"I fatti smentiscono le rappresentazioni di un'Italia in declino", ribadisce Giorgio Napolitano. L'inquilino del Quirinale, nel secondo messaggio di fine anno, fa robuste iniezioni di fiducia agli italiani, enumera le molte risorse da valorizzare e da incoraggiare. Ma non si esime dall'ammonire che il rischio del declino esiste, eccome. Né si trattiene dal certificare un grave "malessere sociale" e l'inconcludenza di una politica che rinvia da troppi anni scelte non più rinviabili, decisive: a cominciare dalle riforme, che definisce "indispensabili". Napolitano indica aspetti eloquenti dell'Italia che vuole crescere, segni concreti di dinamismo e capacità innovativa, istituzioni vitali, centri di eccellenza. Ci sono, dice, e lo riconoscono anche tanti osservatori stranieri "attenti e non malevoli". E' palese il riferimento alle critiche del New York Times e del Times, e a Peter Mandelson, il mentore di Tony Blair, che ha definito "caricature" quelle critiche. Queste risorse ci sono, "il problema sta nel come valorizzare, incoraggiare" questa Italia positiva. "Con questo problema devono misurarsi la politica (il governo, le istituzioni) e anche le forze sociali e la cultura. Il problema, dunque, è "non abbandonarsi alla sfiducia, ma proporre, decidere operare". I problemi sono tanti e ci sono delle priorità. "Innanzitutto", c'é il costo della vita che pesa troppo sui cittadini più poveri e disagiati, su chi "conta solo su retribuzioni e redditi insufficienti" e tira avanti con "seri sacrifici mai abbastanza riconosciuti".