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Syria

Per diventare la nuova classe dirigente giovane del Pd bisognerebbe avere anche il coraggio di uccidere i padri...
«Non ho alcuna intenzione di uccidere i padri. Essere giovani come categoria fine a se stessa non è certo un vantaggio. Credo che il Pd abbia bisogno di una classe dirigente capace di governare e vorrei che questa fosse una giovane classe dirigente del Pd capace di assumere responsabilità di governo. Ognuno, comunque, è libero di pensare ciò che vuole, ma raccolgo anche il suggerimento di chi invita a riflettere sul fatto che una Serracchiani non fa primavera».

Per rappresentare la svolta c’è bisogno di avere ben chiare le urgenze politiche da mettere in agenda...
«Le ho chiarissime, ma non le dico. Immagino che ne dovremo parlare in modo approfondito. E, comunque, quando avrò terminato la mia riflessione, dirò quello che penso e se mi candiderò. Mi sembra che ci sia ancora del lavoro da fare».

Nel Pd c’è bisogno di svecchiare...
«Non sono di quelli che vogliono buttare via tutto, azzerare tutto. Credo che ci sia la necessità di costruire un nuovo partito con l’aiuto di tutti, c’è bisogno di un patto generazionale in modo da favorire un ricambio della classe dirigente che sia in grado di assumersi responsabilità di governo. Ma questa è una questione di metodo, non di giudizio sulle persone. Su questo punto non siamo tutti d’accordo...».

Secondo lei quale deve essere il metodo formativo della nuova classe dirigente del Pd?
«Ho le mie idee su questo, ma preferisco non dirle. Dalla mia risposta si potrebbero far discendere le mie intenzioni...».

A Torino, per due giorni, voi giovani del Pd discuterete del futuro...
«Parleremo di tutto, anche dello statuto, del regolamento, delle sue criticità. Da queste giornate emergerà un contributo che gireremo alla classe dirigente del partito».

Pensate di essere ascoltati?
«Ne siamo certi...»

E se non dovesse accadere?
«Sono sicura che non sarà così».

QN

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