Guardando indietro, alla stagione di Mani Pulite e al ruolo inevitabilmente controverso che come magistrato ha assunto nella storia contemporanea italiana, c’è qualcosa che rivedrebbe?
Che possano esserci stati degli errori di valutazione, è nell’ordine naturale delle cose umane. È per questo che si prevedono, da che mondo è mondo, tre gradi di giudizio, perché sei occhi vedono meglio di due. In natura, sbaglia soltanto chi lavora. Solo chi non fa niente non fa errori. Per aver fatto un processo, io ne ho dovuto subire 352, di cui 320 come parte lesa e una trentina come soggetto indagato. E ho sempre vinto, considerando la vittoria non come una vittoria ai punti. Quello che non condivido è l’aver criminalizzato l’opera dei magistrati. Se ci sono stati dei magistrati criminali, è perché erano criminali prima che magistrati.
Nella tradizione di pensiero del centrosinistra, il garantisimo ha sempre avuto più diritto di cittadinanza del giustizialismo…
Il garantismo è la cosa più stupida che esista. Solo la garanzia è una cosa seria. Le garanzie processuali sono sacrosante e vanno rispettate. Mentre il garantismo, come tutti gli “ismi”, è una degenerazione culturale. Non si può, in nome del garantismo, non applicare la giustizia. Ogni tanto in carcere ci scappa il suicida. Ma cosa dovrebbe fare il magistrato? Per stare tranquillo, non dovrebbe più arrestare nessuno. Ogni volta che qualcuno si toglie la vita, è una sconfitta per le istituzioni, ma non può ogni volta il magistrato rinunciare a fare il proprio lavoro.
L’affermarsi di un immaginario berlusconiano è stato il frutto di un lavoro lento e meticoloso. Con tanti modelli simbolici che si sono insediati nel paese. Tutto questo noi non lo possiamo ignorare o archiviare sotto il file “sottocultura”. Abbiamo, invece, il compito di costruire un modello meno retorico e più sincero, ma di uguale peso simbolico.
Credo che la costruzione di un modello culturale alternativo abbia bisogno dei suoi tempi. Il modello del berlusconismo è entrato nell’immaginario collettivo anche per l’abuso che Berlusconi ha fatto dei mezzi di comunicazione. Non tutti hanno ancora capito che Berlusconi si è messo in politica per ragioni personali, per sfuggire alla giustizia. Anche il fenomeno del bullismo nelle scuole è figlio di questo modello basato su un’idea di incolumità e spregiudicatezza. Credo che ci vorrà molto tempo per fondare una nuova etica. Questo è il momento della semina. E poi, non lo dovrei dire io, ma una delle ragioni per cui una figura come quella di Vendola colpisce, sta proprio nel fatto che è in grado di incarnare l’idea di un sogno alternativo.
Un sogno che non soltanto demolisce, ma insieme fabbrica, guarda avanti…
All’interno dell’Italia dei Valori ci stiamo molto interrogando sul giorno dopo, sul day after. In effetti sentiamo anche noi questo compito: passare da modelli negativi da abbattere a modelli positivi da costruire. È per questo che abbiamo preso le difese degli operai della Fiom. Se si accetta questa involuzione nelle pratiche dei diritti civili e del lavoro, si finirà con l’accettare che le leggi del mercato si estendano non solo all’economia ma ad ogni sfera della vita sociale, ad ogni forma di coscienza. È un ragionamento che faccio da cristiano, non da comunista.
Nella sua amara lettera di dimissioni da direttore del “Riformista”, Antonio Polito ventilava “l’ultimo giro di valzer” per la carta stampata. Cosa significherebbe, per voi politici, la morte di questa tradizionale forma di dialogo quotidiano?
Io penso che con la tecnologia bisogna necessariamente fare i conti. Più si va avanti e più il sistema dell’informazione globale sarà travolgente e coinvolgente. Quello che non riusciranno a fare i politici e i giornali, riuscirà invece a fare la rete. No, non vedo in modo drammatico la trasformazione dell’informazione dalla carta stampata alla comunicazione “one to one”. Io sono stato tra i primi ad usare la rete, il blog. Detto questo, ogni mattina non posso fare a meno di comprare i miei dieci giornali quotidiani. Se non li leggo tutti dalla prima all’ultima pagina, non sto bene.