cercato a lungo prima di trovare quello giusto. Alessandro è stato un incontro raro, di cui avevo un disperato bisogno perché sapevo che a lui avrei affidato la gestione di Tommi, e così è stato".

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